sab, 10 maggio 2025

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Diabete Tipo 2: può Essere Curato, la Ricerca Insabbiata da Interessi Economici

Il diabete mellito è una grave malattia, considerata eminentemente cronica e di alto interesse sociale, caratterizzata da complicanze assai serie, che provocano lunghe e penose sofferenze e la morte precoce. Oggi nel mondo vi sono circa centocinquanta milioni di diabetici che muovono un giro d'affari di milioni di dollari solo per quanto riguarda la vendita di prodotti insulinici. Sono malati cronici, e ciò significa che sono clienti a vita. Ma quale vita? L'insulina tiene sotto controllo il diabete ma non lo guarisce, e molte sono ancora le complicanze di questa malattia: perdita della vista, amputazioni degli arti, insufficienza renale che costringe alla dialisi ed al trapianto dei reni, morte di infarto e, per le donne, aborti spontanei. E se vi dicessimo che forse esiste una cura per questa malattia? E se vi raccontassimo una storia fatta di omertà, reticenze, insabbiamenti e anche qualche bomba molotov? Questa storia è lo strano caso del dottor Domenico Fico.
Soltanto negli USA, dove ve ne sono circa quindici milioni di diabetici, si verificano mille morti al giorno per diabete, il che vuol dire circa diecimila morti al giorno in tutto il mondo per quella grave malattia. Per tali motivi, nel 1989 fu firmata la Dichiarazione di Sanità Vincent, sotto l'egida della Organizzazione Mondiale della Sanità, dai rappresentanti di tutti i Paesi europei, che si impegnarono ad "avviare programmi per mettere in atto misure efficaci per la prevenzione delle complicanze, diminuendo di almeno un terzo i casi di cecità e di insufficienza renale, abbattendo la metà del numero di amputazioni degli arti per cancrena diabetica, riducendo morbilità e mortalità per malattie coronariche e, infine, raggiungendo fra le donne diabetiche esiti di gravidanza vicini a quelli delle non diabetiche."
Ma oggi si registra il pieno fallimento di quel programma perché nessuno degli obiettivi è stato conseguito, e si prevede statisticamente che il numero dei diabetici raddoppierà nel prossimo decennio. A chiara dimostrazione dell'assoluta inefficacia delle misure di prevenzione e delle terapie attuali.
Il Professor Domenico Fico, nel 1968, a seguito di uno studio teorico sulla struttura microscopica e sulle funzioni del fegato, fu in grado di formulare una ipotesi scientifica che dimostrava, sempre teoricamente ma su solide basi scientifiche, che il diabete non è, come si riteneva allora e si continua a ritenere "ufficialmente" oggi, una malattia autonoma, ma che è l'espressione di una malattia del fegato, che può essere ben prevenuta, validamente curata ed anche guarita (http://www.diabetenews.8m.com).
Nel 1968 il dottor Fico aveva organizzato un'équipe per dimostrare sperimentalmente la validità dell'ipotesi, ma l'effettuazione dell'esperimento venne arrogantemente vietata.
Nel 1976 rivolse al ministro per la ricerca scientifica la richiesta di farsi effettuare quella verifica sperimentale. Il ministro rispose di aver mandato al presidente del CNR la sua richiesta, e che gli avrebbe comunicato le decisioni assunte appena fossero pervenute. Ma non ebbe più risposta.
Nel 1978 scrisse al Presidente Pertini, denunziando i fatti. Il segretariato generale della Presidenza invitò il CNR a provvedere, ma il CNR tacque.
Nel 1991 invia al presidente del CNR, il prof. Luigi Rossi Bernardi, una vivace lettera di protesta per l'irremovibile silenzio di quell'ente pubblico. Il prof. Rossi Bernardi rispose di aver chiesto al competente Comitato scientifico di consulenza di esprimere un parere in merito, e che sarebbe stata sua premura comunicargli tale parere appena pervenutogli. Ma non ha avuto più alcuna notizia, nonostante le sue vivaci sollecitazioni.
Nel 1993, il deputato di centrosinistra Alfonso Pecoraro Scanio presentò interrogazione parlamentare sulla grave questione, che fu poi reiterata altre due volte nel 1994 e nel 1996, ma rimasta sempre senza risposta.
Nel 1995, il giornalista Fabrizio de Jorio, direttore del settimanale "la peste" edito a Roma, accettò di pubblicare la questione in tre o quattro articoli sul suo settimanale. La notte successiva alla pubblicazione del primo articolo, fu fatta esplodere una molotov nella redazione del settimanale, accompagnata da un avvertimento di carattere mafioso. Il giornalista, terrorizzato, non pubblicò i successivi articoli.
Nel 1996, Furio Colombo, allora deputato del centrosinistra, rispose ad una sua lettera, consigliando, in considerazione dell'importanza della questione, di presentare una petizione alla Commissione parlamentare competente. Il dottor Fico lo informò che aveva già scritto qualche anno prima alla deputata Bolognesi, che era divenuta poi presidente di quella Commissione, senza aver avuto risposta. Furio Colombo replicò che prima la Bolognesi era semplice deputata, ma ora, da presidente della Commissione Affari Sociali e Sanità, aveva l'obbligo di rispondere. Gli assicurava che avrebbe seguito di persona l'iter della petizione e assicurava che questa volta non ci sarebbe stato disattenzione e silenzio. Mandò la petizione, non ebbe alcuna risposta. Dopo alcuni mesi scrisse di nuovo a Furio Colombo facendogli notare il silenzio irremovibile. Gli rispose che lui aveva fatto quel che aveva promesso, si era interessato personalmente della questione, ma non poteva rispondere del comportamento di altri.
Recentemente, quando è divenuto direttore dell'Unità. gli ha scritto di nuovo, pregandolo di informare i cittadini della possibilità di curare il diabete. Mi ha risposto cortesemente ma negativamente: la questione scientifica è troppo complessa per essere pubblicata da un quotidiano non specializzato.
Nel 1998, scrisse al deputato di destra Mirko Tremaglia, che presentò anche lui una interrogazione parlamentare, naturalmente rimasta senza risposta. Nel frattempo, il deputato di centrosinistra Pecoraro Scanio era divenuto ministro del governo Amato. Gli scrisse: ora, da ministro, avrebbe potuto finalmente avere i dovuti chiarimenti dai suoi colleghi di governo sul losco affare del diabete. Non ha avuto risposta.
Successivamente, anche Mirko Tremaglia è diventato ministro del governo Berlusconi. Ha scritto a lui un'analoga lettera. La segreteria particolare gli ha mandato copia della lettera ricevuta in risposta alla sua richiesta di informazioni al ministero della Salute, con la quale il direttore generale di quel ministero le assicurava che avrebbe fornito le informazioni richieste appena gli fossero pervenute. Ma non ha avuto più notizie. Ha allora scritto nuovamente al ministro Mirko Tremaglia, dicendosi sorpreso che su questa grave questione i ministri interessati rifiutassero la risposta anche a ministri dello stesso governo. Il silenzio continua.
Intanto, nel 2000, inoltra a dieci presidenti di regione, ente al quale la legge demanda la prevenzione e la cura del diabete, richiesta di far valutare la sua ipotesi scientifica da esperti della materia, per stabilire, come era loro dovere istituzionale, se quello studio rappresentasse la soluzione del gravissimo problema del diabete. Tale impegno rientrava pienamente nei loro poteri, ed era privo di costi e di responsabilità. Nessuno dei dieci presidenti di regione ha dato risposta o seguito alla sua istanza.
Nel 1997 aveva inoltrato denunzia penale alla procura della repubblica di Roma su alcuni fatti che considerava legittimamente reati omissivi. Quella procura non richiese l'archiviazione della denunzia per manifesta infondatezza. Preferì ignorarla.
Nel 1998 denuncia questo comportamento illegittimo della procura di Roma alla competente procura di Perugia. Anche questa procura non chiese l'archiviazione, ma cestinò la denuncia.
Nel 1999, invia al Presidente Ciampi un esposto, lamentando questo inammissibile comportamento illegale delle procure. Il Presidente fece trasmettere l'esposto al CSM "per le valutazioni e le eventuali iniziative di competenza, con la preghiera di fornire direttamente all'interessato notizie circa l'esito della trattazione".
Dopo quasi due anni, perdurando il silenzio assoluto del CSM, ha nuovamente scritto al Presidente, lamentando questo incredibile silenzio del CSM, nonostante la disposizione data dal Presidente della Repubblica che è il Presidente del CSM.
Il 6 dicembre 2001, con estrema correttezza, il segretariato generale ha risposto, informandomi che la sua lettera era stata trasmessa al CSM "con l'invito a voler fornire, in quanto possibile, notizie sullo stato della pratica". Anche questa lettera è stata ignorata dal CSM.
Nel frattempo, ha ripetutamente ed insistentemente scritto ai ministri della sanità e della ricerca scientifica, senza avere risposta.
Nel 1991, inoltra a cinque diverse procure della repubblica d'Italia denunzie su tutti questi allarmanti accadimenti. Tutte e cinque le procure hanno ignorato le denunzie, violando la Costituzione e le leggi, oramai arrogantemente ignorate.
Ha scritto centinaia di lettere a giornali e radiotelevisioni, tutte rimaste senza risposta, ad eccezione, di una. Caso particolarmente interessante perché riguarda il più "autorevole" e diffuso quotidiano d'Italia, il "Corriere della Sera". Aveva scritto recentemente una delle sue lettere di viva protesta per il silenzio irremovibile della stampa. Dopo pochi giorni giunse risposta da parte del direttore Ferruccio de Bortoli, che forse distratto, o forse non ancora al corrente della rigorosa censura di carattere mafioso che grava sulla questione, gli ha imprudentemente scritto: "Grazie della Sua lettera, che pubblicheremo. Non esiti a segnalarci iniziative e notizie. Le siamo grati anche come cittadini. p.s. Ho segnalato il vostro sito al responsabile di Corriere Salute, Riccardo Renzi raggiungibile attraverso il sito www.Corriere.it. Grazie".
Naturalmente, il dottor Fico ha tentato inutilmente di mettersi in contatto telefonico con Riccardo Renzi. La sua lettera non è stata pubblicata e Ferruccio de Bortoli non ha più risposto.
E di recente si è verificato un altro sorprendente espisodio di drammatico silenzio collettivo. Nell'aprile del 2002, invia 617 e-mail personali a tutti i 617 deputati italiani, con il significativo titolo di "attentato alla Costituzione", con cui denuncia questi sconcertanti accadimenti. Riceve risposta soltanto da tre deputati: Emerenzio Barbieri, Marco Stradiotto, Paolo Lucchese. Ma i primi due parlamentari, certamente pentiti di aver dato imprudentemente risposta, seppur generica, su questione tanto grave, si sono poi immediatamente rifugiati in un silenzio irremovibile. Il deputato Lucchese, invece, ricevette il dottor Fico a Montecitorio e gli chiese di sottoporre il suo studio sul diabete ad un diabetologo di sua fiducia, il dottor Vincenzo Provenzano di Partinico. Se quel medico avesse espresso un parere favorevole sullo studio, il deputato Lucchese, che è anche lui medico, si sarebbe occupato "politicamente" della grave questione.
Invia il suo studio al dottor Provenzano, che espresse il suo pieno apprezzamento sullo studio, con parere favorevole alla doverosa verifica sperimentale.
Comunica subito al deputato Lucchese, lasciando un messaggio alla sua segreteria telefonica, il parere favorevole del diabetologo di sua fiducia. Successivamente, non avendo ricevuto alcuna risposta, gli invia una e-mail, che è rimasta priva di ogni riscontro. Insomma, la conclusione che deve necessariamente trarsi è che l'unico deputato, su seicentodiciassette, che aveva avuto "l'imprudenza" di volersi interessare di una questione di così alto interesse politico e sociale, ma coperta da criminale censura, ha dovuto fare precipitosamente marcia indietro, rendendosi irreperibile come tutti gli altri 616 "rappresentanti del popolo sovrano".
Che fare di fronte ad un'intera Camera dei deputati, di un Paese che si definisce democratico e fondato sul diritto, che con il suo comportamento favorisce obiettivamente inauditi crimini contro la salute e la vita di milioni di cittadini , tenuti all'oscuro di eventi tanto gravi? Intanto, la progressiva spoliazione dei diritti civili, di cui i cittadini godevano, acquista aspetti "strutturali" sempre più impressionanti. Questa è l'inquietante storia di uno Stato che non serve più gli interessi del popolo, ma solo quelli del profitto e del mercato? Per questa volta, speriamo proprio di sbagliarci. Chiunque voglia contattare il professor Fico per sostenerlo o per avere maggiori ragguagli troverà tutte le informazioni necessarie nel sito http://www.diabetenews.8m.com
[Gianni, Redazione Cunegonda. Fonte delle informazioni: dott. Domenico Fico]

Scheda dettagli:

Data: 29 maggio 2003
Fonte/Casa Editrice: Gevam
Categoria:
Sottocategoria:
Biodanza, 5Ritmi, Danze sacre e altre

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