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Danzando al Ritmo della Terra: a Scuola di Natura
«Patna è incredibilmente rumorosa, sporca e inquinata». Così una tra le guide turistiche più note e autorevoli presenta questa città nel Nord-Est dell’India, nota (forse) agli amanti del subcontinente solo per il fatto di essere vicina (secondo l’unità di misura indiana) a Bodhgaya, dove il Buddha raggiunse l’«illuminazione». Bastano pochi minuti passati (avventurosamente) a bordo dei moto-risciò (evoluzione moderna dei vecchi carretti trainati da persone) per rendersi conto che la definizione è persino generosa: il traffico sembra impazzito e la gola inizia ben presto a bruciare per lo smog; polvere e odori non precisamente gradevoli si attaccano ai vestiti; accanto alle strisce di asfalto che costituiscono le arterie principali della città è tutta una discarica di rifiuti, organici e non; nei mesi estivi, il quadro è completato da un caldo torrido e umido con temperature che superano abbondantemente i 40 gradi.
Amici dell’ambiente
Sarà anche un’immagine banale e abusata, ma la sensazione di entrare in un’oasi è precisamente ciò che si prova quando si arriva a Tarumitra, non lontano dall’infernale centro-città. Il contrasto è stridente e probabilmente mai scelta fu più azzeccata di quella di chi ha deciso di aprire proprio qui a Patna questo centro così speciale, «un luogo per celebrare la Terra», come lo definisce un video di presentazione mostrato ai visitatori. Non è facile definire ciò che è o ciò che si fa a Tarumitra (parola hindi che significa «amici degli alberi»), poiché molte sono le sue missioni: bio-riserva, centro di educazione ambientale, scuola-natura, sede di congressi su temi ecologici, luogo di incontro per Ong del settore, ente promotore di campi di lavoro per il recupero e la valorizzazione del territorio, ashram (o centro di spiritualità).
L’idea nasce nel 1988 da un gruppo di studenti locali, supportati da alcuni padri gesuiti, ma la svolta avviene nel 1996, quando i religiosi donano all’associazione 7 acri di terreno fino a quel momento adibiti a risaia. Grazie a un passaparola tambureggiante vengono coinvolte 650 tra scuole e collegi di tutta l’India. I lavori di costruzione del centro così come lo si vede oggi vengono completati nel 2000, grazie al lavoro di migliaia di giovani che vi dedicano il proprio tempo libero e le vacanze, e grazie anche all’appoggio economico dello Stato del Bihar, di cui Patna è la capitale.
«La struttura centrale», spiega Robert Athickal, gesuita, coordinatore di Tarumitra (ma la maggior parte delle responsabilità è sulle spalle degli stessi volontari), «ospita le persone che passano qui alcuni giorni, per seminari, corsi, o semplicemente per un momento di riflessione personale. È stata costruita seguendo quella che noi chiamiamo strategia delle tre “R”: riutilizzare, riciclare, ridurre, più precisamente riutilizzare cose, riciclare materiali, ridurre le spese. Per esempio, tutti i pavimenti sono costruiti con materiali di recupero: pietre, pezzi di piastrelle o mattonelle gettati via. Abbiamo usato meno legno e meno cemento possibile. Per i muri, tra un mattone e l’altro abbiamo lasciato quattro pollici di spazio: sono ugualmente robusti, ma abbiamo utilizzato il 30% di mattoni in meno, e le pareti costruite in questo modo proteggono dal caldo, con una differenza di 8-9 gradi tra dentro e fuori. Abbiamo inoltre cercato di ridurre l’intonaco non necessario e di usare tinte naturali».
La scoperta di come ingegno e buon senso possano essere messi al servizio dell’ambiente (e della persona) prosegue all’esterno. Sui tetti scorgiamo dei forni solari Scheffler (dal nome dell’ideatore), un sistema semplice ed economico per scaldare l’acqua e cuocere cibi a costo zero, che si sta diffondendo in mezzo mondo. Qui, con il più grande di questi forni, si preparano pasti anche per 50 persone. Non mancano pannelli solari da cui si ricava energia elettrica e naturalmente è d’obbligo la raccolta differenziata dei rifiuti; quelli biodegradabili vengono trattati con un sistema di compostaggio che, utilizzando i vermi, produce concime. Infine, un sistema di depurazione degli scarichi permette di riutilizzare le acque reflue per l’irrigazione.
«Possiamo e dobbiamo cercare di vivere sulla Terra senza essere un peso per lei. Tarumitra è un piccolo tentativo di alcuni studenti di vivere una vita che sia amica dell’ambiente», spiega Mukesh, uno dei volontari. E di quanta amicizia abbia bisogno l’ambiente in India lo dimostrano le minacce a cui è sottoposta la biodiversità. Questo è un altro ambito di attività centrale per Tarumitra. «Fino a qualche decina di anni fa», prosegue il giovane, «nel Nord dell’India si trovavano oltre 1.400 varietà di alberi. Oggi vi sono aree dove ne sopravvivono al massimo 25. A Tarumitra è stato creato un vivaio in cui si cerca di conservare quante più specie possibili, sia di piante che di fiori. La varietà è il nostro motto». Mukesh ci mostra, tra gli altri, esemplari di bauhinia (il fiore simbolo dello Stato del Bihar), chupri aloo (la patata asiatica), amadi (una mistura di mango e zenzero), neelmani (un magnifico fiore azzurro), phalsa (qualcosa di simile ai nostri mirtilli), khus (un’erba ideale per preparare bevande estive) e alcune delle 116 varietà di bambù che ospita l’India.
Gli studenti di Tarumitra hanno preparato un sussidio sulla biodiversità dal titolo significativo (“L’ultimo albero”), che è andato ad affiancarsi ad altre centinaia di libri su temi ecologici consultabili nella biblioteca del centro. Ma i ragazzi non si sono limitati alla teoria. Grazie a campagne di sensibilizzazione promosse da Tarumitra, sono nate manifestazioni che, da Mumbai a Chennai (la vecchia Madras), da Calcutta ad Agra, hanno visto protagonisti migliaia di giovani per protestare contro lo scarso rispetto per l’ambiente a livello politico ed economico.
Spiritualità e natura
Incrociamo un gruppo di visitatori coreani, a dimostrazione di come Tarumitra abbia ormai assunto una dimensione internazionale. Quello che rimane tipicamente indiano è il mix tutto speciale tra natura e spiritualità. Ne nascono pratiche che in Europa definiremmo affrettatamente New Age e che invece qui affondano le radici in una millenaria sensibilità abituata a fondere amore per la natura, benessere fisico e ascesi spirituale. Ecco allora corsi di “danza della pioggia” (letteralmente) e “danza al ritmo della Terra”, workshop di eco-spiritualità, seminari sulle medicine alternative, ecco soprattutto Jal Mandir (Tempio della Terra), una cappella inter-religiosa dove sono conservate le sacre scritture delle principali religioni: un segno di dialogo e di unità in un periodo in cui, anche in India, il fondamentalismo religioso sembra avere il sopravvento. «Dalla divisione all’unità», dice orgogliosamente padre Athickal a proposito della missione di Tarumitra. «Un sogno divenuto realtà», gli fa eco Mukesh: «un lussureggiante angolo di verde a Patna».
Amici dell’ambiente
Sarà anche un’immagine banale e abusata, ma la sensazione di entrare in un’oasi è precisamente ciò che si prova quando si arriva a Tarumitra, non lontano dall’infernale centro-città. Il contrasto è stridente e probabilmente mai scelta fu più azzeccata di quella di chi ha deciso di aprire proprio qui a Patna questo centro così speciale, «un luogo per celebrare la Terra», come lo definisce un video di presentazione mostrato ai visitatori. Non è facile definire ciò che è o ciò che si fa a Tarumitra (parola hindi che significa «amici degli alberi»), poiché molte sono le sue missioni: bio-riserva, centro di educazione ambientale, scuola-natura, sede di congressi su temi ecologici, luogo di incontro per Ong del settore, ente promotore di campi di lavoro per il recupero e la valorizzazione del territorio, ashram (o centro di spiritualità).
L’idea nasce nel 1988 da un gruppo di studenti locali, supportati da alcuni padri gesuiti, ma la svolta avviene nel 1996, quando i religiosi donano all’associazione 7 acri di terreno fino a quel momento adibiti a risaia. Grazie a un passaparola tambureggiante vengono coinvolte 650 tra scuole e collegi di tutta l’India. I lavori di costruzione del centro così come lo si vede oggi vengono completati nel 2000, grazie al lavoro di migliaia di giovani che vi dedicano il proprio tempo libero e le vacanze, e grazie anche all’appoggio economico dello Stato del Bihar, di cui Patna è la capitale.
«La struttura centrale», spiega Robert Athickal, gesuita, coordinatore di Tarumitra (ma la maggior parte delle responsabilità è sulle spalle degli stessi volontari), «ospita le persone che passano qui alcuni giorni, per seminari, corsi, o semplicemente per un momento di riflessione personale. È stata costruita seguendo quella che noi chiamiamo strategia delle tre “R”: riutilizzare, riciclare, ridurre, più precisamente riutilizzare cose, riciclare materiali, ridurre le spese. Per esempio, tutti i pavimenti sono costruiti con materiali di recupero: pietre, pezzi di piastrelle o mattonelle gettati via. Abbiamo usato meno legno e meno cemento possibile. Per i muri, tra un mattone e l’altro abbiamo lasciato quattro pollici di spazio: sono ugualmente robusti, ma abbiamo utilizzato il 30% di mattoni in meno, e le pareti costruite in questo modo proteggono dal caldo, con una differenza di 8-9 gradi tra dentro e fuori. Abbiamo inoltre cercato di ridurre l’intonaco non necessario e di usare tinte naturali».
La scoperta di come ingegno e buon senso possano essere messi al servizio dell’ambiente (e della persona) prosegue all’esterno. Sui tetti scorgiamo dei forni solari Scheffler (dal nome dell’ideatore), un sistema semplice ed economico per scaldare l’acqua e cuocere cibi a costo zero, che si sta diffondendo in mezzo mondo. Qui, con il più grande di questi forni, si preparano pasti anche per 50 persone. Non mancano pannelli solari da cui si ricava energia elettrica e naturalmente è d’obbligo la raccolta differenziata dei rifiuti; quelli biodegradabili vengono trattati con un sistema di compostaggio che, utilizzando i vermi, produce concime. Infine, un sistema di depurazione degli scarichi permette di riutilizzare le acque reflue per l’irrigazione.
«Possiamo e dobbiamo cercare di vivere sulla Terra senza essere un peso per lei. Tarumitra è un piccolo tentativo di alcuni studenti di vivere una vita che sia amica dell’ambiente», spiega Mukesh, uno dei volontari. E di quanta amicizia abbia bisogno l’ambiente in India lo dimostrano le minacce a cui è sottoposta la biodiversità. Questo è un altro ambito di attività centrale per Tarumitra. «Fino a qualche decina di anni fa», prosegue il giovane, «nel Nord dell’India si trovavano oltre 1.400 varietà di alberi. Oggi vi sono aree dove ne sopravvivono al massimo 25. A Tarumitra è stato creato un vivaio in cui si cerca di conservare quante più specie possibili, sia di piante che di fiori. La varietà è il nostro motto». Mukesh ci mostra, tra gli altri, esemplari di bauhinia (il fiore simbolo dello Stato del Bihar), chupri aloo (la patata asiatica), amadi (una mistura di mango e zenzero), neelmani (un magnifico fiore azzurro), phalsa (qualcosa di simile ai nostri mirtilli), khus (un’erba ideale per preparare bevande estive) e alcune delle 116 varietà di bambù che ospita l’India.
Gli studenti di Tarumitra hanno preparato un sussidio sulla biodiversità dal titolo significativo (“L’ultimo albero”), che è andato ad affiancarsi ad altre centinaia di libri su temi ecologici consultabili nella biblioteca del centro. Ma i ragazzi non si sono limitati alla teoria. Grazie a campagne di sensibilizzazione promosse da Tarumitra, sono nate manifestazioni che, da Mumbai a Chennai (la vecchia Madras), da Calcutta ad Agra, hanno visto protagonisti migliaia di giovani per protestare contro lo scarso rispetto per l’ambiente a livello politico ed economico.
Spiritualità e natura
Incrociamo un gruppo di visitatori coreani, a dimostrazione di come Tarumitra abbia ormai assunto una dimensione internazionale. Quello che rimane tipicamente indiano è il mix tutto speciale tra natura e spiritualità. Ne nascono pratiche che in Europa definiremmo affrettatamente New Age e che invece qui affondano le radici in una millenaria sensibilità abituata a fondere amore per la natura, benessere fisico e ascesi spirituale. Ecco allora corsi di “danza della pioggia” (letteralmente) e “danza al ritmo della Terra”, workshop di eco-spiritualità, seminari sulle medicine alternative, ecco soprattutto Jal Mandir (Tempio della Terra), una cappella inter-religiosa dove sono conservate le sacre scritture delle principali religioni: un segno di dialogo e di unità in un periodo in cui, anche in India, il fondamentalismo religioso sembra avere il sopravvento. «Dalla divisione all’unità», dice orgogliosamente padre Athickal a proposito della missione di Tarumitra. «Un sogno divenuto realtà», gli fa eco Mukesh: «un lussureggiante angolo di verde a Patna».