sab, 10 maggio 2025

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Fanta-Scienza: alla Ricerca del Gene della Divinità

In una stradina di Chinatown, a San Francisco, lavora il Dr. Jonathon “Frankenstein” Keats, 32 anni, assistito da un team di scienziati dalle più varie specializzazioni. Scopo della sua blasfema ricerca: portare in vita un Dio geneticamente ingegnerizzato. Sponsorizzato dalla International Association for Divine Taxonomy, che include biochimici, biofisici, ecologisti, genetisti e zoologi dell'Università di Berkeley, e altri prestigiosi istituti di ricerca, il team guidato da Keats stà cercando di risalire lungo la mappa filogenetica – ovvero l'albero della vita – fino alla Causa Prima: Dio.
Keats non è uno scienziato ma un'artista concettuale, supportato però da scienziati come il zoologo smithsoniano Mar Moffett e il genetista di Berkeley Tom Cline. “Keats stà applicando un rigoroso metodo scientifico all'assurdo”, ha detto Cline. Il progetto di Keats intende rispondere scientificamente a questioni religiose universali: se la teoria evoluzionista è davvero così accurata, allora nel DNA, come sostengono i creazionisti, vi è un imprinting genetico “divino”, che un tempo costituiva la prima forma di vita apparsa sulla Terra. L'indagine dovrebbe condurre quindi alle alghe conosciute come cianobatteri, ritenute il primo organismo vivente apparso sul pianeta.
Keats ha aggiunto ai 3 domini posti alla base dell'albero della vita – Archei, Batteri e Eucarioti – un quarto dominio che ha chiamato “Divinea”, che include divinità pagane e indù, e un “Diveneus Deus”, ovvero la divinità monoteista biblica conosciuta come “Jehovah”, “Yahweh” o “Allah”. Da noi come “Signore” o “Dio”, in Jamaica come “Jah”. “Seppur con differenti nomi, così come le stesse piante in diverse regioni, ci si riferisce ad un unico Dio”, dice Keats.
Keats ha dunque creato due ipotetiche versioni a 4 domini dell'albero della vita: una in cui le Divinea sono vicino ai Batteri, l'altra in cui sono vicino agli Eucarioti, il regno degli animali e delle piante. “Di solito, per fissare una specie sull'albero filogentico, si procede a sequenziarne il genoma”, spiega Keats, “ma nessuno ha mai pensato a sequenziare il genoma divino”. Per procedere a tale sacrilega ricerca, Keats ha deciso di ricorrere anche alla preghiera, importando su MP3 registrazioni della Shema ebraica, della Allahu Akbar islamica, e della Kyrie Eleison cristiana, non essendo sicuro di quale forma di preghiera sia la più efficace a produrre le mutazioni “in vitro”.
Per 7 giorni e 7 notti – il tempo biblico della creazione - ha suonato nel suo laboratorio un loop infinito delle preghiere, trasmesso contemporaneament via radio ad un gruppo di “fedeli”. Keats, che si definisce un ebreo “ereditario”, ha poi provato a misurare sui campioni L' “onnipresenza”, rilevando che la preghiera cristiana ha prodotto l'aumento più significativo di riproduzione: “Le mutazioni casuali sono capaci di metabolizzare il culto”, ha concluso, anche se i risultati non possono certo dirsi definitivi. Al primo congresso dell'International Association for Divine Taxonomy, Keats ha ripetuto l'esperimento ponendo i cianobatteri in un liquido in modo da effettuare poi un conteggio più accurato mediante microscopio.
Il vero interesse di Keats è l'esplorazione dei legami tra fede e ragione, tra religione e evoluzione, tra linguaggio e DNA: “Lo scisma tra scienza e religione alimenta tutti i fondamentalismi”, ha detto, “la ricerca empirica rifiuta Dio mentre la religione rifiuta il metodo scientifico perché è in contrasto con le Sacre Scritture. Io provo invece ad affermare una possibile coesistenza”. William Dembski, uno dei sostenitori della Intelligent Design Theory, l'ipotesi secondo cui l'evoluzione segue un progetto intelligente che si può far risalire al Creatore, ha definito il progetto di Keats “scientificamente e teologicamente incompetente”.
“È difficile dire quanto il progetto di Mr. Keats sia serio”, ha detto Michael Behe, professore di biologia alla Lehigh University, rinomato autore anti-darwinista. Intanto, Keats ha realizzato un documentario, in collaborazione con il filmmaker Paul Lundhal, che è stato proiettato alla Galleria d'Arte Moderna di International Association for Divine Taxonomy. Questa notizia è stata pubblicata dal periodico “Wired News”. di: Alessio Mannucci

Scheda dettagli:

Data: 1 giugno 2005
Fonte/Casa Editrice: Ecplanet
Categoria:
Sottocategoria:
Animali, protezione e vita

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