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Come non sentirsi soli nello spazio
Le missioni spaziali lunghe presentano molte sfide, non solo tecniche ma anche psicologiche.
Gli astronauti si ritrovano a passare settimane o mesi in spazi ridotti in compagnia di pochi colleghi, isolati dal resto dell’umanità. E’ quindi importante prevedere come questa esperienza possa influire sul loro benessere mentale e se ci sono attività che possano prevenirne gli effetti negativi.
E’ questo uno degli obiettivi del progetto LUNARK, i cui risultati sono stati pubblicati su Acta Astronautica.
Due uomini sui vent’anni hanno passato 61 giorni in una speciale unità abitativa nella Groenlandia del nord, costruita in modo da somigliare a un modulo lunare. I partecipanti hanno dovuto fare i conti con temperature esterne di -30°C e un mese di oscurità completa, senza avere altri contatti tranne un breve messaggio giornaliero da mandare a casa.
Entrambi hanno mostrato un desiderio crescente di contatto sociale man mano che la missione progrediva. Più era il tempo passato a parlare con l’altro su questioni personali e a partecipare ad attività, meno sentimenti negativi venivano rilevati.
I ricercatori hanno concluso che gli astronauti possono non fare esperienza di emozioni negative come chi è in prigione o è stato escluso dalla collettività. Ciò è dovuto al fatto che le missioni spaziali sono una libera scelta e hanno una chiara data di termine. Ma c’è lo stesso la possibilità di subire effetti psicologici negativi, e lo studio suggerisce qualche strategia. In particolare, le attività fisiche e di ricreazione, le chiacchierate tra colleghi su temi non riguardanti la missione sembrano avere gli effetti desiderati.
Gli astronauti si ritrovano a passare settimane o mesi in spazi ridotti in compagnia di pochi colleghi, isolati dal resto dell’umanità. E’ quindi importante prevedere come questa esperienza possa influire sul loro benessere mentale e se ci sono attività che possano prevenirne gli effetti negativi.
E’ questo uno degli obiettivi del progetto LUNARK, i cui risultati sono stati pubblicati su Acta Astronautica.
Due uomini sui vent’anni hanno passato 61 giorni in una speciale unità abitativa nella Groenlandia del nord, costruita in modo da somigliare a un modulo lunare. I partecipanti hanno dovuto fare i conti con temperature esterne di -30°C e un mese di oscurità completa, senza avere altri contatti tranne un breve messaggio giornaliero da mandare a casa.
Entrambi hanno mostrato un desiderio crescente di contatto sociale man mano che la missione progrediva. Più era il tempo passato a parlare con l’altro su questioni personali e a partecipare ad attività, meno sentimenti negativi venivano rilevati.
I ricercatori hanno concluso che gli astronauti possono non fare esperienza di emozioni negative come chi è in prigione o è stato escluso dalla collettività. Ciò è dovuto al fatto che le missioni spaziali sono una libera scelta e hanno una chiara data di termine. Ma c’è lo stesso la possibilità di subire effetti psicologici negativi, e lo studio suggerisce qualche strategia. In particolare, le attività fisiche e di ricreazione, le chiacchierate tra colleghi su temi non riguardanti la missione sembrano avere gli effetti desiderati.