mer, 23 luglio 2025

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Etiopia. Dove il Natale lo si Festeggia Due Volte in Poche Settimane

Sarà festa doppia per Natale, ricorrenza che in Etiopia s'insegue due volte sul calendario nel giro di poche settimane: così si prepara al 25 dicembre un drappello di 'ragazzi di strada' - 'tedadarioc', in amarico - raccolti da un salesiano nel centro-famiglia 'Bosco children' di Addis Abeba. "Prima si festeggia il Natale dei 'ferengi', cioè degli stranieri, quello cattolico per intenderci. E poi la natività della chiesa ortodossa, il 7 gennaio" dice alla MISNA il valtellinese don Dino Viviani, ex-insegnante di italiano che da qualche anno cerca di dare un futuro al popolo degli 'street children' della capitale etiope. "Nessun festeggiamento simile a quelli del mondo occidentale: una celebrazione sobria, nel rispetto della diversità di religioni dei nostri ragazzi". Sono 60.000 gli sciuscià del Terzo Millennio che giorno e notte brulicano in questa metropoli africana, che la regina Taitu - moglie di Menelik - volle chiamare 'Addis Abeba', Nuovo Fiore. Ma ormai il tessuto urbano è avvizzito, soffocato dall'urbanizzazione selvaggia che affianca case di lamiera alle lussuose residenze diplomatiche lungo la trafficata 'Bole road'. Su questi marciapiedi fiorisce però un esercito di minori che per sfuggire alla miseria s'inventa lustrascarpe o facchino pur di racimolare i birr (la moneta etiopica) per un pezzo di 'injera', il soffice pane di cereale simbolo della cucina locale. "Ne ospitiamo 25, ma in tutto sono una quarantina i ragazzi che frequentano le nostre attività" spiega ancora il salesiano. Altri venti - aggiunge - sono seguiti 'a domicilio', cioè sul ciglio della strada. "È un percorso di avvicinamento graduale" dice il missionario. In un ex-deposito ristrutturato alle spalle della ferrovia per Gibuti ora hanno un pasto caldo e un letto. E soprattutto istruzione pratica e tecnica: dopopranzo è l'ora dei laboratori, i 'tedadarioc' di Addis filano in ordine a intagliare legno e lavorare ferro. Per costruirsi il domani, in un Paese che con i suoi 70 milioni di abitanti è il secondo Paese più popoloso dell'Africa e dove l'aspettativa di vita media non supera i 44 anni: il futuro, qui, deve fare i conti con povertà, Aids e malaria. "Il Natale ortodosso si celebra domenica 7 gennaio: è il giorno della settimana in cui di solito i ragazzi sono liberi" prosegue don Dino. Cioè quando tornano sulla 'godanau', la strada, come la chiamano qui. Anche se con un nome diverso: "Ormai li chiamano i 'Bosco children', è stata cancellata l'etichetta negativa di 'ragazzi di strada' e iniziano ad avere una propria identità" suggerisce il salesiano. Che insieme ai laici della sua comunità ha pensato a un piccolo regalo: una gita per tutti in minibus a Chancho, ai piedi di un vulcano nella zona di Gimma, in direzione del confine con il Sudan. "È un'idea per far sentire loro che questa giornata è diversa dalle altre" dice ancora alla MISNA il missionario. "Non è facile il rispetto della diversità delle religioni: noi ci proviamo così", declinando nella semplicità di una scampagnata l'idea di convivenza tra le 87 comunità etniche dell'Etiopia. Per il Natale ortodosso non 'in mezzo alla strada' ma 'lungo la strada' fino alla cima dell'ex-vulcano: "Scenderemo nel cratere" conclude con Dino. Loro, i ragazzi di strada, saranno capaci di risalire.(a cura di Emiliano Bos)

Scheda dettagli:

Data: 24 dicembre 2004
Fonte/Casa Editrice: Misna
Categoria:
Sottocategoria:
Ortodossi

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