ven, 18 luglio 2025

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Editoria: ‘Fedeli a Oltranza’ di V. s. Naipaul

Il dibattito intenso, a volte incandescente, sul rapporto tra fede e società nel mondo attuale e sul confronto fra le religioni si è venuto a concentrare, soprattutto negli ultimi tempi, sul concetto di "scontro di civiltà": una contrapposizione che si vorrebbe storica e, oggi, forse definitiva tra Cristianesimo e Islam. Quella di V. S. Naipaul è una visione che parte dall'evoluzione di ciascuna religione per cercarne i pregi e gli elementi di contrasto interni ed esterni al la realtà contemporanea. "Quella che l'Islam stava vivendo non era una vita venuta dal di dentro, ma dagli avvenimenti e dalle circostanze esterne, una emanazione della civiltà universale. È stato il ventesimo secolo a rendere rivoluzionario l'Islam...". Così Naipaul concludeva vent'anni fa il suo Tra i credenti. "Questo libro parla di persone. Non è un libro d'opinioni", così inizia ‘Fedeli a oltranza’ (Adelphi, Milano, 2001 pp. 525, € 30,99), storie di successo o di disperazione in "presa diretta", inserite nel contesto attuale di alcuni tra i maggiori Paesi islamici (Iran, Pakistan, Malaysia, Indonesia), già teatro - 15 anni prima - della precedente opera. Naipaul, nato a Trinidad (Antille) nel 1932, di origine indiana, scrittore tra i migliori di lingua inglese, come testimonia il Nobel per la Letteratura conferitogli nel 2001, ha un'idea laica e cosmopolita del mondo; un mondo in cui le religioni trovano una ragione d'essere solo sul piano etico e su quello culturale. Uscendo da questi ambiti il rischio è chiaro: fondamentalismo, tensioni, guerra. La religione come fine e strumento insieme, governata da uomini che la vivono, la esaltano o la subiscono. Uomini vincenti e perdenti, come le culture che essi hanno prodotto e alimentato. "Il passaggio dal mondo classico al cristianesimo ormai è storia. Leggendo i testi, non è facile immaginarsi le lunghe dispute e le angosce che quella transizione produsse. Ma in alcune culture descritte in questo libro, il passaggio all'Islam e, a volte, al Cristianesimo, è ancora in corso. È l'ultima tensione drammatica sullo sfondo della loro storia, una sorta di big bang culturale, l'incessante sgretolamento del mondo antico". Partendo da questo punto di vista, in Fedeli a oltranza, inevitabilmente, Naipaul finisce col porre l'accento su quelle che appaiono ambiguità dell'Islam: egualitarismo ed esclusivismo, tecnologia e nostalgia delle origini, universalità e frammentazione... Ma c'è dell'altro, suggerisce Naipaul, se si vuole completare un quadro che tenga conto dei popoli dell'Islam, e non solo delle sue radici geografiche o degli stereotipi: "Può anche darsi che le grandi conversioni delle nazioni o delle culture, come quella dell'Indonesia (il più popoloso Paese musulmano, n.d.r.), avvengano quando gli uomini non hanno più un'idea di sé, e non hanno i mezzi per capire e recuperare il passato. La crudeltà del fondamentalismo islamico è che permette solo a un popolo - gli arabi, il popolo originario del Profeta - di avere un passato e luoghi sacri, pellegrinaggi e onoranze della terra. Questi luoghi sacri arabi diventano i luoghi sacri di tutti i popoli convertiti...". Una forma, dunque, di imperialismo, che richiede un continuo "volgere le spalle" del musulmano convertito a ciò che gli era proprio, una tensione costante al raggiungimento di un ideale di purezza che non gli è familiare: da qui - sostiene l'Autore - la facilità dei convertiti a infiammarsi e lo zelo con cui corrono ad arruolarsi sotto le bandiere della guerra santa. Possono sembrare affermazioni provocatorie e a volte difficilmente condivisibili, ma sollecitano interessi e approfondimenti, attraggono per gli elementi di novità che la varietà dell'Islam asiatico riesce a fornire a chi si immagina una fede monolitica e oscurantista. D'altra parte Naipaul non è un uomo delle sfumature. Come ha dimostrato a febbraio, in un intervento al Festival internazionale della letteratura indiana, dove ha attaccato quei colleghi che ritengono l'uso dell'inglese ancor oggi un retaggio coloniale, mentre sempre più numerosi indiani ottengono lusinghieri successi all'estero utilizzando la lingua di Shakespeare. (di Stefano Vecchia ©) (POPOLI)

Scheda dettagli:

Data: 12 aprile 2002
Fonte/Casa Editrice: Misna
Categoria:
Sottocategoria:
Altre aggregazioni cristiane

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