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Antropologia: la Vendetta all'Origine dei Conflitti, Tendenza Irrazionale ai Fini Evolutivi
Mentre sale la tensione fra l'America, i suoi alleati e l'Iraq, e rimane alta quella fra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, i politici e i diplomatici dovrebbero tener conto del fatto che gli esseri umani, pur disponendo di tecnologia nucleare, possiedono ancora un cervello risalente all'età della pietra. Si tratta di una combinazione spesso letale, come conferma una ricerca dell'antropologo Paul Roscoe dell'Università del Maine, che ha osservato i preparativi e i meccanismi delle guerre tribali in Nuova Guinea.
Roscoe ha studiato la vendetta come motivazione per la guerra fra le tribù della Nuova Guinea e conclude che l'uccisione dei nemici per vendicare la morte di un parente - una caratteristica soltanto degli esseri umani, fra tutte le specie animali - non è probabilmente un utile adattamento evoluzionario. Facile immaginare il perché: la vendetta provoca spesso altre uccisioni anziché fungere da deterrente.
"Sono convinto - ha spiegato Roscoe al convegno annuale dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS) di Denver - che la vendetta non è probabilmente una caratteristica adattativa perché, in fin dei conti, non porta a niente di buono. Dal punto di vista dell'evoluzione, un comportamento che può causare la propria morte e quella di altri membri della tribù non conviene affatto".
In un certo senso, conclude l'antropologo, intraprendendo le guerre a scopo di vendetta gli esseri umani si sono allontanati dal sentiero dell'evoluzione. Le conclusioni valgono ovviamente anche su scala più ampia, come nel caso di una guerra termonucleare che potrebbe spazzare via l'intera specie.
Roscoe ha studiato la vendetta come motivazione per la guerra fra le tribù della Nuova Guinea e conclude che l'uccisione dei nemici per vendicare la morte di un parente - una caratteristica soltanto degli esseri umani, fra tutte le specie animali - non è probabilmente un utile adattamento evoluzionario. Facile immaginare il perché: la vendetta provoca spesso altre uccisioni anziché fungere da deterrente.
"Sono convinto - ha spiegato Roscoe al convegno annuale dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS) di Denver - che la vendetta non è probabilmente una caratteristica adattativa perché, in fin dei conti, non porta a niente di buono. Dal punto di vista dell'evoluzione, un comportamento che può causare la propria morte e quella di altri membri della tribù non conviene affatto".
In un certo senso, conclude l'antropologo, intraprendendo le guerre a scopo di vendetta gli esseri umani si sono allontanati dal sentiero dell'evoluzione. Le conclusioni valgono ovviamente anche su scala più ampia, come nel caso di una guerra termonucleare che potrebbe spazzare via l'intera specie.