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Carceri: Distribuiti "Kit Anti Aids", ma i Preservativi Rimangono Vietati per Legge
Uno spazzolino da denti, un tagliaunghie, una salvietta antibattericida, un rasoio usa e getta. I detenuti delle carceri dell’Emilia Romagna - 1300 in tutto, esclusa Parma che non ha aderito all’iniziativa - potranno contare su questi semplici oggetti essenziali per l’igiene personale quotidiana e per la prevenzione della diffusione dell’Hiv ma non sui profilattici il cui possesso, così come quello di siringhe, è ancora vietato per legge ai carcerati. La regione Emilia Romagna, si affretta a precisare l’assessore Gianluca Borghi, aveva proposto che anche il profilattico potesse fare il proprio ingresso nelle carceri e trovasse spazio nel regolamento che indica le disposizioni al riguardo. ma da parte del governo centrale le vecchie indicazioni sono rimaste tali. Gli obiettivi e le modalità di diffusione del kit nelle carceri di Bologna, Piacenza e Rimini sono state illustrate questa mattina in un incontro nel carcere della Dozza dall’assessore borghi e da Manuela Ceresani, direttore di fresca nomina della casa circondariale bolognese. Prima del kit, così come è già stato fatto a Rimini e a Piacenza, ai detenuti della Dozza verrà consegnato un questionario in sette lingue (quelle in uso nelle carceri, dove la media delle presenze degli extracomunitari sul totale è pari al 30%, con punte attorno al 50%). L’obiettivo dell’indagine è capire quale grado di conoscenza ci sia sull’Aids e sulle sue modalità di trasmissione. Una volta raccolte le risposte ci sarà una seconda fase: all’atto della consegna del kit verrà nuovamente distribuito il questionario e i ricercatori potranno valutare eventuali vuoti o carenze di conoscenza. “La ricerca - spiega borghi - ci fornirà indicazioni per fare di più e meglio”. Anche rispetto al problema dello screening sullo stato di salute che al momento del loro arrivo i detenuti tendono a rifiutare: nel 2002 solo 960 persone, su 5.038 entrati, si sono sottoposte a screening Hiv (il 19%), e di queste 20 sono risultate positive ai test. La spesa farmaceutica per le terapie per patologie legate alla sieropositività è circa un terzo di quella complessiva. Per le patologie più complesse è stata creata a Modena una struttura di livello intermedio in grado di ospitare fino ad un massimo di 12 persone. Proprio sul versante dell’assistenza sanitaria ai detenuti lancia un allarme borghi quando dice che “nel cassetto giace da troppo tempo un progetto di riforma” per il passaggio delle competenze in chiave federalista. “siamo molto preoccupati - dice Borghi - per la sottovalutazione del ministero di questo aspetto. La regione continuerà a sollecitare con forza una piena assunzione di responsabilità e ad opporsi ai tagli che penalizzano la salute e la prevenzione dalle malattie dei detenuti”.