"Questo festival è il grido di raccolta del popolo nero ormai risoluto a prendere in mano il proprio destino. Io invito gli africani d’Africa e della diaspora ad andare oltre le ferite della storia per ripensare lo sviluppo del continente": è stato questo il messaggio del presidente del Benin, Mathieu Kérékou, in occasione della cerimonia ufficiale d’apertura della terza edizione del festival internazionale "Gospel e Radici". Fu lo stesso capo di Stato beninese a promuovere l’iniziativa nel dicembre del 1999 a chiusura della Conferenza internazionale per la rinconciliazione e lo sviluppo. Fino all’8 agosto 1.500 partecipanti provenienti da 17 Paesi – 15 gruppi e 200 artisti per la sezione Gospel, 25 gruppi e 250 artisti per la sezione Radici – animeranno questo ricco appuntamento interculturale che si terrà a Cotonou (capitale del Benin), Porto-Novo (32 chilometri a est di Cotonou) e Ouidah (42 chilometri a ovest). Un' iniziativa patrocinata da Hope Sullivan, figlia del reverendo Léon Sullivan, figura di rilievo nella lotta per i diritti civili delle popolazioni nere degli Stati Uniti, e da Andrew Young, compagno di Martin Luther King e primo afro-americano a rappresentare Washington in un seggio delle Nazioni Unite. Il tema di quest’anno è la riscoperta delle Antille ("Kréol attitudes", "Attitudini creole") e della ‘creolità’. E' previsto un atelier sulla storia del genere musicale gospel, quale radice di altre correnti e dell’identità culturale dei neri della diaspora. Gli artisti presenti sono di risonanza internazionale oppure si sono distinti nei rispettivi Paesi d’origine. Il direttore del festival, Simon Adovèlandé, ha sottolineato durante l’inaugurazione che si tratta "di una manifestazione a carattere sociale, culturale e scientifico, di un pellegrinaggio annuale di tutto un popolo che intende riflettere sull’avvenire; un prezioso strumento per riscrivire la storia di gente che guarisce lentamente dalle sue ferite".