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Cina: Incriminato per Sovversione per Aver "Chattato" su Internet
Rischia fino a 15 anni di prigione, Li Zhi, trentaduenne amministratore pubblico della città di Dazhou, nella provincia Sichuan in Cina, per essersi messo in contatto con dissidenti cinesi all’estero attraverso una ‘chat’ su internet. Li è stato incriminato per cospirazione e tentativo di sovversione. Lo rivela oggi l’associazione per i diritti umani ‘Human Rights in China’ con sede negli Usa, precisando che l’uomo era stato arrestato l’8 agosto e che le imputazioni sono state formalizzate il 3 settembre. Le autorità di Pechino hanno avviato da tempo una campagna di repressione contro la libertà di espressione su internet, malgrado la volontà espressa dal governo si sollecitare l’uso delle nuove tecnologie in Cina. A maggio quattro persone, agli arresti da venti mesi, sono state condannate a pene tra gli otto e i dieci anni di reclusione per aver creato un sito web ed una ‘chat’ (Società della nuova gioventù), per parlare di democrazia e riforme sociali in Cina; un quinto dissidente on line, arrestato nel 2000, è stato condannato a cinque anni di reclusione per aver diffuso una pagina internet sui diritti umani. Secondo ‘Reporter senza frontiere’ sono 36 le persone arrestate negli ultimi anni per aver pubblicato on line materiale non gradito alla politica di Pechino. L’organizzazione che vigila sulla libertà di stampa nel mondo sostiene che le autorità cinesi impieghino 30mila operatori per controllare cosa i cittadini leggono, scrivono o discutono sul web.


