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Enpa: Dopo 14 Mesi, Cane Ritrovato Grazie a Microchip
La sua padroncina, residente a Pesaro, lo aveva smarrito ben 14 mesi fa e da allora non si dava pace. Il 4 maggio, i volontari dell'Enpa di Bologna hanno accalappiato il cane nel centro emiliano, hanno riscontrato la presenza del microchip e hanno fatto partire le indagini: l'altro giorno, il cane è stato restituito - tra la gioia, il pianto della padrona e le "feste" dell'animale - ed è tornato a Pesaro.
Storia a lieto fine quella di Becks, uno spinone nero di tre anni di proprietà di una ventenne di Pesaro. In quattordici mesi, Becks ha percorso quasi trecento chilometri: da Pesaro è arrivato fino al centro di Bologna. I volontari dell'Enpa sono riusciti a individuare la proprietaria solo grazie al microchip. Quattordici mesi fa, durante la quotidiana passeggiata, Becks era sfuggito al controllo della proprietaria. Da allora, nessuna notizia, nessuna traccia del cane. La ragazza - dopo mesi di ricerche nella sua città e nella sua regione - era ormai rassegnata e non sperava più di rivedere il suo cane. Invece il 4 maggio i volontari dell'Enpa di Bologna hanno recuperato il cane nel centro della città e lo hanno portato nel rifugio gestito dalla Protezione Animali. Becks stava bene; nel corso dei primi accertamenti, i volontari hanno riscontrato la presenza del microchip e sono immediatamente partite le ricerche.
Le indagini sono state lunghe. Il microchip aveva infatti un codice sconosciuto, almeno a Bologna e in Emilia Romagna. Così i volontari Enpa hanno cominciato a contattare tutti i responsabili dell'anagrafe canina d'Italia. Qualche giorno fa, la Asl di Pesaro ha riscontrato la presenza del codice del microchip nei suoi registri e ha fornito all'Enpa di Bologna le generalità della proprietaria. Contattata, la ventenne ha impiegato poche ore per percorrere 300 chilometri e riabbracciare il suo Becks. Il cane ha immediatamente riconosciuto la sua padroncina.
Una storia a lieto fine, quindi, che da una parte sottolinea ancora una volta l'utilità del microchip ma - dall'altra - mette in luce tutti i problemi ancora esistenti in materia di anagrafe canina. Non esiste infatti una banca dati nazionale. Gli standard e le modalità di tenuta dei registri, inoltre, spesso non combaciano. Così, se il cane smarrito comincia a vagare e abbandona il territorio di riferimento dell'anagrafe alla quale è stato iscritto, rischia di morire o peggio di finire i suoi giorni in qualche rifugio proprio per la difficoltà di identificare il gestore dell'anagrafe presso la quale l'animale è iscritto. "Riconsegnare Becks - spiegano Luciano Giuffrida, presidente della Sezione di Bologna dell'Enpa e Luciano Cuoghi, il volontario che prima ha recuperato il cane e successivamente ha condotto le ricerche - è motivo di grande soddisfazione".
"Storie come queste - dichiara il presidente nazionale dell'Enpa, Paolo Manzi - sottolineano l'utilità dell'anagrafe canina. Ma la situazione in Italia è ancora a macchia di leopardo: le Regioni non hanno ancora trovato uno standard unico né hanno dato vita all'anagrafe canina nazionale. Occorre raggiungere in tempi brevissimi questo traguardo. Nelle aree in cui il microchip è utilizzato in maniera ottimale e l'anagrafe funziona, il fenomeno del randagismo ha una trascurabile incidenza. A Trieste, per esempio, nel 2003 grazie al microchip quasi otto cani accalappiati su dieci (esattamente il 74,8%) sono stati restituiti, spessissimo in giornata, ai proprietari".
Storia a lieto fine quella di Becks, uno spinone nero di tre anni di proprietà di una ventenne di Pesaro. In quattordici mesi, Becks ha percorso quasi trecento chilometri: da Pesaro è arrivato fino al centro di Bologna. I volontari dell'Enpa sono riusciti a individuare la proprietaria solo grazie al microchip. Quattordici mesi fa, durante la quotidiana passeggiata, Becks era sfuggito al controllo della proprietaria. Da allora, nessuna notizia, nessuna traccia del cane. La ragazza - dopo mesi di ricerche nella sua città e nella sua regione - era ormai rassegnata e non sperava più di rivedere il suo cane. Invece il 4 maggio i volontari dell'Enpa di Bologna hanno recuperato il cane nel centro della città e lo hanno portato nel rifugio gestito dalla Protezione Animali. Becks stava bene; nel corso dei primi accertamenti, i volontari hanno riscontrato la presenza del microchip e sono immediatamente partite le ricerche.
Le indagini sono state lunghe. Il microchip aveva infatti un codice sconosciuto, almeno a Bologna e in Emilia Romagna. Così i volontari Enpa hanno cominciato a contattare tutti i responsabili dell'anagrafe canina d'Italia. Qualche giorno fa, la Asl di Pesaro ha riscontrato la presenza del codice del microchip nei suoi registri e ha fornito all'Enpa di Bologna le generalità della proprietaria. Contattata, la ventenne ha impiegato poche ore per percorrere 300 chilometri e riabbracciare il suo Becks. Il cane ha immediatamente riconosciuto la sua padroncina.
Una storia a lieto fine, quindi, che da una parte sottolinea ancora una volta l'utilità del microchip ma - dall'altra - mette in luce tutti i problemi ancora esistenti in materia di anagrafe canina. Non esiste infatti una banca dati nazionale. Gli standard e le modalità di tenuta dei registri, inoltre, spesso non combaciano. Così, se il cane smarrito comincia a vagare e abbandona il territorio di riferimento dell'anagrafe alla quale è stato iscritto, rischia di morire o peggio di finire i suoi giorni in qualche rifugio proprio per la difficoltà di identificare il gestore dell'anagrafe presso la quale l'animale è iscritto. "Riconsegnare Becks - spiegano Luciano Giuffrida, presidente della Sezione di Bologna dell'Enpa e Luciano Cuoghi, il volontario che prima ha recuperato il cane e successivamente ha condotto le ricerche - è motivo di grande soddisfazione".
"Storie come queste - dichiara il presidente nazionale dell'Enpa, Paolo Manzi - sottolineano l'utilità dell'anagrafe canina. Ma la situazione in Italia è ancora a macchia di leopardo: le Regioni non hanno ancora trovato uno standard unico né hanno dato vita all'anagrafe canina nazionale. Occorre raggiungere in tempi brevissimi questo traguardo. Nelle aree in cui il microchip è utilizzato in maniera ottimale e l'anagrafe funziona, il fenomeno del randagismo ha una trascurabile incidenza. A Trieste, per esempio, nel 2003 grazie al microchip quasi otto cani accalappiati su dieci (esattamente il 74,8%) sono stati restituiti, spessissimo in giornata, ai proprietari".