Un vescovo cinese ha affermato che in Cina, gli atei sono quasi scomparsi, anche fra i membri del partito.
La Costituzione cinese difende l'ateismo e dall'inizio dell'anno la leadership del Partito Cinese Comunista (Pcc) sta lavorando per eliminare la corruzione e l'appartenenza alle religione: in base all'articolo 49 dei “Regolamenti sui provvedimenti disciplinari nel Pcc”, tutti coloro che organizzano, guidano o prendono parte in un qualunque culto, vengono immediatamente espulsi dal partito. La stessa sorte tocca a coloro che utilizzano la religione per "mettere a rischio l'unità della nazione". La stessa amministrazione statale per la radio e la televisione ha spinto i media a promuovere l'ateismo.
Secondo il vescovo le direttive del partito sono indirizzate proprio ai suoi membri: chi entra nel partito lo fa per la carriera, e non ha il coraggio poi di ammettere bisogni più profondi. Ciò che cercano è una religione.
Sono molti infatti, in base a quanto affermato dal vescovo,i membri del Pcc che si convertono a qualche religione o praticano metodi di meditazione della Falun Gong, setta che, proprio a causa della sua ampia diffusione, viene vista dal partito come una grande minaccia alla sua stabilità. Molti membri del partito partecipano in segreto a riti religiosi buddisti, si recano ai templi per avere indicazioni spirituali, qualcuno dice di essere battezzato e di essere pronto ad abbandonare il partito se venisse scoperto.