La polizia cinese ha trasformato in arresti il fermo di 12 membri della chiesa cristiana clandestina, trattenuti dal 6 giugno scorso dopo un’irruzione in quattro case private dove si stavano celebrando delle funzioni religiose in un villaggio della provincia di Yunnan (sudovest della Cina). Otto di loro rischiano la detenzione in campi di lavoro se la corte li riconoscerà colpevoli di “diffondere superstizioni feudali”. Sembra che gli arrestati appartengano ad un confessione evangelista. Pur riconoscendo la libertà di religione, le autorità cinesi permettono ai cittadini di professare il loro credo solo all’interno di organizzazioni ecclesiali riconosciute dallo Stato. In particolare non è permesso svolgere delle funzioni in sedi private. Le autorità demandate al controllo delle organizzazioni religiose hanno giustificato l’arresto affermando che gli imputati stavano svolgendo delle attività non autorizzate: “vanno due volte alla settimana nei villaggi a diffondere credenze superstiziose tra i contadini chiedendo loro, già poveri, delle donazioni”. I cristiani di confessione evangelica sono molto diffusi in alcune aree della Cina e in parte tollerati, ma le autorità vedono con sospetto alcune modalità di evangelizzazione ritenute aggressive.