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Darfur: Onu, “la Violenza Minaccia le Operazioni Umanitarie”
“Se in Darfur la violenza continua ad aumentare, potremmo non essere più in grado di garantire le operazioni umanitarie che sono l’unica fonte di sussistenza per due milioni e mezzo di persone”: lo ha detto oggi a Ginevra il coordinatore delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite, Jan Egeland, il quale ha sottolineato che la responsabilità del rinnovato e pesante clima di insicurezza che si respira in tutta la regione occidentale del Sudan è da imputare tanto ai ribelli quanto al governo e alle milizie arabe alleate di Khartoum. Egeland non ha risparmiato critiche neanche alla comunità internazionale, accusata di essersi dimenticata del Darfur e di aver smesso di fare pressioni sulle parti perché mettano fine alle violenze. “Negli ultimi giorni abbiamo visto colleghi picchiati, attaccati, derubati o rapiti. Episodi del genere continuano ogni giorno ormai da troppo tempo. Questa situazione non può più andare avanti” ha detto il funzionario dell’Onu riferendosi all’incremento degli attacchi contro operatori umanitari. “I civili poi continuano a essere uccisi, violentati e a subire qualsiasi tipo di violenza ogni giorno e in ogni zona del Darfur, nella più totale impunità” ha concluso Egeland. La crisi in Darfur è iniziata nel febbraio del 2003, quando due gruppi di autodifesa popolare (lo Sla-m e il Jem) si sollevarono formalmente in armi contro il governo di Khartoum, accusato di trascurare la regione e di appoggiare le milizie dei predoni arabi che da anni sconvolgono la zona nel tentativo di appropriarsi di terre e pascoli. Il conflitto ha provocato finora un numero imprecisato di vittime e oltre due milioni di sfollati, inclusi 200.000 profughi nel confinante Ciad.


