Se il clima del pianeta continuerà a diventare più caldo, il Bangladesh è uno dei Paesi che ne soffrirà maggiormente le conseguenze. Uno studio dell’università di Toronto, dove un team di studiosi ha simulato al computer le conseguenze del cambiamento climatico sulla terra nei prossimi anni, dimostra che buona parte del paese asiatico rischia di restare sotto le acque per buona parte dell’anno, in uno scenario peggiore di quanto già accade. Oggi la nazione, che sorge sul delta di tre fiumi, soffre le conseguenze rovinose di monsoni, cicloni e inondazioni che negli ultimi anni si sono fatti sempre più intensi. Un quinto del territorio ogni anno viene allagato dallo straripamento dei fiumi, e di questa parte il 42 per cento resta per nove mesi coperta da due metri d’acqua. Se la temperatura globale aumenterà di due gradi nei prossimi anni, che è la previsione minima del Panel di esperti internazionale sui cambiamenti del clima, il livello delle acque dei fiumi Meghna e Brahmaputra, potrebbe alzarsi del 20 per cento. Se la ‘febbre’ salirà fino a 6 gradi, come dicono le peggiori previsioni degli scienziati, la portata dei fiumi potrebbe crescere del 40 per cento, incluso il Gange. Il che corrisponderebbe ad un uguale aumento delle inondazioni. Inoltre la percentuale delle terre ‘sommerse’ passerebbe al 55 per cento. Nel decennio tra il 1988 al 1998 circa un terzo del territorio bangladese ha subito delle inondazioni. Il Bangladesh è uno dei Paesi più poveri al mondo dove vivono 131 milioni di persone con un reddito medio pro capite di 350 dollari l’anno. Si sostiene con un’economia prevalentemente agricola, grazie a coltivazioni di riso, cipolle, legumi e senape.