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Gatti e Clonazione
La “mania” del gatto clonato è stata lanciata una manciata di mesi fa da una azienda americana specializzata in clonazione animale, la Genetic Savings & Clone, che sembra uscita direttamente da una delle tante distopie descritte da Philip Dick. Il primo gatto clonato, una femmina, assurto agli onori delle cronache, chiamato “Carbon Copy” o anche CC, nacque in Texas il 22 dicembre del 2001, ad opera di ricercatori della Texas A & M University come parte di un progetto di ricerca chiamato “Operation CopyCat”, finanziato proprio dalla Genetic Savings & Clone.
Doveva essere la gatta “fotocopia” della madre e invece non sembra nemmeno sua figlia, diversa oltre che nel colore del pelo anche in molti aspetti comportamentali. CC vive oggi con uno dei suoi “creatori”, che ovviamente la considerano una loro proprietà. A guardarli, i due mici “artificiali” che costituiscono la “nuova produzione” della GS&C, sembrano due semplici cuccioli che vogliono giocare e divertirsi; invece, Baba Ganoush e Tabouli, sono molto diversi dai loro simili. La loro particolarità si trova nel DNA: sono, infatti, i primi due felini al mondo ad essere stati clonati con la tecnica innovativa di trasferimento della cromatina.
La nuova tecnica, consiste nella rimozione di gran parte delle proteine che regolano i cromosomi della cellula che deve essere riprodotta. La cellula viene cioè “riprogrammata” ad uno stato embrionico per popi essere poi fusa artificialmente con una cellula uovo di un donatore, nel caso specifico proveniente da Tahini, una gatta bengalese di 1 anno. Le uova vengono prima alterate attraverso il procedimento chiamato “denucleazione”, poi si procede alla fusione elettro-chimica dell'uovo denucleato con la cellula riprogrammata del donatore, mediante un processo chiamato “attivazione” che spinge l'uovo a svilupparsi. Infine le uova vengono sono state impiantate nell'utero delle due madri "surrogate" che hanno partorito i cloni. Il tutto si può ottenere pagando la "modica" cifra di cinquantamila dollari.
L'azienda statunitense, si è mostrata entusiasta delle sue nuove “creature”, soprattutto in vista di un notevole incremento di introiti, sbattendosene altamente della questione etica. A tal punto che non ha neanche sottoposto lo studio al regolare processo di “peer review”, proprio perché l'interesse dell’esperimento è totalmente di natura economica. “Il nostro scopo è quello di creare animali il più possibile somiglianti a quelli amati dai padroni”, hanno dichiarato i leader della Genetic Savings & Clone.
L'obiettivo della ditta sarebbe quello di fare felici milioni di persone che si trovano ad avere accanto un animale uguale a quello al quale hanno tanto voluto bene (anche se gli stessi scienziati sanno bene che non sarà mai uguale in tutto e per tutto al suo “progenitore”, dato che la sola genetica non basta a definire la peculiarità di un qualsiasi individuo, che risponde ad un processo, la crescita, a cominciare dalla formazione in utero, di fitto interscambio con l'esterno). I due poveri micini, nati il giugno scorso, sono stati trasformati in fenomeni da baraccone facendo la loro prima apparizione pubblica al New York Cat Show svoltosi il 9 e 10 ottobre al Madison Square Garden.
La notizia ha provocato l'ira degli animalisti secondo cui ci sono già nel mondo così tanti animali domestici abbandonati che non c'è nessun reale bisogno di creare gatti clonati. Si tratta dunque di una aberrazione neo-liberista volta a speculare ignobilmente sui sentimenti di amore verso gli animali domestici. Molti altri critici hanno ribadito che si è trattato di un vero e proprio azzardo, perché, quasi sempre, sono fenomeni non genetici, come ad esempio le condizioni dell'utero della madre, a determinare caratteristiche fondamentali come il colore del pelo. Oltretutto, mostrandosi fortemente scettici sulla sicurezza, sul lungo termine, di tale tecnica, e in generale di ogni clonazione.
È bene sottolineare che la clonazione, ovvero una forma di “riproduzione asessuata”, è un processo già esistente in natura: un batterio può suddividersi ripetutamente producendo - a parte le mutazioni casuali - un gran numero di batteri uguali a sé stesso, ossia cloni del primo. Una stella marina fatta a pezzi e immersa in acqua, genererà nuove stelle marine complete a partire da ogni frammento. Gli organismi animali più complessi, invece, fino agli umani, si riproducono per via sessuale: le femmine producono gli ovuli che verranno fecondati dagli spermatozoi maschili. Ognuna di queste cellule contiene metà del corredo cromosomico necessario per generare la nuova vita. L'ovulo fecondato inizierà poi a riprodursi innumerevoli volte per produrre un nuovo organismo, che avrà le caratteristiche ereditate da entrambi i genitori.
La riproduzione asessuata artificiale di organismi animali, senza parlare dell'uomo, costituisce dunque una regressione, un impoverimento genetico, una forzatura contro-natura, che sia dal punto di vista sia etico che scientifico non è giustificabile, neanche con la scusa della ricerca, poiché, di fatto, porterà, sta già portando, ad una alterazione genetica della Bios nel suo complesso, che, è la scienza a dirlo, agisce in base ad un “disegno” e ad una “coscienza”, e non è mossa solo dal caso (caos). E dunque la pretesa dell'Uomo di porsi al di sopra delle leggi della natura è una aberrazione del pensiero illuminista, del positivismo, del “razionalismo strumentale”, della tecnocrazia e del pensiero eugenetico, che ha già prodotto orrori come l'olocausto.
“Dobbiamo prendere atto che la clonazione è ormai uscita ufficialmente dal regno hollywoodiano di Jurassic Park per materializzarsi, con tutte le sue inquietanti problematiche, nel mondo reale”, ha dichiarato il bioetico Arthur Caplan della University of Pennsylvania. Pam DelaBar, organizzatore del “cloned cats show”, ha dichiarato irresponsabilmente: “Non c'è ragione di credere che non possa funzionare anche per gli umani”. Ricordiamo anche che la prestigiosissima Food and Drug Aministartion (FDA), l'agenzia governativa americana che controlla il mercato alimentare e farmaceutico (e a sua volta è controllata da lobby e massonerie), verso la fine del 2003 ha reso nota la volontà di autorizzare il commercio di latte e carni provenienti da animali clonati dichiarando irresponsabilmente che “non pongono alcun rischio per la salute”, suscitando la preoccupazione delle associazioni dei consumatori USA che hanno chiesto ulteriori indagini e approfondimenti.
L'opinione della FDA - contenuta in un breve sommario di 11 pagine - è basata sul rapporto presentato dall'altrettanto prestigioso Consiglio Nazionale delle Ricerche USA (altro ente pseudo-democratico) che ha concluso che i cibi provenienti da animali-fotocopia sono sicuri per la salute. La FDA ha assicurato che lavorerà per rispondere a due quesiti fondamentali: verificare cioè che gli animali clonati siano sani e che i loro prodotti contengano valori nutrizionali identici a quelli presenti negli alimenti “originali”. Sulla base dei risultati preliminari, Stephen Sundlof, direttore del Dipartimento di Veterinaria dell'Agenzia, ha sostenuto tranquillamente che: «ci sembrano essere pochissime, ammesso che ne ce ne siano, preoccupazioni per la sicurezza di questi prodotti». E, ha aggiunto “se il consumo sarà autorizzato, il ruolo della FDA sarebbe minimo, come per il cibo tradizionale”.
Il che significherebbe niente etichette speciali ad indicare ai consumatori che stanno per mettere sotto i denti cibo clonato, come già avviene in America per molti cibi GM (geneticamente modificati). Per l'immissione nel mercato di questi prodotti a basso costo, si stanno già sperimentando clonazioni a catena (seriali). L'ondata di follia sembra avere contagiato anche il papà di Dolly, la prima pecora clonata poi morta per invecchiamento precoce, il professor Ian Wilmut, che è tornato alla ribalta per aver chiesto l’autorizzazione a clonare embrioni umani da cui ricavare cellule staminali per la ricerca su una gravissima patologia neuromotoria. Ricordiamo che la nascita di Dolly fu preceduta da 236 fallimenti,ovvero aborti, anomalie, mostruosità, morti premature.Per ogni clonazione riuscita, senza considerarne i difetti genetici, vi sono sempre numerosi fallimenti, ovvero potenziali vite stroncate.
Wilmut, sovvenzionato dal Roslin Institute di Edinburgo, che all'indomani della scomparsa di Dolly aveva dichiarato che la clonazione umana è una follia poiché tutti gli esperimenti di clonazione mostrano difetti genetici, spera di scoprire qualche rimedio per la sindrome paralizzante denominata SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) - o morbo di Lou Gehrig. «L'autorizzazione alla clonazione terapeutica aumenterebbe di molto le nostre possibilità di studio», ha dichiarato Wilmut durante una conferenza stampa.
Se l'HFEA (Human Fertilisation and Embryology Authority), la principale autorità britannica in materia di controllo delle pratiche di clonazione, che nell'agosto scorso ha già autorizzato la clonazione di embrioni umani a scopo di ricerca per nuove cure contro il diabete e patologie degenerative come l'Alzheimer e il Parkinson, darà il via libera a Wilmut, si tratterà di un momento drammaticamente topico per l'affermazione di una tecnologia, ancora del tutto insicura, eticamente ed epistemologicamente rivoluzionaria, perché consegna in definitiva, il primato morale di una umanità allo sbando, non alla scienza, ma alla logica anti-scientifica, anti-evoluzionista, anti-democratica e anti-umana del profitto individuale e oligarchico, mascherato da liberismo.
Al punto in cui siamo, non si può neanche più parlare di “questione etica”, del tutto superata dal momento in cui dei governi pseudo-democratici come quello inglese e americano autorizzano clonazioni animali e umane, fregandosene altamente dei gravi rischi a cui, è la stessa scienza a dirlo, andiamo incontro, per perseguire fini puramente materialistici, economici e industriali, che si disinteressano completamente delle possibili conseguenze su scala planetaria inter-polanetaria. C'è chiaramente in atto una “volontà di potenza”, che fà capo a precisi piani para-governativi transnazionali, di tipo criminale a cui non ci si può opporre con gli strumenti del dissenso democratico, perché, evidentemente, non esiste alcuna democrazia e alcun liberismo, ma solo una “dittatura del profitto”, imposta con il “warfare”, cioè con la guerra, e una “follia normalizzata”, imposta con il “welfare”, lo “Stato del benessere”. Se la follia al potere si è impadronita del mondo, ora tocca al mondo rovesciarla, con ogni mezzo necessario.
Doveva essere la gatta “fotocopia” della madre e invece non sembra nemmeno sua figlia, diversa oltre che nel colore del pelo anche in molti aspetti comportamentali. CC vive oggi con uno dei suoi “creatori”, che ovviamente la considerano una loro proprietà. A guardarli, i due mici “artificiali” che costituiscono la “nuova produzione” della GS&C, sembrano due semplici cuccioli che vogliono giocare e divertirsi; invece, Baba Ganoush e Tabouli, sono molto diversi dai loro simili. La loro particolarità si trova nel DNA: sono, infatti, i primi due felini al mondo ad essere stati clonati con la tecnica innovativa di trasferimento della cromatina.
La nuova tecnica, consiste nella rimozione di gran parte delle proteine che regolano i cromosomi della cellula che deve essere riprodotta. La cellula viene cioè “riprogrammata” ad uno stato embrionico per popi essere poi fusa artificialmente con una cellula uovo di un donatore, nel caso specifico proveniente da Tahini, una gatta bengalese di 1 anno. Le uova vengono prima alterate attraverso il procedimento chiamato “denucleazione”, poi si procede alla fusione elettro-chimica dell'uovo denucleato con la cellula riprogrammata del donatore, mediante un processo chiamato “attivazione” che spinge l'uovo a svilupparsi. Infine le uova vengono sono state impiantate nell'utero delle due madri "surrogate" che hanno partorito i cloni. Il tutto si può ottenere pagando la "modica" cifra di cinquantamila dollari.
L'azienda statunitense, si è mostrata entusiasta delle sue nuove “creature”, soprattutto in vista di un notevole incremento di introiti, sbattendosene altamente della questione etica. A tal punto che non ha neanche sottoposto lo studio al regolare processo di “peer review”, proprio perché l'interesse dell’esperimento è totalmente di natura economica. “Il nostro scopo è quello di creare animali il più possibile somiglianti a quelli amati dai padroni”, hanno dichiarato i leader della Genetic Savings & Clone.
L'obiettivo della ditta sarebbe quello di fare felici milioni di persone che si trovano ad avere accanto un animale uguale a quello al quale hanno tanto voluto bene (anche se gli stessi scienziati sanno bene che non sarà mai uguale in tutto e per tutto al suo “progenitore”, dato che la sola genetica non basta a definire la peculiarità di un qualsiasi individuo, che risponde ad un processo, la crescita, a cominciare dalla formazione in utero, di fitto interscambio con l'esterno). I due poveri micini, nati il giugno scorso, sono stati trasformati in fenomeni da baraccone facendo la loro prima apparizione pubblica al New York Cat Show svoltosi il 9 e 10 ottobre al Madison Square Garden.
La notizia ha provocato l'ira degli animalisti secondo cui ci sono già nel mondo così tanti animali domestici abbandonati che non c'è nessun reale bisogno di creare gatti clonati. Si tratta dunque di una aberrazione neo-liberista volta a speculare ignobilmente sui sentimenti di amore verso gli animali domestici. Molti altri critici hanno ribadito che si è trattato di un vero e proprio azzardo, perché, quasi sempre, sono fenomeni non genetici, come ad esempio le condizioni dell'utero della madre, a determinare caratteristiche fondamentali come il colore del pelo. Oltretutto, mostrandosi fortemente scettici sulla sicurezza, sul lungo termine, di tale tecnica, e in generale di ogni clonazione.
È bene sottolineare che la clonazione, ovvero una forma di “riproduzione asessuata”, è un processo già esistente in natura: un batterio può suddividersi ripetutamente producendo - a parte le mutazioni casuali - un gran numero di batteri uguali a sé stesso, ossia cloni del primo. Una stella marina fatta a pezzi e immersa in acqua, genererà nuove stelle marine complete a partire da ogni frammento. Gli organismi animali più complessi, invece, fino agli umani, si riproducono per via sessuale: le femmine producono gli ovuli che verranno fecondati dagli spermatozoi maschili. Ognuna di queste cellule contiene metà del corredo cromosomico necessario per generare la nuova vita. L'ovulo fecondato inizierà poi a riprodursi innumerevoli volte per produrre un nuovo organismo, che avrà le caratteristiche ereditate da entrambi i genitori.
La riproduzione asessuata artificiale di organismi animali, senza parlare dell'uomo, costituisce dunque una regressione, un impoverimento genetico, una forzatura contro-natura, che sia dal punto di vista sia etico che scientifico non è giustificabile, neanche con la scusa della ricerca, poiché, di fatto, porterà, sta già portando, ad una alterazione genetica della Bios nel suo complesso, che, è la scienza a dirlo, agisce in base ad un “disegno” e ad una “coscienza”, e non è mossa solo dal caso (caos). E dunque la pretesa dell'Uomo di porsi al di sopra delle leggi della natura è una aberrazione del pensiero illuminista, del positivismo, del “razionalismo strumentale”, della tecnocrazia e del pensiero eugenetico, che ha già prodotto orrori come l'olocausto.
“Dobbiamo prendere atto che la clonazione è ormai uscita ufficialmente dal regno hollywoodiano di Jurassic Park per materializzarsi, con tutte le sue inquietanti problematiche, nel mondo reale”, ha dichiarato il bioetico Arthur Caplan della University of Pennsylvania. Pam DelaBar, organizzatore del “cloned cats show”, ha dichiarato irresponsabilmente: “Non c'è ragione di credere che non possa funzionare anche per gli umani”. Ricordiamo anche che la prestigiosissima Food and Drug Aministartion (FDA), l'agenzia governativa americana che controlla il mercato alimentare e farmaceutico (e a sua volta è controllata da lobby e massonerie), verso la fine del 2003 ha reso nota la volontà di autorizzare il commercio di latte e carni provenienti da animali clonati dichiarando irresponsabilmente che “non pongono alcun rischio per la salute”, suscitando la preoccupazione delle associazioni dei consumatori USA che hanno chiesto ulteriori indagini e approfondimenti.
L'opinione della FDA - contenuta in un breve sommario di 11 pagine - è basata sul rapporto presentato dall'altrettanto prestigioso Consiglio Nazionale delle Ricerche USA (altro ente pseudo-democratico) che ha concluso che i cibi provenienti da animali-fotocopia sono sicuri per la salute. La FDA ha assicurato che lavorerà per rispondere a due quesiti fondamentali: verificare cioè che gli animali clonati siano sani e che i loro prodotti contengano valori nutrizionali identici a quelli presenti negli alimenti “originali”. Sulla base dei risultati preliminari, Stephen Sundlof, direttore del Dipartimento di Veterinaria dell'Agenzia, ha sostenuto tranquillamente che: «ci sembrano essere pochissime, ammesso che ne ce ne siano, preoccupazioni per la sicurezza di questi prodotti». E, ha aggiunto “se il consumo sarà autorizzato, il ruolo della FDA sarebbe minimo, come per il cibo tradizionale”.
Il che significherebbe niente etichette speciali ad indicare ai consumatori che stanno per mettere sotto i denti cibo clonato, come già avviene in America per molti cibi GM (geneticamente modificati). Per l'immissione nel mercato di questi prodotti a basso costo, si stanno già sperimentando clonazioni a catena (seriali). L'ondata di follia sembra avere contagiato anche il papà di Dolly, la prima pecora clonata poi morta per invecchiamento precoce, il professor Ian Wilmut, che è tornato alla ribalta per aver chiesto l’autorizzazione a clonare embrioni umani da cui ricavare cellule staminali per la ricerca su una gravissima patologia neuromotoria. Ricordiamo che la nascita di Dolly fu preceduta da 236 fallimenti,ovvero aborti, anomalie, mostruosità, morti premature.Per ogni clonazione riuscita, senza considerarne i difetti genetici, vi sono sempre numerosi fallimenti, ovvero potenziali vite stroncate.
Wilmut, sovvenzionato dal Roslin Institute di Edinburgo, che all'indomani della scomparsa di Dolly aveva dichiarato che la clonazione umana è una follia poiché tutti gli esperimenti di clonazione mostrano difetti genetici, spera di scoprire qualche rimedio per la sindrome paralizzante denominata SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) - o morbo di Lou Gehrig. «L'autorizzazione alla clonazione terapeutica aumenterebbe di molto le nostre possibilità di studio», ha dichiarato Wilmut durante una conferenza stampa.
Se l'HFEA (Human Fertilisation and Embryology Authority), la principale autorità britannica in materia di controllo delle pratiche di clonazione, che nell'agosto scorso ha già autorizzato la clonazione di embrioni umani a scopo di ricerca per nuove cure contro il diabete e patologie degenerative come l'Alzheimer e il Parkinson, darà il via libera a Wilmut, si tratterà di un momento drammaticamente topico per l'affermazione di una tecnologia, ancora del tutto insicura, eticamente ed epistemologicamente rivoluzionaria, perché consegna in definitiva, il primato morale di una umanità allo sbando, non alla scienza, ma alla logica anti-scientifica, anti-evoluzionista, anti-democratica e anti-umana del profitto individuale e oligarchico, mascherato da liberismo.
Al punto in cui siamo, non si può neanche più parlare di “questione etica”, del tutto superata dal momento in cui dei governi pseudo-democratici come quello inglese e americano autorizzano clonazioni animali e umane, fregandosene altamente dei gravi rischi a cui, è la stessa scienza a dirlo, andiamo incontro, per perseguire fini puramente materialistici, economici e industriali, che si disinteressano completamente delle possibili conseguenze su scala planetaria inter-polanetaria. C'è chiaramente in atto una “volontà di potenza”, che fà capo a precisi piani para-governativi transnazionali, di tipo criminale a cui non ci si può opporre con gli strumenti del dissenso democratico, perché, evidentemente, non esiste alcuna democrazia e alcun liberismo, ma solo una “dittatura del profitto”, imposta con il “warfare”, cioè con la guerra, e una “follia normalizzata”, imposta con il “welfare”, lo “Stato del benessere”. Se la follia al potere si è impadronita del mondo, ora tocca al mondo rovesciarla, con ogni mezzo necessario.