Sono saliti a 53 i casi di dengue emorragico registrati in Guatemala. Lo ha riferito il ministero della sanità del Paese centroamericano, precisando che finora già tre contagiati dalla variante letale della malattia virale acuta trasmessa dalla zanzara ‘aedes aegipty’ sono deceduti. Le vittime sono tutti bambini, stroncati dalla patologia tra il 15 luglio e la prima settimana di agosto. Le zone più a rischio per contrarre il dengue emorragico sono al momento i dipartimenti di Escuintla e Chiquimula (sud del Paese), oltre alla capitale Città del Guatemala. Sono invece 2.065 dall’inizio dell’anno i pazienti a cui è stato riscontrato il ‘dengue classico’, chiamato anche ‘febbre rompiossa’. L’aumento dei casi di dengue in Guatemala è stato considerevole negli ultimi mesi, nonostante la campagna di prevenzione lanciata dal governo assieme ad un programma di disinfestazione degli acquitrini, habitat naturale della zanzara ‘aedes aegipty’. Alla fine di luglio, le notizie allarmanti provenienti da Guatemala e Honduras hanno messo in stato d’allerta anche le autorità del vicino El Salvador che hanno decretato per un mese l’emergenza nazionale. Va ricordato che il dengue può presentarsi, dal punto di vista sintomatologico e prognostico, in due forme distinte: classica ed emorragica, con o senza stato di shock. La malattia è presente allo stato endemico in gran parte del Sudest Asiatico, in Africa, in America Centrale e Meridionale, in Oceania. Nella forma più grave, le condizioni del paziente possono improvvisamente peggiorare e possono comparire fenomeni emorragici, fino alla perdita di sangue dalle gengive e alle emorragie a carico dell'apparato gastrointestinale.