Un’antica città del Bangladesh settentrionale - sacra a indù, musulmani e buddisti - sta andando in rovina a causa del disinteresse delle autorità governative, degli intrusi che vi costruiscono abitazioni abusive e dei ladri che ne saccheggiano il prezioso patrimonio archeologico. La città si chiama Mahastangarh, è situata sulla riva occidentale del fiume Korotoa, ha quasi 2.400 anni ed è considerata uno dei più antichi insediamenti dell’attuale Bangladesh (Paese nato nel 1971 su territorio già indiano). Mahastangarh, distante 18 chilometri dalla città settentrionale di Bogra, è famosa soprattutto per un festival annuale indù al quale partecipano centinaia di migliaia di persone, ma anche a questo si deve la sua graduale rovina. Molte persone che vengono da fuori, infatti, costruiscono nella zona alloggi temporanei: alcuni vengono distrutti dopo la fine della festività, ma altri restano e contribuiscono a deturpare il paesaggio. Inoltre Mahastangarh ha un terreno molto fertile, che in varie occasioni viene prelevato e trasferito in altre parti del Bangladesh per scopi agricoli, contribuendo però a privare questo antico centro delle proprie risorse. I locali sostengono poi che persone senza scrupoli sottraggono mattoni antichi dalle rovine che sorgono nella zona e li rivendono per pochi soldi agli stranieri. In assenza di controlli efficaci, vengono trafugate anche monete d’oro, gioielleria, utensili e iscrizioni, tesori emersi quando la città, sepolta nel sottosuolo, è stata scoperta e portata alla luce dagli archeologi nei primi anni del 1930. Mahastangarh è sacra agli indù perché si ritiene che Sila Devi, sorella di un re, si tuffò nel fiume Karatoa durante un’invasione musulmana e nuotò sottacqua per chilometri senza respirare. I musulmani, invece, la considerano sacra perché circa 1.000 anni fa vi visse un santo, Shah Sufi. Quanto ai buddisti, credono che il re Asoka vi abbia edificato un luogo di meditazione.