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Come il Clima Influenza la Storia: nel Medioevo Faceva più Caldo
Le temperature di questi anni non sono le più alte del millennio; le attuali condizioni climatiche non sono le più estreme della storia.
Lo affermano i ricercatori dell'Harvard University in uno studio pubblicato in Italia dalla rivista cattolica "Green Watch News".
Né questi ricercatori sono i primi a sostenerlo. E' una cosa nota da decenni.
Secondo lo studio, dal IX al XIV secolo c'è stato un periodo caldo, con temperature globali più alte mediamente di almeno un grado rispetto a oggi.
Il riscaldamento globale c'era già nel Medioevo, prima che le ciminiere delle centrali e gli scarichi delle automobili inondassero l'atmosfera di gas serra.
Quello a cui assistiamo sarebbe dunque un fenomeno ciclico.
Il record degli anni più caldi, secondo i climatologi dell'Harvard University, spetterebbe ai cinque secoli medievali compresi tra l'800 dopo Cristo e il 1300. In quel periodo la civiltà umana si sviluppò enormemente, in Inghilterra si coltivava la vite e la Groenlandia era in parte libera da ghiacci.
Si assistette infatti alla nascita dell'Età comunale italiana. Nel Medioevo c'era ampia disponibilità di cibo e le testimonianze sulla dieta anche degli stati sociali meno abbienti conferma l'abbondanza di carni. La popolazione europea aumentò a dismisura, arrivando a livelli raggiunti solamente con la Rivoluzione industriale. Tuttavia per nutrire questa popolazione numerosissima c'era bisogno di molte colture che la tecnologia agricola di allora non poteva assicurare se non attraverso il latifondo e il disboscamento.
I censimenti condotti in Italia confermano infatti che il periodo di massimo disboscamento della Penisola fu nel '300; si arrivò ad abbattere gli alberi per ottenere nuove colture perfino nella media montagna.
Solamente l'agricoltura intensiva e meccanizzata del '900 ha permesso di aumentare le rese su territori agricoli più contenuti, e negli ultimi decenni l'Italia ha abbandonato le aree agricole meno produttive per concentrare le colture nelle zone pianeggianti (e meccanizzabili); la produzione agricola comunque negli ultimi decenni è di gran lunga superiore rispetto a quella che era stata raggiunta nel Medioevo.
L'abbandono delle colture collinari e montane ha portato in questi anni a una "ripresa" della foresta, e stando ai censimenti ufficiali la fine del '900 è il periodo più "boscato" degli ultimi 700 anni dell'Italia.
Il Medioevo fu interrotto da una mini-glaciazione: il cambiamento del clima fu accompagnato dalle pestilenze che dimezzarono di colpo la popolazione italiana ed europea, e la piccola glaciazione ebbe il periodo più freddo nel '600 e proseguì fino al 1850 con temperature di 2,5, tre gradi più fredde di oggi. D'inverno ghiacciavano i grandi fiumi e perfino la Laguna di Venezia, sulla quale non era raro poter pattinare (accadde nel '700 ma anche ai primi del '900).
Finché le tecnologie agricole erano elementari e legate direttamente ai fattori climatici, il riscaldamento del Medioevo e la mini-glaciazione avevano conseguenze dirette sulla ricchezza dell'Europa, come conferma la crisi economica del '600.
La prosperità e l'espansione della civiltà europea coinciderebbero proprio con il periodo nel quale le temperature erano più alte. "Durante il periodo mite del Medio Evo, il mondo era molto più caldo di oggi, e la storia dimostra che fu un periodo di tempo magnifico e prospero", mentre, sottolinea la rivista cattolica, "epidemie, carestie e collasso economico si susseguirono in occasione della piccola glaciazione". E infatti, "quando la temperatura cominciò a scendere i raccolti diminuirono e l'attività vinicola in Inghilterra morì".
Lo studio anticipato da Green Watch News sarà pubblicato integralmente da 'Energy and Environment' (Energia e Ambiente) e, assicura la rivista cattolica, "si basa su una rassegna di 240 diversi studi internazionali che hanno raccolto informazioni indirette sulle temperature medievali, ricavandole da sedimenti estratti col metodo del carotaggio, dagli anelli di accrescimento degli alberi secolari, e da antiche testimonianze scritte".
Lo affermano i ricercatori dell'Harvard University in uno studio pubblicato in Italia dalla rivista cattolica "Green Watch News".
Né questi ricercatori sono i primi a sostenerlo. E' una cosa nota da decenni.
Secondo lo studio, dal IX al XIV secolo c'è stato un periodo caldo, con temperature globali più alte mediamente di almeno un grado rispetto a oggi.
Il riscaldamento globale c'era già nel Medioevo, prima che le ciminiere delle centrali e gli scarichi delle automobili inondassero l'atmosfera di gas serra.
Quello a cui assistiamo sarebbe dunque un fenomeno ciclico.
Il record degli anni più caldi, secondo i climatologi dell'Harvard University, spetterebbe ai cinque secoli medievali compresi tra l'800 dopo Cristo e il 1300. In quel periodo la civiltà umana si sviluppò enormemente, in Inghilterra si coltivava la vite e la Groenlandia era in parte libera da ghiacci.
Si assistette infatti alla nascita dell'Età comunale italiana. Nel Medioevo c'era ampia disponibilità di cibo e le testimonianze sulla dieta anche degli stati sociali meno abbienti conferma l'abbondanza di carni. La popolazione europea aumentò a dismisura, arrivando a livelli raggiunti solamente con la Rivoluzione industriale. Tuttavia per nutrire questa popolazione numerosissima c'era bisogno di molte colture che la tecnologia agricola di allora non poteva assicurare se non attraverso il latifondo e il disboscamento.
I censimenti condotti in Italia confermano infatti che il periodo di massimo disboscamento della Penisola fu nel '300; si arrivò ad abbattere gli alberi per ottenere nuove colture perfino nella media montagna.
Solamente l'agricoltura intensiva e meccanizzata del '900 ha permesso di aumentare le rese su territori agricoli più contenuti, e negli ultimi decenni l'Italia ha abbandonato le aree agricole meno produttive per concentrare le colture nelle zone pianeggianti (e meccanizzabili); la produzione agricola comunque negli ultimi decenni è di gran lunga superiore rispetto a quella che era stata raggiunta nel Medioevo.
L'abbandono delle colture collinari e montane ha portato in questi anni a una "ripresa" della foresta, e stando ai censimenti ufficiali la fine del '900 è il periodo più "boscato" degli ultimi 700 anni dell'Italia.
Il Medioevo fu interrotto da una mini-glaciazione: il cambiamento del clima fu accompagnato dalle pestilenze che dimezzarono di colpo la popolazione italiana ed europea, e la piccola glaciazione ebbe il periodo più freddo nel '600 e proseguì fino al 1850 con temperature di 2,5, tre gradi più fredde di oggi. D'inverno ghiacciavano i grandi fiumi e perfino la Laguna di Venezia, sulla quale non era raro poter pattinare (accadde nel '700 ma anche ai primi del '900).
Finché le tecnologie agricole erano elementari e legate direttamente ai fattori climatici, il riscaldamento del Medioevo e la mini-glaciazione avevano conseguenze dirette sulla ricchezza dell'Europa, come conferma la crisi economica del '600.
La prosperità e l'espansione della civiltà europea coinciderebbero proprio con il periodo nel quale le temperature erano più alte. "Durante il periodo mite del Medio Evo, il mondo era molto più caldo di oggi, e la storia dimostra che fu un periodo di tempo magnifico e prospero", mentre, sottolinea la rivista cattolica, "epidemie, carestie e collasso economico si susseguirono in occasione della piccola glaciazione". E infatti, "quando la temperatura cominciò a scendere i raccolti diminuirono e l'attività vinicola in Inghilterra morì".
Lo studio anticipato da Green Watch News sarà pubblicato integralmente da 'Energy and Environment' (Energia e Ambiente) e, assicura la rivista cattolica, "si basa su una rassegna di 240 diversi studi internazionali che hanno raccolto informazioni indirette sulle temperature medievali, ricavandole da sedimenti estratti col metodo del carotaggio, dagli anelli di accrescimento degli alberi secolari, e da antiche testimonianze scritte".