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Il “cattivo” e noi
Non è una novità che i “cattivi” nel campo della fiction esercitino un grande fascino. Si è detto che è per via dei nostri tratti evoluzionistici che siamo portati a comprendere quei personaggi, oltre naturalmente a essere contenti quando i “buoni” hanno la meglio. Ma una nuova ricerca di by Rebecca Krause e Derek Rucker della Northwestern University (USA) apparsa su Psychological Science suggerisce che ci sia dell’altro.
Nella vita reale tendiamo a gradire le persone che sono simili a noi in modo positivo - ad esempio quelle coscienziose, o gentili. Ma la ricerca ha notato che tendiamo ad allontanarci da chi è simile a noi ma possiede anche tratti antisociali - persone magari intelligenti, ma anche ad esempio profondamente manipolative. Si pensa che ciò sia dovuto al fatto che ci sentiamo a disagio nel vedere delle somiglianze tra noi e i “cattivi”.
Nella vita reale tendiamo a gradire le persone che sono simili a noi in modo positivo - ad esempio quelle coscienziose, o gentili. Ma la ricerca ha notato che tendiamo ad allontanarci da chi è simile a noi ma possiede anche tratti antisociali - persone magari intelligenti, ma anche ad esempio profondamente manipolative. Si pensa che ciò sia dovuto al fatto che ci sentiamo a disagio nel vedere delle somiglianze tra noi e i “cattivi”.