sab, 10 maggio 2025

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Ciad: i Medicinali a Prezzi Alti Favoriscono la Diffusione dell'Aids

"In Ciad, l’Aids non è ancora un’emergenza nazionale. Rispetto all’Africa del Sud, i malati sono in numero ridotto. Ma è necessario intervenire subito, affinché il virus non si diffonda troppo". Angelo Locatelli guarda con realismo a una situazione che potrebbe a breve diventare una vera emergenza. Lui conosce la situazione sanitaria ciadiana. Per anni, come direttore dell’Ong milanese Acra, ha seguito e sostenuto i progetti dell’ospedale, fondato e gestito dai padri gesuiti italiani, a Goundi.
L’Aids, in Ciad come nel resto dell’Africa, ha iniziato a diffondersi verso la metà degli anni ’80. Le campagne di informazione e di prevenzione, insieme a stili di vita sostanzialmente corretti, hanno permesso di contenere l’epidemia. Nel 2000 il virus Hiv-Aids aveva colpito il 7 per cento degli adulti. Con punte in alcune aree del 10 per cento della popolazione fra i 15 e i 49 anni e del 26 per cento fra le fasce sensibili (donne e bambini). Una situazione lontana dal dramma di Paesi come il Sudafrica, lo Zimbabwe, il Botswana. "Ma non si deve abbassare la guardia - avverte Locatelli -. Il tasso di natalità del Ciad è del 43 per mille. Si stima che a breve 15mila donne sieropositive e incinte trasmetteranno il virus al 30 per cento dei loro figli tramite la gravidanza e il parto e il 20 per cento attraverso l’allattamento. Nell’ospedale di Goundi il 7 per cento dei decessi è ormai dovuto all’Aids che è diventata la quinta causa di morte (dopo malaria, meningite, infezioni respiratorie e diarrea). Il rischio è che il virus possa diffondersi incontrollato". In molti Paesi dell’Africa sono da tempo stati introdotti i farmaci antiretrovirali che, se non curano la malattia, almeno permettono di tenerla sotto controllo. Per il Ciad però questi farmaci sono troppo cari. Nel Paese una cura costa sui 60 euro al mese contro un reddito medio annuo di 230 euro. Ma soprattutto non è assicurata la continuità della fornitura dei farmaci. "L’introduzione delle cure - spiega Locatelli - non può prescindere da un intervento dello Stato che, attraverso una strategia a livello nazionale, renda disponibili con continuità farmaci a basso prezzo e indichi protocolli di cura praticabili. Se non dovesse esserci questo intervento, il rischio è che, quei pochi ospedali che potrebbero introdurre le cure, verrebbero presi d’assalto, intasando strutture già al limite delle loro potenzialità". È il caso dell’ospedale di Goundi. Ospedale di riferimento di un intero distretto, conta su una struttura centrale nella cittadina di Goundi e otto centri sanitari periferici per un totale di 110 posti letto. Una struttura che non è solo sanitaria, ma che mira a uno sviluppo integrato della regione attraverso programmi agricoli e di formazione diretti alla popolazione locale. "Contro l’Aids - sottolinea Locatelli -, viste le difficoltà nell’affrontare le cure, l’ospedale si sta concentrando soprattutto sulla fase di prevenzione. La gente viene informata su che cos’è il virus, come si trasmette, come può essere evitato". A Goundi vengono anche effettuati i test che rivelano l’infezione. Ogni anno ne vengono praticati un migliaio ai donatori di sangue, a pazienti considerati a rischio o a pazienti che devono essere sottoposti a interventi chirurgici. "È chiaro che la prevenzione non può bastare - avverte Locatelli -. Ai malati vanno date cure e sostegno (anche psicologico). Un’assistenza che, ripeto, dev’essere assicurata a tutti a livello nazionale con interventi e progetti sostenuti dallo Stato. Un primo tassello di questa strategia potrebbe essere il policlinico che stiamo realizzando a N’Djamena. È una struttura che avrà 90 posti letto (per poi salire a 180) e che appoggerà l’Università con corsi e tirocini pratici per medici. Non si occuperà solo di Aids, ma potrebbe diventare un presidio per la prevenzione e, soprattutto, per la cura del virus".

Scheda dettagli:

Data: 27 giugno 2003
Fonte/Casa Editrice: Misna
Categoria:
Sottocategoria:
Biodanza, 5Ritmi, Danze sacre e altre

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