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Cambogia - Thailandia: Sempre più Grave la Crisi Diplomatica
Si aggrava la crisi diplomatica tra Cambogia e Thailandia, in seguito all’assalto di ieri all’ambasciata thailandese nella capitale cambogiana, Phnom Penh, quando un migliaio di persone si sono riunite intorno all’edificio lanciando oggetti incendiari sul suo interno.
Oggi la Thailandia ha annunciato chiusura delle frontiere con la Cambogia. Bangkok ha richiamato la propria delegazione diplomatica invitando quella cambogiana a lasciare il Paese. Nel frattempo, in mattinata mezzi dell’aviazione militare thailandese hanno evacuato da Phnom Penh 500 cittadini in fuga dai saccheggi che per tutta la giornata di mercoledì, e in parte anche oggi, hanno colpito negozi e imprese di proprietà thailandese.
E’ bastata una frase attribuita ad un’attrice di telenovelas e citata da un giornale di Bangkok a scatenare un’ondata di risentimento. La star televisiva Suwanna Konying avrebbe rivendicato l’origine thailandese della valle templi di Ankor Wat, icona dell’identità nazionale cambogiana (ma l’artista nega di aver rilasciato quell’intervista).
Fonti della società civile spiegano alla MISNA che la protesta, certamente esagerata, ha trovato alimento nella frustrazione della popolazione locale a causa delle crisi economica. Una situazione che rende i cambogiani particolarmente sensibili a tutto ciò che può sembrare un’offesa alla loro identità culturale e nazionale. In particolare se proviene da un vicino con cui i rapporti non sono mai stati sereni, come la Thailandia. Con Bangkok, infatti, sono ancora in sospeso questioni attinenti ai confini tra i due Paesi. Inoltre, non sono mai state chiarite le eventuali complicità che in passato avrebbero legato alcuni alti esponenti dell’esercito thailandese e i khmer rossi del regime di Pol Pot, che tiranneggiarono la popolazione dal 1975 al 1979, ed in seguito durante la lunga guerra civile. Ma perché tanto accanimento per un’ ‘offesa’ contro un complesso architettonico, per quanto eccezionale? “La città sacra di Angkor Wat era la capitale dell’impero Khmer che dall’ottavo e al quindicesimo secolo d.c. si estendeva su tutto il sudest asiatico”, spiega alla MISNA un operatore umanitario che non vuole essere citato per motivi di sicurezza. “Oltre la Cambogia, il regno comprendeva la Thailandia ma anche il Laos, il Vietnam, la Malaysia e il Myanmar. Di questa cultura i cambogiani si sentono i legittimi eredi”. Non stupisce, quindi, ritrovare sulla bandiera nazionale la silhouette del principale tra i templi di Angkor Wat . “Probabilmente ha pesato anche il fatto che l’’insulto’ proveniva da una diva delle telenovelas thailandesi che, come tutti gli altri prodotti delle reti tv di Bangkok, sono molto seguite ed amate in Cambogia”, aggiunge l’interlocutore. L’economia thailandese, infatti, ha un trend decisamente migliore di quella del vicino, permettendo al Paese di conquistare una posizione preminente nella penisola indocinese dal punto di vista delle relazioni commerciali e della produzione culturale di massa. Questa maggiore ricchezza ha portato molti investitori thailandesi ad aprire aziende in Cambogia. Il successo economico unito ad un atteggiamento non sempre rispettoso dei diritti della manodopera, ha creato tra la popolazione locale il sospetto che gli investitori siano venuti a ‘sfruttare’ le risorse del Paese.
Il bilancio della sommossa parla di danni per 23 milioni di dollari. Non è stata ancora confermata la notizia della morte di un cittadino tailandese durante il saccheggio all’Hotel Royal Phonm Pehn. Altri due alberghi, due ristoranti, un ufficio della ‘Thai airways’ e le sedi di tre compagnie di telecomunicazione – tutte proprietà di cittadini tailandesi - sono stati seriamente danneggiati.
Il primo ministro cambogiano Hun Sen ha attribuito le violenze ad un “gruppo di estremisti” e ha ammesso che i rapporti con la Thailandia si sono fatti particolarmente tesi.
Tutto questo può nascere da un’opinione espressa da un personaggio della Tv? “Forse può nascere così”, riflette la nostra fonte. “Ma per capire perché ‘cresca’ fino alla violenza forse bisognerebbe guardare un poco più là. Ci si accorgerebbe, ad esempio, che il prossimo 27 luglio ci saranno le elezioni in Cambogia. Forse qualche forza politica potrebbe avvantaggiarsi di questo rinnovato sentimento nazionalista”, conclude. (di Barbara Fabiani)
Oggi la Thailandia ha annunciato chiusura delle frontiere con la Cambogia. Bangkok ha richiamato la propria delegazione diplomatica invitando quella cambogiana a lasciare il Paese. Nel frattempo, in mattinata mezzi dell’aviazione militare thailandese hanno evacuato da Phnom Penh 500 cittadini in fuga dai saccheggi che per tutta la giornata di mercoledì, e in parte anche oggi, hanno colpito negozi e imprese di proprietà thailandese.
E’ bastata una frase attribuita ad un’attrice di telenovelas e citata da un giornale di Bangkok a scatenare un’ondata di risentimento. La star televisiva Suwanna Konying avrebbe rivendicato l’origine thailandese della valle templi di Ankor Wat, icona dell’identità nazionale cambogiana (ma l’artista nega di aver rilasciato quell’intervista).
Fonti della società civile spiegano alla MISNA che la protesta, certamente esagerata, ha trovato alimento nella frustrazione della popolazione locale a causa delle crisi economica. Una situazione che rende i cambogiani particolarmente sensibili a tutto ciò che può sembrare un’offesa alla loro identità culturale e nazionale. In particolare se proviene da un vicino con cui i rapporti non sono mai stati sereni, come la Thailandia. Con Bangkok, infatti, sono ancora in sospeso questioni attinenti ai confini tra i due Paesi. Inoltre, non sono mai state chiarite le eventuali complicità che in passato avrebbero legato alcuni alti esponenti dell’esercito thailandese e i khmer rossi del regime di Pol Pot, che tiranneggiarono la popolazione dal 1975 al 1979, ed in seguito durante la lunga guerra civile. Ma perché tanto accanimento per un’ ‘offesa’ contro un complesso architettonico, per quanto eccezionale? “La città sacra di Angkor Wat era la capitale dell’impero Khmer che dall’ottavo e al quindicesimo secolo d.c. si estendeva su tutto il sudest asiatico”, spiega alla MISNA un operatore umanitario che non vuole essere citato per motivi di sicurezza. “Oltre la Cambogia, il regno comprendeva la Thailandia ma anche il Laos, il Vietnam, la Malaysia e il Myanmar. Di questa cultura i cambogiani si sentono i legittimi eredi”. Non stupisce, quindi, ritrovare sulla bandiera nazionale la silhouette del principale tra i templi di Angkor Wat . “Probabilmente ha pesato anche il fatto che l’’insulto’ proveniva da una diva delle telenovelas thailandesi che, come tutti gli altri prodotti delle reti tv di Bangkok, sono molto seguite ed amate in Cambogia”, aggiunge l’interlocutore. L’economia thailandese, infatti, ha un trend decisamente migliore di quella del vicino, permettendo al Paese di conquistare una posizione preminente nella penisola indocinese dal punto di vista delle relazioni commerciali e della produzione culturale di massa. Questa maggiore ricchezza ha portato molti investitori thailandesi ad aprire aziende in Cambogia. Il successo economico unito ad un atteggiamento non sempre rispettoso dei diritti della manodopera, ha creato tra la popolazione locale il sospetto che gli investitori siano venuti a ‘sfruttare’ le risorse del Paese.
Il bilancio della sommossa parla di danni per 23 milioni di dollari. Non è stata ancora confermata la notizia della morte di un cittadino tailandese durante il saccheggio all’Hotel Royal Phonm Pehn. Altri due alberghi, due ristoranti, un ufficio della ‘Thai airways’ e le sedi di tre compagnie di telecomunicazione – tutte proprietà di cittadini tailandesi - sono stati seriamente danneggiati.
Il primo ministro cambogiano Hun Sen ha attribuito le violenze ad un “gruppo di estremisti” e ha ammesso che i rapporti con la Thailandia si sono fatti particolarmente tesi.
Tutto questo può nascere da un’opinione espressa da un personaggio della Tv? “Forse può nascere così”, riflette la nostra fonte. “Ma per capire perché ‘cresca’ fino alla violenza forse bisognerebbe guardare un poco più là. Ci si accorgerebbe, ad esempio, che il prossimo 27 luglio ci saranno le elezioni in Cambogia. Forse qualche forza politica potrebbe avvantaggiarsi di questo rinnovato sentimento nazionalista”, conclude. (di Barbara Fabiani)