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Allarme Influenza Aviaria
L'H5N1, il virus che ha infettato allevamenti di polli in varie parti dell'Asia, colpendo, 112 volte, mortalmente, anche l'uomo, sembra essersi diffuso fino agli Urali, sfiorando la Russia europea, dopo essersi espanso in Siberia e Kazakhstan, dove si sono registrati nuovi casi, anche se nessun contagio umano (almeno ufficialmente).
Identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, l'influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell'influenza di tipo A, che può essere a bassa o ad alta patogenicità. Diffusa in tutto il mondo, è in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, anche se con manifestazioni molto diverse, da quelle più leggere fino alle forme altamente patogeniche e contagiose che generano epidemie acute. Se causata da una forma altamente patogenica, la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi.
Conosciuto in codice come H5N1, il virus dell’influenza aviaria, chiamato anche “virus dei polli”, ha ucciso più di 100 milioni di uccelli (circa tre-quarti degli infetti). Contiene 8 geni in grado di riassemblarsi scambiandosi con geni umani. Per questo si teme che possa causare un’epidemia paragonabile a quella del 1918, capace di uccidere milioni di persone. “Grazie” alla ricombinazione genetica, il virus si è evoluto fino a incorporare un gene ibrido, in parte umano e in parte aviario. Per questo motivo riesce ad infettare sia uccelli che umani, mantenendo un alto tasso di mortalità.
L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce volatili selvatici e domestici che, una volta infettati, eliminano il virus attraverso le feci e le secrezioni respiratorie. Il virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22°C e più di 30 giorni a 0°C) e può restare vitale indefinitamente in materiale congelato. Al contrario, è sensibile all’azione del calore (almeno 70°C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti. Al momento, la sua trasmissione è stata dimostrata soltanto da animali infetti all’uomo ed è correlata al contatto stretto con animali vivi infetti e/o con le loro deiezioni, mentre non c'è alcuna evidenza di trasmissione da uomo a uomo, né di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.
Al fine di impedire l’introduzione della malattia nel territorio comunitario, a seguito dell’insorgenza della medesima in numerosi paesi asiatici, la Commissione Europea e il Ministero della Salute hanno disposto: il divieto di importazione dalla Thailandia di carne di pollame e prodotti derivati (la Thailandia era l’unico Paese, tra quelli interessati dall’epidemia, autorizzato ad esportare carne di pollame verso la Comunità europea); il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i paesi interessati dall’epidemia.
Se il virus H5N1 subisse ulteriori mutazioni tali da potersi trasferire da uomo a uomo, il pericolo di una pandemia diventerebbe una minaccia concreta, specie per quelle aree del pianeta dove un’eventuale vaccinazione della popolazione sarebbe più difficoltosa. “Il problema è che questo H5N1 ha una capacità di mutare enorme”, afferma Mauro Delogu, ricercatore del DSPVPA dell’Università di Bologna, da anni impegnato a monitorare i nuovi agenti patogeni in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e l’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia. “E’ un virus a RNA: ogni volta che infetta una cellula va incontro a mutazioni spontanee e a possibili riassortimenti genetici con altri virus eventualmente co-infettanti. La sua variabilità elevatissima rende difficile un rapido allestimento di vaccini in grado di fronteggiarlo con precisione ed efficacia”. di Alessio Mannucci
Identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, l'influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell'influenza di tipo A, che può essere a bassa o ad alta patogenicità. Diffusa in tutto il mondo, è in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, anche se con manifestazioni molto diverse, da quelle più leggere fino alle forme altamente patogeniche e contagiose che generano epidemie acute. Se causata da una forma altamente patogenica, la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi.
Conosciuto in codice come H5N1, il virus dell’influenza aviaria, chiamato anche “virus dei polli”, ha ucciso più di 100 milioni di uccelli (circa tre-quarti degli infetti). Contiene 8 geni in grado di riassemblarsi scambiandosi con geni umani. Per questo si teme che possa causare un’epidemia paragonabile a quella del 1918, capace di uccidere milioni di persone. “Grazie” alla ricombinazione genetica, il virus si è evoluto fino a incorporare un gene ibrido, in parte umano e in parte aviario. Per questo motivo riesce ad infettare sia uccelli che umani, mantenendo un alto tasso di mortalità.
L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce volatili selvatici e domestici che, una volta infettati, eliminano il virus attraverso le feci e le secrezioni respiratorie. Il virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22°C e più di 30 giorni a 0°C) e può restare vitale indefinitamente in materiale congelato. Al contrario, è sensibile all’azione del calore (almeno 70°C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti. Al momento, la sua trasmissione è stata dimostrata soltanto da animali infetti all’uomo ed è correlata al contatto stretto con animali vivi infetti e/o con le loro deiezioni, mentre non c'è alcuna evidenza di trasmissione da uomo a uomo, né di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.
Al fine di impedire l’introduzione della malattia nel territorio comunitario, a seguito dell’insorgenza della medesima in numerosi paesi asiatici, la Commissione Europea e il Ministero della Salute hanno disposto: il divieto di importazione dalla Thailandia di carne di pollame e prodotti derivati (la Thailandia era l’unico Paese, tra quelli interessati dall’epidemia, autorizzato ad esportare carne di pollame verso la Comunità europea); il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i paesi interessati dall’epidemia.
Se il virus H5N1 subisse ulteriori mutazioni tali da potersi trasferire da uomo a uomo, il pericolo di una pandemia diventerebbe una minaccia concreta, specie per quelle aree del pianeta dove un’eventuale vaccinazione della popolazione sarebbe più difficoltosa. “Il problema è che questo H5N1 ha una capacità di mutare enorme”, afferma Mauro Delogu, ricercatore del DSPVPA dell’Università di Bologna, da anni impegnato a monitorare i nuovi agenti patogeni in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e l’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia. “E’ un virus a RNA: ogni volta che infetta una cellula va incontro a mutazioni spontanee e a possibili riassortimenti genetici con altri virus eventualmente co-infettanti. La sua variabilità elevatissima rende difficile un rapido allestimento di vaccini in grado di fronteggiarlo con precisione ed efficacia”. di Alessio Mannucci