mer, 06 agosto 2025

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Chile: Salta Industria Salmone per Sospettato Utilizzo di Sostanze Cancerogene

Rosa María Pinto, giudice del sedicesimo Tribunale criminale di Santiago, sta investigando su alcune compagnie cilene produttrici di salmone, accusate di usare nei loro centri di piscicoltura della Decima (Los Lagos), Undicesima (Aysén) e Dodicesima (Magallanes) regione del sud del Paese, un prodotto chimico cancerogeno proibito in tutto il mondo, la leucomalachite, impiegata per eliminare i funghi che rendono questo tipo di pesce nocivo e non commerciabile. La leucomalachite è uno dei due nemici – l’altro è il mortale batterio ‘Clostridium botulinun’ – che rischiano di mettere in drammatica evidenza le carenze igieniche del salmone prodotto in Cile e il forte impatto ambientale imposto dai produttori alle regioni nelle quali sono attivi i centri di piscicoltura. Il Paese sudamericano, secondo esportatore mondiale di salmone è, in questo momento, ben più di un osservato speciale. Oltre al giudice Pinto anche l’Unione Europea sta tenendo d’occhio i produttori di Santiago, dopo che a Rotterdam, in Olanda, recentemente i funzionari sanitari della Ue hanno trovato ben quattro container di salmone cileno alla leucomalachite. Se l’Unione decidesse di proibire l’importazione di questo pregiato pesce dal Cile, per l’economia del Paese sudamericano l’impatto sarebbe fortissimo. Il salmone, infatti, è oggi il quarto principale bene d’esportazione nazionale. Nel 2002 il fatturato derivante dalla vendita all’estero di questo prodotto ha fruttato alla bilancia commerciale 973 milioni di dollari, pari al 5,5 per cento del fatturato delle esportazioni cilene nel mondo. Per il 2003 sono attesi incassi pari a un miliardo e 200 milioni di dollari. I principali mercati per il salmone di Los Lagos, Aysén e Magallanes sono quelli statunitense (al maggio 2003 gli Usa avevano importato dal Cile 213 milioni di dollari di salmone e solo 165 di rame), europeo e giapponese. L’Unione europea in particolare è molto attenta alla qualità del prodotto e alle politiche ambientali adottate per la piscicoltura. Due elementi sembrano però, in questo momento, andare contro i produttori cileni: il fatto che il salmone sudamericano abbia eroso negli ultimi dieci anni una parte consistente del mercato norvegese (oggi il Paese nordeuropeo detiene il controllo del 37 per cento del mercato mondiale contro il 35 per cento di Santiago); e l’ostentato disinteresse latinoamericano per le problematiche ambientali: “sebbene sia difficile comprenderlo, gli allerta sanitari sono parte delle regole del gioco nell’interscambio commerciale” ha detto Sergio Mujica, direttore del ‘Servizio nazionale della pesca’ cileno (Semapesca). Dopo il sequestro dei quattro container in Olanda, comunque, il pericolo che scatti un’allerta sanitario in Europa è più che mai forte. Già nel novembre 2002 e nel marzo 2003 la Gran Bretagna ha proclamato per due volte la sospensione dell’importazione del prodotto per aver trovato leucomalachite in partite di pesce cileno. La sostanza, tra l’altro vietata dal governo di Santiago nel 1997, oltre a essere cancerogena può provocare negli esseri umani, secondo l’Università cattolica cilena, diarrea, dolori addominali, forti mal di testa, nausea, svenimenti oltre a poter essere pericolosa per la vista. Nel caso dei dipendenti delle società attive nel settore, un’esposizione permanente alla sostanza potrebbe invece provocare dermatiti, reazioni allergiche e asma.

Scheda dettagli:

Data: 14 agosto 2003
Fonte/Casa Editrice: Misna

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