Notizie
Berlino: Uno Studio Rileva la Connessione tra il Fumo Durante la Gravidanza e la Morte in Culla
Uno studio italiano, finanziato da Theleton e presentato a Berlino svela la connessione diretta che intercorre tra l’abitudine di fumare della madre incinta e la successiva morte in culla del neonato.
Il rischio della Scid (la morte improvvisa in culla), potrebbe infatti aumentare in seguito ai danni che il piccolo cuore del neonato riporta dopo aver passato nove mesi nel ventre di una fumatrice. Lo dimostra per la prima volta uno studio italiano presentato durante il congresso europeo di Cardiologia a Berlino.
Per pervenire a tale conclusione, sono stati effettuati alcuni esperimenti su un gruppo di femmine di ratto esposte ad uno dei principali componenti del fumo di sigaretta: l'ossido di carbonio: durante tutto il periodo della loro gestazione, è stata somministrata loro una dose proporzionale a quella che un essere umano assumerebbe fumando una decina di sigarette al giorno. Una volta nati i piccoli, si è poi proceduto con l’analisi delle conseguenze sul loro cuore: il processo di maturazione di alcune proprieta' elettrofisiologiche delle cellule è apparso rallentato rispetto alle condizioni di normalità. In particolare era stato rallentato lo sviluppo delle reazioni responsabili del potenziale d'azione, il parametro che determina l'intervallo QT, la cui alterazione puo' rappresentare un fattore di rischio latente della morte in culla nelle prime settimane di vita.
Simili anomalie sono note per essere la causa dello svilupparsi di aritmie cardiache.
Questi dati sarebbero confermati dal fatto che analizzando il tessuto cardiaco dei piccoli morti in culla, vi si trovano traccie di uno dei principali metaboliti della nicotina.
Il rischio della Scid (la morte improvvisa in culla), potrebbe infatti aumentare in seguito ai danni che il piccolo cuore del neonato riporta dopo aver passato nove mesi nel ventre di una fumatrice. Lo dimostra per la prima volta uno studio italiano presentato durante il congresso europeo di Cardiologia a Berlino.
Per pervenire a tale conclusione, sono stati effettuati alcuni esperimenti su un gruppo di femmine di ratto esposte ad uno dei principali componenti del fumo di sigaretta: l'ossido di carbonio: durante tutto il periodo della loro gestazione, è stata somministrata loro una dose proporzionale a quella che un essere umano assumerebbe fumando una decina di sigarette al giorno. Una volta nati i piccoli, si è poi proceduto con l’analisi delle conseguenze sul loro cuore: il processo di maturazione di alcune proprieta' elettrofisiologiche delle cellule è apparso rallentato rispetto alle condizioni di normalità. In particolare era stato rallentato lo sviluppo delle reazioni responsabili del potenziale d'azione, il parametro che determina l'intervallo QT, la cui alterazione puo' rappresentare un fattore di rischio latente della morte in culla nelle prime settimane di vita.
Simili anomalie sono note per essere la causa dello svilupparsi di aritmie cardiache.
Questi dati sarebbero confermati dal fatto che analizzando il tessuto cardiaco dei piccoli morti in culla, vi si trovano traccie di uno dei principali metaboliti della nicotina.