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Basta Inquinamento! Vai a Idrogeno...
Per farla finita con l'inquinamento dell'aria, basta con le auto a combustione interna!
Fonte primaria: Il Corriere della Sera Sul Corriere della Sera il premio Nobel Carlo Rubbia ha rilanciato la sfida al motore a scoppio: per farla finita con l'inquinamento dell'aria, basta auto a combustione interna: le celle a combustibile sono il futuro, ecologicamente corretto, del trasporto, pubblico e privato.
Secondo Rubbia, in soli cinque anni l'intero parco dei mezzi pubblici italiani potrebbe essere convertito a produrre, invece di gas velenosi, acqua. L'idrogeno al potere, dunque. Come da anni va predicando il comico Beppe Grillo, che è arrivato a bere davanti alle telecamere l'acqua proveniente da una vettura a idrogeno.
COME FUNZIONA
Ma di che cosa si tratta? Le celle a combustibile sono, in breve, dei dispositivi che trasformano l'energia prodotta da una reazione chimica in elettricità. "Motore" di questo procedimento è l'idrogeno. Gli elettroni strappati agli atomi di questo elemento si spostano, per così dire, da una parte all'altra della cella, generando, in questo spostamento, corrente continua. Una sorta di pila, quindi, che utilizza come carburante l'idrogeno. Nessuna combustione, sia chiaro. Non ci sono camere di scoppio, pistoni o altro. La ionizzazione dell'idrogeno, comunque ottenuta, porta direttamente alla produzione di elettricità utilizzata dal motore. Da una parte entra il gas, dall'altra escono energia e vapore acqueo. Geniale? Sicuro. Rivoluzionario? Mica tanto , visto che si tratta di una storia iniziata più di 150 anni fa.
INVENZIONE DEL 1838
Inventate nel 1838 da William Grove con il nome di "pile a gas", le celle a combustibile possono oggi funzionare grazie a una grande varietà di carburanti, purché ricchi di idrogeno, ovviamente. Il sistema di utilizzare idrogeno puro estraendolo da bombole ad alta pressione non è infatti il solo possibile e forse neppure il più conveniente per l'autotrazione civile. E' sicuramente il più pulito, visto che l'unica emissione in questo caso è vapore acqueo, ma è difficile da maneggiare e stoccare: per un uso di massa si deve prevedere la creazione di una rete di distribuzione apposita, capillare e costosa. Per fortuna ci sono altri modi di fornire idrogeno alle celle, estraendolo, con diversi processi chimici intermedi, da una gran varietà di carburanti più o meno tradizionali, facili da distribuire e da reperire, dalla benzina alla nafta, dall'acido solforico al metanolo, dall'etanolo a una gran varietà di idrati di metallo. Sulle auto, in pratica, tra il serbatoio e le celle dovrà essere montato un apparecchio, detto reformer: qui si produrrà l'idrogeno e gli eventuali scarichi. Infatti con alcuni di questi carburanti ci sono leggere emissioni di anidride carbonica (spesso utilizzate per riformare il carburante iniziale) o di altri gas (tra cui una lievissima percentuale di polveri fini), ma niente in confronto a quello che combina la combustione degli idrocarburi.
Articolo di Marco Del Freo Tratto da: www.corriere.it
Fonte primaria: Il Corriere della Sera Sul Corriere della Sera il premio Nobel Carlo Rubbia ha rilanciato la sfida al motore a scoppio: per farla finita con l'inquinamento dell'aria, basta auto a combustione interna: le celle a combustibile sono il futuro, ecologicamente corretto, del trasporto, pubblico e privato.
Secondo Rubbia, in soli cinque anni l'intero parco dei mezzi pubblici italiani potrebbe essere convertito a produrre, invece di gas velenosi, acqua. L'idrogeno al potere, dunque. Come da anni va predicando il comico Beppe Grillo, che è arrivato a bere davanti alle telecamere l'acqua proveniente da una vettura a idrogeno.
COME FUNZIONA
Ma di che cosa si tratta? Le celle a combustibile sono, in breve, dei dispositivi che trasformano l'energia prodotta da una reazione chimica in elettricità. "Motore" di questo procedimento è l'idrogeno. Gli elettroni strappati agli atomi di questo elemento si spostano, per così dire, da una parte all'altra della cella, generando, in questo spostamento, corrente continua. Una sorta di pila, quindi, che utilizza come carburante l'idrogeno. Nessuna combustione, sia chiaro. Non ci sono camere di scoppio, pistoni o altro. La ionizzazione dell'idrogeno, comunque ottenuta, porta direttamente alla produzione di elettricità utilizzata dal motore. Da una parte entra il gas, dall'altra escono energia e vapore acqueo. Geniale? Sicuro. Rivoluzionario? Mica tanto , visto che si tratta di una storia iniziata più di 150 anni fa.
INVENZIONE DEL 1838
Inventate nel 1838 da William Grove con il nome di "pile a gas", le celle a combustibile possono oggi funzionare grazie a una grande varietà di carburanti, purché ricchi di idrogeno, ovviamente. Il sistema di utilizzare idrogeno puro estraendolo da bombole ad alta pressione non è infatti il solo possibile e forse neppure il più conveniente per l'autotrazione civile. E' sicuramente il più pulito, visto che l'unica emissione in questo caso è vapore acqueo, ma è difficile da maneggiare e stoccare: per un uso di massa si deve prevedere la creazione di una rete di distribuzione apposita, capillare e costosa. Per fortuna ci sono altri modi di fornire idrogeno alle celle, estraendolo, con diversi processi chimici intermedi, da una gran varietà di carburanti più o meno tradizionali, facili da distribuire e da reperire, dalla benzina alla nafta, dall'acido solforico al metanolo, dall'etanolo a una gran varietà di idrati di metallo. Sulle auto, in pratica, tra il serbatoio e le celle dovrà essere montato un apparecchio, detto reformer: qui si produrrà l'idrogeno e gli eventuali scarichi. Infatti con alcuni di questi carburanti ci sono leggere emissioni di anidride carbonica (spesso utilizzate per riformare il carburante iniziale) o di altri gas (tra cui una lievissima percentuale di polveri fini), ma niente in confronto a quello che combina la combustione degli idrocarburi.
Articolo di Marco Del Freo Tratto da: www.corriere.it