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Caccia: Ucciso l'Ultimo Esemplare Italiano di Gatto Selvatico
Molti esperti lo ritenevano estinto, la letteratura in materia lo dava certamente assente, qualcuno sospettava la sua presenza, ma senza uno straccio di prova. La prova adesso è arrivata: e al cacciatore che inconsapevolmente l'ha fornita, da un lato va il biasimo per un gesto sciagurato e dall'altro un qualche rinoscimento per aver consegnato un reperto di enorme valore.
Un gatto selvatico è stato ucciso venerdì scorso sui monti di Carpegna, in un'area contigua al parco del Sasso Simone e Simoncello. E' stato rinvenuto da un selecacciatore della zona, Silvano Cangini, che ha subito avvertito Angelo Giuliani, direttore dell'Osservatorio epidemiologico per la fauna selvatica della Provincia. I primi esami sull'animale, eseguiti sabato nella sede di Urbania dal dottor Paolo Coli, coordinatore dei servizi veterinari dell'Asl 2 di Urbino, hanno confermato che si tratta proprio di Felis silvestris: un maschio giovane del peso di 4,5 chili, all'incirca dell'età di due anni, all'apparenza in buona salute. Inconfondibili i segni di riconoscimento di quello che oggi è l'unico felino allo stato selvatico presente in Italia, a parte un paio di stazioni di lince (reintrodotta nel Parco d'Abruzzo, sconfinata nelle Alpi orientali): le dimensioni del capo, la corporatura robusta, la colorazione d'insieme (dal grigio al bruno giallastro), le tre striature che si dipartono dal capo per poi congiungersi lungo la linea della spina dorsale; e soprattutto la coda grande, folta e tozza ad anelli scuri concentrici, con la grande macchia nera terminale. Tutto ciò lo rende nettamente distinguibile dal gatto domestico.
L'esemplare di gatto selvatico è stato ucciso con ogni probabilità da una fucilata, come testimoniano le ferite al capo (con un orecchio sforacchiato) e al corpo. E' stato trovato ai piedi di un grande albero, all'interno di una faggeta mista di alto fusto, il suo ambiente preferito.
Felis silvestris è considerato dai testi scientifici "specie frtemente minacciata e in declino". Ma quel che più sorprende è che tutti i manuali lo danno assente nel nostro territorio. L'Atlante dei mammiferi europei individua come areale di distribuzione quello a sud del Conero. La guida dei mammiferi d'Europa afferma: "In Italia è presente a sud della Toscana e delle Marche". In ogni caso erano 42 anni che il gatto selvatico non dava segni di sé dalle nostre parti.
Dice Angelo Giuliani: "Questa è la notizia di una presenza importantissima, l'unico dato certo della presenza del gatto selvatico nelle nostre zone. E mette in evidenza tre elementi sostanziali: la qualità ambientale del nostro territorio, l'importanza della rete delle aree protette e l'evoluzione delle specie legate all'ambiente forestale. Ma evidentemente c'è ancora tanta strada da fare sul piano della formazione e della crescita culturale del mondo venatorio. Lo dimostra il fatto che il gatto selvatico è stato ucciso da una fucilata e che ci è stato consegnato da un sele-cacciatore".
Già, perchè il rischio è che quel colpo di fucile indirizzato a chi si credeva estinto, l'abbia estinto di nuovo.
di Mauro Ciccarelli
Un gatto selvatico è stato ucciso venerdì scorso sui monti di Carpegna, in un'area contigua al parco del Sasso Simone e Simoncello. E' stato rinvenuto da un selecacciatore della zona, Silvano Cangini, che ha subito avvertito Angelo Giuliani, direttore dell'Osservatorio epidemiologico per la fauna selvatica della Provincia. I primi esami sull'animale, eseguiti sabato nella sede di Urbania dal dottor Paolo Coli, coordinatore dei servizi veterinari dell'Asl 2 di Urbino, hanno confermato che si tratta proprio di Felis silvestris: un maschio giovane del peso di 4,5 chili, all'incirca dell'età di due anni, all'apparenza in buona salute. Inconfondibili i segni di riconoscimento di quello che oggi è l'unico felino allo stato selvatico presente in Italia, a parte un paio di stazioni di lince (reintrodotta nel Parco d'Abruzzo, sconfinata nelle Alpi orientali): le dimensioni del capo, la corporatura robusta, la colorazione d'insieme (dal grigio al bruno giallastro), le tre striature che si dipartono dal capo per poi congiungersi lungo la linea della spina dorsale; e soprattutto la coda grande, folta e tozza ad anelli scuri concentrici, con la grande macchia nera terminale. Tutto ciò lo rende nettamente distinguibile dal gatto domestico.
L'esemplare di gatto selvatico è stato ucciso con ogni probabilità da una fucilata, come testimoniano le ferite al capo (con un orecchio sforacchiato) e al corpo. E' stato trovato ai piedi di un grande albero, all'interno di una faggeta mista di alto fusto, il suo ambiente preferito.
Felis silvestris è considerato dai testi scientifici "specie frtemente minacciata e in declino". Ma quel che più sorprende è che tutti i manuali lo danno assente nel nostro territorio. L'Atlante dei mammiferi europei individua come areale di distribuzione quello a sud del Conero. La guida dei mammiferi d'Europa afferma: "In Italia è presente a sud della Toscana e delle Marche". In ogni caso erano 42 anni che il gatto selvatico non dava segni di sé dalle nostre parti.
Dice Angelo Giuliani: "Questa è la notizia di una presenza importantissima, l'unico dato certo della presenza del gatto selvatico nelle nostre zone. E mette in evidenza tre elementi sostanziali: la qualità ambientale del nostro territorio, l'importanza della rete delle aree protette e l'evoluzione delle specie legate all'ambiente forestale. Ma evidentemente c'è ancora tanta strada da fare sul piano della formazione e della crescita culturale del mondo venatorio. Lo dimostra il fatto che il gatto selvatico è stato ucciso da una fucilata e che ci è stato consegnato da un sele-cacciatore".
Già, perchè il rischio è che quel colpo di fucile indirizzato a chi si credeva estinto, l'abbia estinto di nuovo.
di Mauro Ciccarelli