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Esperienze di "Ritorno" dalla Morte, lanciato Studio
Il Dott. Sam Parnia è uno dei maggiori esperti mondiali della ricerca sullo stato intermedio tra vita e morte. O, come direbbero altri, di "ritorno" dalla morte. Diviso tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti, è direttore del progetto AWARE, da Awareness During Resuscitation ovvero consapevolezza durante la rianimazione.
Sono innumerevoli le persone che, dichiarate clinicamente decedute si sono invece riavute e hanno raccontato successivamente di aver "visto" dall'alto la stanza dell'ospedale, i tentativi di rianimazione dei medici, i parenti, e sono in grado di descrivere le circostanze con particolari inequivocabilmente autentici. Ora il progetto di studio lanciato dall'università di Southampton si propone l'ambizioso scopo di far luce su uno dei più grandi misteri della coscienza umana.
"Contrariamente a quanto si crede," dice il Dott. Parnia, "la morte non è un momento preciso. E' un processo che comincia con la cessazione del battito cardiaco, quando i polmoni e il cervello cessano di funzionare - una condizione medica chiamata arresto cardiaco, che equivale alla morte clinica dal punto di vista biologico. Durante un arresto cardiaco tutti e tre i criteri di morte sono presenti. Poi segue un periodo di tempo, che va da pochi secondi a un'ora o più, in cui gli sforzi di rianimazione possono avere successo nel far ripartire il cuore e nell'invertire il processo di morte. L'esperienza di questo periodo ci dà una finestra insostituibile per affacciarci su quello che probabilmente si prova durante il processo della morte". Uno studio attuale riporta una percentuale del 10-20% di persone che, una volt rianimate con successo, ricordano e sono in grado di raccontare la loro esperienza.
Il progetto sarà presentato ufficialmente l'11 novembre a un simposio delle Nazioni Unite.
Sono innumerevoli le persone che, dichiarate clinicamente decedute si sono invece riavute e hanno raccontato successivamente di aver "visto" dall'alto la stanza dell'ospedale, i tentativi di rianimazione dei medici, i parenti, e sono in grado di descrivere le circostanze con particolari inequivocabilmente autentici. Ora il progetto di studio lanciato dall'università di Southampton si propone l'ambizioso scopo di far luce su uno dei più grandi misteri della coscienza umana.
"Contrariamente a quanto si crede," dice il Dott. Parnia, "la morte non è un momento preciso. E' un processo che comincia con la cessazione del battito cardiaco, quando i polmoni e il cervello cessano di funzionare - una condizione medica chiamata arresto cardiaco, che equivale alla morte clinica dal punto di vista biologico. Durante un arresto cardiaco tutti e tre i criteri di morte sono presenti. Poi segue un periodo di tempo, che va da pochi secondi a un'ora o più, in cui gli sforzi di rianimazione possono avere successo nel far ripartire il cuore e nell'invertire il processo di morte. L'esperienza di questo periodo ci dà una finestra insostituibile per affacciarci su quello che probabilmente si prova durante il processo della morte". Uno studio attuale riporta una percentuale del 10-20% di persone che, una volt rianimate con successo, ricordano e sono in grado di raccontare la loro esperienza.
Il progetto sarà presentato ufficialmente l'11 novembre a un simposio delle Nazioni Unite.