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Greenpeace: Continua la Lotta Contro gli Ogm
Grennpeace torna con due azioni a porre la questione organismi geneticamente modificati (ogm). Dopo aver bloccato con la nave “Esperanza” al largo di Chioggia una nave coreana con a bordo 40.000 tonnellate di soia Ogm dall’Argentina, nuova azione dimostrativa questa mattina a Ravenna dove una settantina di attivisti di Greenpeace provenienti da varie parti d’Europa hanno occupato due dei principali impianti dove viene scaricata soia. Gli attivisti stanno bloccando tutti i cancelli degli stabilimenti, altri si sono arrampicati sulle gru bloccandole, altri hanno appeso sui silos uno striscione di 20 metri con scritto “No al cibo Ogm”. Greenpeace vuole che il porto di Ravenna diventi Ogm free e che cessi l’importazione di soia Ogm in Italia. Ravenna è il principale punto d’ingresso degli Ogm in Italia. Dei 4.2 milioni di tonnellate di soia che l’Italia importa ogni anno per la mangimistica animale e per l’industria alimentare, quasi la metà arriva a Ravenna. “La soia ogm viene coltivata per i profitti di poche multinazionali come Bunge, Cargill e Dreyfus. Queste aziende insieme ad altre minori controllano il mercato e potrebbero nel giro di un anno garantire la fornitura Non Ogm per ogni importazione a Ravenna e per tutta Italia se solo lo decidessero. Quindi perché continuano a importare soia ogm? ..." commenta Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace.
Circa 500 piante di mais Ogm e più di 2.000 piante di colza transgenica per ettaro saranno autorizzate, in base ad una proposta di direttiva della Commissione Europea che stabilisce “delle soglie minime per la presenza accidentale o tecnicamente inevitabile dei semi geneticamente modificati in altri prodotti”. Questa direttiva che dovrebbe essere adottata dal collegio dei Commissari a fine maggio, potrebbe autorizzare dallo 0,3 allo 0,7% di Ogm nelle sementi convenzionali o bio senza neanche che gli agricoltori stessi ne siano informati. Solo una maggioranza qualificata (due terzi) degli Stati potrebbe impedire l’adozione della direttiva. La coalizione “Save our seeds” composta da 300 associazioni ha consegnato al commissario UE Margot Wallstroem una petizione con la richiesta di applicare le norme più rigide possibili all’etichettatura degli OGM. Alcuni esponenti della coalizione hanno criticato il progetto dicendo che segnerà la fine del modello agricolo europeo basato sulla produzione di prodotti alta qualità ed hanno accusato la UE di essere il cavallo di Troia dell’industria OGM. Secondo il portavoce di Wallstroem la proposta non é la versione finale del progetto. I promotori delle campagne anti-OGM accusano Bruxelles di voler fare pagare agli agricoltori convenzionali o bio il prezzo di proteggere le loro coltivazioni da quella che secondo loro sarà l’inevitabile contaminazione di OGM provenienti dai campi transgenici. E di pochi giorni fa la ricerca condotta dal Consorzio interuniversitario nazionale per le scienze ambientali (Cinsa) e patrocinata da Coop Italia che accerta che coesistenza tra colture geneticamente modificate e ogm-free, in Italia, sarebbe "altamente problematica". Il rischio principale, in futuro, è quello di un esteso inquinameto genetico per cui sarà difficile (e molto costoso) stabilire se un prodotto sia davvero ogm-free.
Prosegue la campagna "Wto hands off our food!" promossa da numerose organizzazioni per contrastare la decisione Usa di fare causa all'UE in materia di OGM, in sede Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Oltre 400 organizzazioni e 70.000 cittadini hanno già aderito alla campagna che si chiuderà il prossimo 21 maggio. Gli Usa hanno infatti deciso di proseguire la loro disputa commerciale, sostenendo che la moratoria di fatto dell'UE e la legislazione di alcuni paesi europei ha provocato loro danni commerciali, e chiedendo oltre 1,8 miliardi di dollari di multa alla stessa UE. Una eventuale decisione del tribunale del Wto di condannare l'UE avrebbe delle ripercussioni enormi. In primo l'Europa potrebbe essere costretta ad accettare cibo geneticamente modificato, malgrado oltre il 70% dei suoi cittadini sia contro i prodotti OGM. La conseguenza forse più grave sarebbe però probabilmente il fatto che questa sentenza costituirebbe un precedente che limiterebbe pesantemente la possibilità di tutti i paesi del pianeta di rifiutare questi prodotti, e di promulgare leggi a tutela dell'ambiente o della salute pubblica che ne limitassero la diffusione ed il commercio. Secondo i promotori della campagna, prima ancora dell'esito di questa disputa, è inammissibile che una organizzazione che dovrebbe occuparsi di commercio si ritrova addirittura il potere di decidere cosa dovremo avere nel piatto nei prossimi anni.[
Circa 500 piante di mais Ogm e più di 2.000 piante di colza transgenica per ettaro saranno autorizzate, in base ad una proposta di direttiva della Commissione Europea che stabilisce “delle soglie minime per la presenza accidentale o tecnicamente inevitabile dei semi geneticamente modificati in altri prodotti”. Questa direttiva che dovrebbe essere adottata dal collegio dei Commissari a fine maggio, potrebbe autorizzare dallo 0,3 allo 0,7% di Ogm nelle sementi convenzionali o bio senza neanche che gli agricoltori stessi ne siano informati. Solo una maggioranza qualificata (due terzi) degli Stati potrebbe impedire l’adozione della direttiva. La coalizione “Save our seeds” composta da 300 associazioni ha consegnato al commissario UE Margot Wallstroem una petizione con la richiesta di applicare le norme più rigide possibili all’etichettatura degli OGM. Alcuni esponenti della coalizione hanno criticato il progetto dicendo che segnerà la fine del modello agricolo europeo basato sulla produzione di prodotti alta qualità ed hanno accusato la UE di essere il cavallo di Troia dell’industria OGM. Secondo il portavoce di Wallstroem la proposta non é la versione finale del progetto. I promotori delle campagne anti-OGM accusano Bruxelles di voler fare pagare agli agricoltori convenzionali o bio il prezzo di proteggere le loro coltivazioni da quella che secondo loro sarà l’inevitabile contaminazione di OGM provenienti dai campi transgenici. E di pochi giorni fa la ricerca condotta dal Consorzio interuniversitario nazionale per le scienze ambientali (Cinsa) e patrocinata da Coop Italia che accerta che coesistenza tra colture geneticamente modificate e ogm-free, in Italia, sarebbe "altamente problematica". Il rischio principale, in futuro, è quello di un esteso inquinameto genetico per cui sarà difficile (e molto costoso) stabilire se un prodotto sia davvero ogm-free.
Prosegue la campagna "Wto hands off our food!" promossa da numerose organizzazioni per contrastare la decisione Usa di fare causa all'UE in materia di OGM, in sede Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Oltre 400 organizzazioni e 70.000 cittadini hanno già aderito alla campagna che si chiuderà il prossimo 21 maggio. Gli Usa hanno infatti deciso di proseguire la loro disputa commerciale, sostenendo che la moratoria di fatto dell'UE e la legislazione di alcuni paesi europei ha provocato loro danni commerciali, e chiedendo oltre 1,8 miliardi di dollari di multa alla stessa UE. Una eventuale decisione del tribunale del Wto di condannare l'UE avrebbe delle ripercussioni enormi. In primo l'Europa potrebbe essere costretta ad accettare cibo geneticamente modificato, malgrado oltre il 70% dei suoi cittadini sia contro i prodotti OGM. La conseguenza forse più grave sarebbe però probabilmente il fatto che questa sentenza costituirebbe un precedente che limiterebbe pesantemente la possibilità di tutti i paesi del pianeta di rifiutare questi prodotti, e di promulgare leggi a tutela dell'ambiente o della salute pubblica che ne limitassero la diffusione ed il commercio. Secondo i promotori della campagna, prima ancora dell'esito di questa disputa, è inammissibile che una organizzazione che dovrebbe occuparsi di commercio si ritrova addirittura il potere di decidere cosa dovremo avere nel piatto nei prossimi anni.[