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Guatemala: le Tradizionali "Posadas" per un Natale in Allegria
"Chi è? Chi Bussa a quest’ora?" "E’ la Vergine Maria con il Bambino in grembo, aprite la porta e fatela riposare". Per i nove giorni che precedono il Natale in Guatemala, come in molti altri Paesi dell’America Latina, la gente inscena piccole rappresentazioni chiamate ‘Las posadas’. "E’ un’espressione popolare di fede, sentita con semplicità e profondo affetto per la Sacra Famiglia" racconta alla MISNA Gian Maria Piu, missionario comboniano che questa tradizione l’ha vista ripetersi ogni anno dei suoi 58 trascorsi in Messico e in America Centrale. "Praticamente in tutti i quartieri le famiglie si organizzano in modo che ogni sera si crei una piccola processione di fedeli che accompagnano due statuette della Madonna e di san Giuseppe, chiamati ‘ i pellegrini’, inscenando il viaggio che da Nazareth condusse i due a Betlemme, dove la storia ci dice che erano diretti per iscriversi al censimento voluto dall’imperatore Cesare Augusto". Attraverso una porta di una casa sbarrata, ogni sera diversa, si svolge il dialogo tra gli accompagnatori dei ‘pellegrini’ e la famiglia all’interno dell’abitazione, che a sua volta recita una sorta di ruolo di ‘locandieri’: "Ormai è notte, non possiamo aprire", dicono. "La scena include anche dei canti – aggiunge padre Gian Maria - per convincere gli abitanti della casa ad aprire la porta e accogliere le effigi dei due Santi. Così, a differenza di quel che accadde più di duemila anni fa, la Madonna e san Giuseppe trovano ogni sera un riparo". E con loro tutti gli accompagnatori, che si uniscono alla famiglia in una festa familiare in cui si servono ‘tamales’, fagottini di farina di mais ripieni di carne, e si beve il ‘ponche’, uno sciroppo alcolico ottenuto bollendo frutta e zucchero. Immancabile la ‘pignatta’ di terracotta che, sospesa al soffitto, i bambini bendati cercano di spaccare con bastoni per farne uscire a pioggia dei dolci. "Il termine ‘La posadas’ sta indicare proprio ‘le tappe’ del viaggio verso Betlemme – continua padre Gian Maria – ed è una tradizione introdotta dai primi missionari. La famiglia che ha accolto i due Santi la notte prima, la sera successiva li porta in corteo a un altro uscio e bussa alla porta ripetendo la scena, fino a che, alla Vigilia di Natale, ‘i pellegrini’ saranno accompagnati finalmente in Chiesa". Lì le due statue vengono collocate sotto l’altare della Chiesa parrocchiale e , nella notte che ricorda la nascita di Cristo, una terza statuetta raffigurante il Bambino viene posta in mezzo a loro. "Ma prima i fedeli gli cantano la ninna nanna" precisa il missionario originario di Mara, in provincia di Sassari. "Due bambine fanno una sorta di amaca con un panno e collocatovi sopra il ‘Bambino’ lo dondolano con le braccia, mentre gli altri cantano. Tutto si svolge con molta naturalezza e allegria: una dimostrazione di amore per la vita. Come altro descrivere ‘Las posadas’ ?". Padre Gian Maria sottolinea che queste ‘rappresentazioni’ sono comuni in ogni quartiere: i fedeli si organizzano autonomamente, chiedendo quale delle famiglie possa ‘ospitare’ i pellegrini e…. i loro accompagnatori. "Il Guatemala sta vivendo un Natale sereno – continua il missionario – migliore dei brutti presagi che avevamo avuto prima delle elezioni del 9 novembre scorso, quando si temeva che i contrasti politici avrebbero insanguinato le strade. Fortunatamente questo non è successo". Il religioso conferma un clima politico sostanzialmente disteso in attesa del ballottaggio tra i due canditati di Grande alleanza nazionale (Gana) e Alvaro Colom di Unità nazionale della speranza (Une), previsto per la prossima domenica, 28 dicembre. "Ci si aspetta una forte affluenza alle urne – conclude padre Gian Maria – e i pronostici danno per favorito Berger, anche se Colom sembra avere il sostegno dell’ex dittatore Efraín Ríos Montt , l’altro candidato escluso al primo turno elettorale, e che starebbe dando indicazioni in questo senso ai suoi elettori ". Naturale e doveroso, dunque, dopo il Natale, un augurio sincero di ‘Felice nuovo anno’ per il Guatemala. (di Barbara Fabiani)


