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Greenpeace: l'Islanda Ridimensiona la Caccia alle Balene
Il governo islandese ha deciso di rivedere il programma nazionale di caccia “scientifica” e di limitare la quota per il 2004 a 25 balenottere minori. Le quote di caccia previste inizialmente, di 500 balene in due anni, incluse balenottere boreali e balenottere comuni, sono state abbandonate, grazie alle forti critiche interne e alla mancanza di un mercato per i prodotti derivati dalle balene. Dal 2003, quando l’Islanda annunciò di voler riprendere la caccia alle balene dopo 14 anni di tregua, e nonostante le numerose proteste a livello globale, 36 balenottere minori sono già state uccise.
“E’ un risultato insperato” ha detto Emanuela Marinelli di Greenpeace. “Il governo ha preso una saggia decisione, di cui beneficerà il popolo islandese in futuro. L’Islanda è un esempio che le altre nazioni baleniere dovrebbero seguire”.
Il mercato della carne di balena è modesto e sempre in diminuzione nelle nazioni che le cacciano, come Islanda, Norvegia e Giappone, dato che le abitudini alimentari locali sono cambiate e considerato l’alto livello di contaminazione dei prodotti derivati. L’Islanda ha ancora ingenti scorte di carne di balena avanzate dall’anno scorso che non riesce a smaltire per l’assenza di mercato.
La crescente opposizione interna è giunta a sorpresa per il Governo islandese. L’ente turistico dell’isola e gli operatori di whale watching hanno sottolineato come la ripresa della caccia alle balene in Islanda danneggi la reputazione del Paese e di conseguenza il turismo, che diminuisce. Il turismo è diventato una delle maggiori fonti di reddito in Islanda negli ultimi anni; l’industria del whale watching attrae circa 72.000 turisti ogni anno e genera oltre 14,6 milioni di dollari all’anno per l’economia islandese.
Greenpeace continuerà a battersi finché il governo dell’Islanda non porrà fine completamente a questa industria che appartiene oramai al passato. La nave di Greenpeace “Esperanza” visiterà nuovamente l’Islanda a fine giugno e una delegazione dell’organizzazione sarà presente alla riunione annuale della Commissione Baleniera Internazionale (IWC) che quest’anno si terrà in Italia, a Sorrento, dal 19 al 22 luglio, per assicurarsi che la moratoria sulla caccia venga rispettata.
Lo scorso autunno Greenpeace ha lanciato un appello al governo islandese per mostrare l’evidente vantaggio economico e ambientale che deriva dallo scegliere il turismo sostenibile al posto della caccia alle balene (http://www.greenpeace.it/whales/agisci.htm). Sottoscrivendo l’appello, persone da tutto il mondo hanno promesso di visitare l’Islanda non appena la caccia alle balene verrà interrotta. Attualmente, sono oltre 50.000 le sottoscrizioni all’appello, che tradotte rappresentano 58,3 milioni di dollari di valore turistico contro i 4 milioni di dollari generati dalla caccia alle balene al suo apice.
“E’ un risultato insperato” ha detto Emanuela Marinelli di Greenpeace. “Il governo ha preso una saggia decisione, di cui beneficerà il popolo islandese in futuro. L’Islanda è un esempio che le altre nazioni baleniere dovrebbero seguire”.
Il mercato della carne di balena è modesto e sempre in diminuzione nelle nazioni che le cacciano, come Islanda, Norvegia e Giappone, dato che le abitudini alimentari locali sono cambiate e considerato l’alto livello di contaminazione dei prodotti derivati. L’Islanda ha ancora ingenti scorte di carne di balena avanzate dall’anno scorso che non riesce a smaltire per l’assenza di mercato.
La crescente opposizione interna è giunta a sorpresa per il Governo islandese. L’ente turistico dell’isola e gli operatori di whale watching hanno sottolineato come la ripresa della caccia alle balene in Islanda danneggi la reputazione del Paese e di conseguenza il turismo, che diminuisce. Il turismo è diventato una delle maggiori fonti di reddito in Islanda negli ultimi anni; l’industria del whale watching attrae circa 72.000 turisti ogni anno e genera oltre 14,6 milioni di dollari all’anno per l’economia islandese.
Greenpeace continuerà a battersi finché il governo dell’Islanda non porrà fine completamente a questa industria che appartiene oramai al passato. La nave di Greenpeace “Esperanza” visiterà nuovamente l’Islanda a fine giugno e una delegazione dell’organizzazione sarà presente alla riunione annuale della Commissione Baleniera Internazionale (IWC) che quest’anno si terrà in Italia, a Sorrento, dal 19 al 22 luglio, per assicurarsi che la moratoria sulla caccia venga rispettata.
Lo scorso autunno Greenpeace ha lanciato un appello al governo islandese per mostrare l’evidente vantaggio economico e ambientale che deriva dallo scegliere il turismo sostenibile al posto della caccia alle balene (http://www.greenpeace.it/whales/agisci.htm). Sottoscrivendo l’appello, persone da tutto il mondo hanno promesso di visitare l’Islanda non appena la caccia alle balene verrà interrotta. Attualmente, sono oltre 50.000 le sottoscrizioni all’appello, che tradotte rappresentano 58,3 milioni di dollari di valore turistico contro i 4 milioni di dollari generati dalla caccia alle balene al suo apice.