Notizie
Australia: Rifugiati Mezzi Morti di Fame Invano
La situazione sta precipitando nella piccola isola-stato di Nauru (Pacifico meridionale) che per conto dell’Australia ospita uno dei centri di detenzione per richiedenti asilo, duramente criticati dalle organizzazioni dei diritti umani. Venticinque uomini in tutto si sono uniti allo sciopero della fame e della sete iniziato mercoledì scorso da alcuni migranti; tra ieri ed oggi cinque di loro sono stati ricoverati per l’aggravarsi delle loro condizioni di salute. Elaine Smith, portavoce dell’associazione ‘Rural australians for refugees’, ha denunciato la precaria condizione fisica anche degli altri dimostranti, già provati da oltre due anni di sostanziale prigionia in condizioni di estremo disagio, alcuni dei quali avrebbero cominciato ad urinare sangue. Quattro uomini si sono cuciti le labbra con ago e filo. Le 280 persone, tra cui 93 bambini, attualmente trattenuti a Nauru sono quelli che restano dei 1180 passeggeri del battello ‘Tampa’, che nell’estate 2001 furono lasciati per settimane nelle acque dell’oceano Pacifico impedendogli di attraccare sulla costa australiana. La disperata protesta è la risposta alla decisione del governo di Canberra di non accordare loro il diritto d’asilo. La determinazione dei migranti, la maggior parte proveniente dall’Afghanistan, nasce dalla convinzione di rischiare la vita qualora rientrassero in patria. Howard Glenn, direttore dell’associazione di avvocati ‘A Just Australia’ che cerca di tutelare i diritti umani dei rifugiati, ha sottolineato che tra i detenuti di Nauru che rischiano il rimpatrio forzato ci sono anche bambini e mogli i cui padri e mariti sono stati invece accettati in Australia. Glenn ha inoltre denunciato il divieto fatto ai media e ai rappresentanti della società civile di entrare nel campo di Nauru, come anche in quello ‘appaltato’ al governo di Papua Nuova Guinea e negli altri centri di detenzione per immigrati su territorio australiano. Le autorità del dipartimento dell’immigrazione hanno fatto sapere che non cederanno al “ricatto” di chi ha “scelto volontariamente di morire di fame”. Un concetto ribadito anche dal ministro degli esteri australiano Alexander Dower : “Qualcuno sta consigliando loro di protestare nella speranza che il governo abbandoni la sua politica verso gli immigrati illegali, ma ciò non accadrà” ha assicurato. Intanto continua la protesa anche nel centro di detenzione per immigrati a Port Hedland (Australia occidentale), dove il 4 dicembre la polizia ha sedato con manganelli e gas lacrimogeni la rivolta dei richiedenti asilo, irati per il rifiuto fatto a una scolaresca proveniente da Perth di visitare la struttura. Da oltre dieci giorni 12 migranti, tra cui alcuni adolescenti, sono stati rinchiusi in isolamento, e tre di loro hanno iniziato uno sciopero della fame.