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Attenzione all'Acquisto degli Abiti: Spesso Senza Saperlo si Indossano Cani e Gatti
Tagliano a strisce le pellicce di ogni animale e te le infilano nel giubbotto, sulla scarpa, nei guanti. Tra gli indicatori di sviluppo di una civiltà c’è sicuramente la quantità di animali uccisi per produrre pellicce. Ma se queste pellicce fossero di cane o di gatto? Forse non lo sapete, ma nel vostro armadio potrebbe esserci della pelle di gatto e di cane. Fumose e fuorvianti etichette per nascondere la cruda verità: molti cappotti e giacconi sono “impreziositi” dalle pelli di cani e gatti. Anche quest’anno è stata la LAV a svelarlo, sottoponendo ad analisi del DNA alcuni capi venduti a Torino, nei grandi magazzini La Rinascente e Carrefour, e facendo seguire a ciò manifestazioni di protesta contro un fenomeno che si ripete ormai da troppo tempo.
Le catene commerciali si difendono affermando di avere venduto inconsapevolmente le pelli di animali domestici, ma è certo che avrebbero potuto fare controlli un po’ più accurati sui capi messi in vendita, specie se acquistati da zone “sospette” quali l’est asiatico (Tailandia, Corea, Filippine e soprattutto Cina), dove ogni anno sono ben 2 milioni gli esemplari di cane e gatto macellati a questo barbaro scopo.
Eppure non può che apparire perlomeno ambiguo fare graduatorie d’importanza tra gli animali, e dunque, ad esempio, proprio in risposta a questo fenomeno, emanare un’ordinanza che vieti importazione, detenzione e commercio di pelli e pellicce, ma soltanto se sono di cane o di gatto, come è stato fatto qui in Italia circa un anno fa, all’indomani di scoperte simili in negozi delle catene Upim e Oviesse.
Certo, la decisione del Ministero è encomiabile, specie per la fermezza e la tempestività con la quale è giunta, ma forse questo fenomeno dovrebbe spingere ad una riflessione e ad un passo ulteriori. Se infatti persino le più grandi estimatrici di visoni e zibellini riescono a provare un senso di raccapriccio al pensiero di indossare quello che potrebbe essere il loro amato cagnolino, perché non avvertire il medesimo orrore dinanzi all’idea di utilizzare qualsivoglia animale per uno scopo cui la moderna tecnologia riesce a sopperire egregiamente (e senza inutili e crudeli sofferenze), fornendo pelli sintetiche altrettanto calde, eleganti e lucenti?
L’esortazione di Cunegonda è, dunque, una volta di più, ad opporsi a questa atroce consuetudine e a non acquistare altro che pellicce sintetiche, con il vantaggio ulteriore di non doversi più domandare angosciati se quel pelo sia di qualche specie animale “adatta allo scopo” o non provenga, in realtà, dal nostro amatissimo Fido.
Segnaliamo, infine, per tutti coloro che avessero dubbi sulle informazioni fornite dalle etichette dei propri capi, le denominazioni sospette che nascondono nella maggioranza dei casi la verità: pelliccia di cane e gatto:
Il PELO DI CANE può essere occultato dietro le seguenti etichette: Gae Wolf - Sobaki - Asian jackal - Gou - Pee - Goupee - Kou pi - Gubi - China wolf - Asian wolf - Pommern wolf - Loup d'Asie - Asiatic racoon dog - Corsac fox - Dogues du Chine
La PELICCIA DI CANE può inoltre essere dichiarata come: Special skin (pelle speciale) - Lamb skin (pelle d'agnello) - Mountain goat skin (pelle di capra di montagna) - Sakhon Nakhon Lamb skin (altro tipo di pelle di agnello)
La PELLICCIA DI GATTO si può invece nascondere dietro queste etichette: Housecat Mountain cat
Le catene commerciali si difendono affermando di avere venduto inconsapevolmente le pelli di animali domestici, ma è certo che avrebbero potuto fare controlli un po’ più accurati sui capi messi in vendita, specie se acquistati da zone “sospette” quali l’est asiatico (Tailandia, Corea, Filippine e soprattutto Cina), dove ogni anno sono ben 2 milioni gli esemplari di cane e gatto macellati a questo barbaro scopo.
Eppure non può che apparire perlomeno ambiguo fare graduatorie d’importanza tra gli animali, e dunque, ad esempio, proprio in risposta a questo fenomeno, emanare un’ordinanza che vieti importazione, detenzione e commercio di pelli e pellicce, ma soltanto se sono di cane o di gatto, come è stato fatto qui in Italia circa un anno fa, all’indomani di scoperte simili in negozi delle catene Upim e Oviesse.
Certo, la decisione del Ministero è encomiabile, specie per la fermezza e la tempestività con la quale è giunta, ma forse questo fenomeno dovrebbe spingere ad una riflessione e ad un passo ulteriori. Se infatti persino le più grandi estimatrici di visoni e zibellini riescono a provare un senso di raccapriccio al pensiero di indossare quello che potrebbe essere il loro amato cagnolino, perché non avvertire il medesimo orrore dinanzi all’idea di utilizzare qualsivoglia animale per uno scopo cui la moderna tecnologia riesce a sopperire egregiamente (e senza inutili e crudeli sofferenze), fornendo pelli sintetiche altrettanto calde, eleganti e lucenti?
L’esortazione di Cunegonda è, dunque, una volta di più, ad opporsi a questa atroce consuetudine e a non acquistare altro che pellicce sintetiche, con il vantaggio ulteriore di non doversi più domandare angosciati se quel pelo sia di qualche specie animale “adatta allo scopo” o non provenga, in realtà, dal nostro amatissimo Fido.
Segnaliamo, infine, per tutti coloro che avessero dubbi sulle informazioni fornite dalle etichette dei propri capi, le denominazioni sospette che nascondono nella maggioranza dei casi la verità: pelliccia di cane e gatto:
Il PELO DI CANE può essere occultato dietro le seguenti etichette: Gae Wolf - Sobaki - Asian jackal - Gou - Pee - Goupee - Kou pi - Gubi - China wolf - Asian wolf - Pommern wolf - Loup d'Asie - Asiatic racoon dog - Corsac fox - Dogues du Chine
La PELICCIA DI CANE può inoltre essere dichiarata come: Special skin (pelle speciale) - Lamb skin (pelle d'agnello) - Mountain goat skin (pelle di capra di montagna) - Sakhon Nakhon Lamb skin (altro tipo di pelle di agnello)
La PELLICCIA DI GATTO si può invece nascondere dietro queste etichette: Housecat Mountain cat