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Forum "Greenaccord": da Salvaguardia del Creato a Impronta Ecologica
La “Prima Giornata per la Salvaguardia del Creato”, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per il 1° settembre prossimo, è stata ufficialmente presentata ieri a Firenze da monsignor Paolo Tarchi, direttore dell ‘Ufficio Nazionale CEI per i Problemi Sociali e il Lavoro, nella sessione conclusiva del III Forum dell’Informazione Cattolica per la Salvaguardia del Creato sul tema “Energia Rinnovabile: una scelta etica”, organizzato da “Greenaccord”, associazione culturale di ispirazione cristiana, senza fini di lucro. Alle due intense giornate di lavori hanno partecipato esperti del settore energetico e dell’ambiente, studiosi di etica e giornalisti specializzati. Monsignor Tarchi ha fatto riferimento al documento della CEI di cui la MISNA aveva dato notizia la settimana scorsa (cliccare su freccetta sotto ‘text’,ndr) e in cui si ricordava tra l’altro: “per i poveri della terra, il degrado dell’ambiente è un fattore critico, che rende insostenibili situazioni dalla vivibilità già assai fragile: la preoccupazione per la salvaguardia del creato si intreccia con l’esigenza della giustizia”. Grande interesse hanno suscitato ieri anche la tavolarotonda sul tema “La recezione del problema ambientale nella comunità ecclesiale” condotta da Michele Zanzucchi, direttore del periodico “Città Nuova” e la vivace presentazione di Mathis Wackernagel, direttore del Centre for Sustainability Studies dell’Università Anáhuac de Xalapa, in Messico. Già presente a un precedente forum internazionale di Greenaccord nell’autunno 2004 a Serre di Rapolano , nei giorni scorsi lo studioso svizzero era stato ospite del «Footprint Forum 2006», vertice mondiale organizzato a Siena e Colle Val d’Elsa dal Global Footprint Network e dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell’Università di Siena, Wackernagel è noto soprattutto per aver messo a punto la teoria dell’«impronta ecologica», un sofisticato metodo di misurazione dell’effetto dell’azione umana sull’ambiente naturale, una metodologia che dimostra in modo inconfutabile la “non sostenibilità” e l’iniquità dell’attuale livello di sfruttamento del pianeta soprattutto nei paesi a maggior sviluppo industriale ma con conseguenze gravi anche per quelli meno sviluppati. In un pieghevole che Wackernagel ha distribuito in sala – e che per le sue ridotte dimensioni ha scherzosamente definito una sorta di “carta di credito ecologica” – alcuni grafici e scale di valori mostrano con chiarezza che “l’impronta ecologica” nordamericana ( e in particolare quella statunitense) è di gran lunga la più grande sul pianeta, seguita da quella europea ( meno della metà della nordamericana); quella dell’intera Africa, con una popolazione stimata intorno agli 850 milioni, è l’impronta più piccola, pari a circa un decimo di quella nordamericana. In estrema sintesi, il metodo dell’impronta ecologica indica che mentre mediamente tutta l’Africa è in credito rispetto al “consumo” dell’ambiente naturale, restando anche al di sotto dei livelli “sostenibili” a cui avrebbe diritto, sia il Nordamerica che l’Europa sono in enorme debito rispetto alla natura e al resto del mondo. Tra le curiosità del Forum, particolare interesse aveva suscitato sabato stasera, sul binario 16 della stazione ferroviaria fiorentina di S.Maria Novella, la visita ai primi vagonisperimentali del futuro "PVtrain" (le lettere PV stanno per photovoltaic), convoglio a energia fotovoltaica ricavata da tetti o fiancate di grandi pannelli solari, presentato da "Trenitalia" nell'ambito di un progetto europeo.