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Alcol in Gravidanza: Anche a Piccole Dosi Danneggia il Cervello del Bambino
Anche a piccole dosi l'alcol è in grado di danneggiare lo sviluppo delle cellule cerebrali e delle loro connessioni nel feto non ancora nato, influire sulle dimensioni dell'encefalo e provocare disturbi durante l'adolescenza. First of all, quindi, astenersi del tutto dall’assumere bevande alcoliche – suggeriscono gli esperti. Il perché è presto detto, e lo hanno spiegato gli specialisti riunitosi al recente Meeting annuale della AAAS, acronimo che sta per American Association for the Advancement of Sciences: “I nostri studi sugli animali, indicano come esista un elevato livello di morte cellulare nel cervello del topo appena nato, a seguito dell'esposizione all’alcol in quantità che sono state calcolate corrispondenti a quelle che potrebbe subire un feto umano che le riceva dalla madre, circa due cocktail” è questo il risultato riportato da John W. Olney, docente di neuropsicofarmacologia alla Washington University School of Medicine di St. Louis nel Missouri.
La prova è stata fatta anche somministrando farmaci anestetici ed è stato osservato come una anestesia lieve in un topo neonato per circa 1 ora è una dose sufficiente per far scattare la morte delle cellule nervose. Da anni le ricerche di Olney avevano suggerito come l'esposizione precoce all'alcol e agli anestetici potesse essere causa di suicidio cellulare dei neuroni, quel processo noto agli specialisti noto con il nome di ‘apoptosi’. Sinora la correlazione era però stata provata solo con quantitativi elevati di sostanze. Più recentemente l'alcol somministrato a topi neonati è stato dosato ad un livello tale da determinare un aumento nel sangue dello 0.07% (inferiore al limite minimo per il divieto della guida che è tra 0.08 e 0.10%). Nonostante il livello fosse inferiore a quello consentito per guidare negli umani, era comunque sufficiente per determinare la morte delle cellule nervose.
Un dato da interpretare alla luce dei meccanismi fisiologici del cervello. Ce lo spiega il professor Giorgio Maria Bressa, psichiatra a Roma e Docente di Psicobiologia del Comportamento Umano all'Istituto Progetto Uomo di Viterbo: “La morte di un certo numero di neuroni è normale durante lo sviluppo, ciononostante l'assunzione di alcol sembra almeno raddoppiarne il numero. Al settimo mese di gravidanza nel cervello del neonato si verifica un fenomeno chiamato ‘pruning’ in cui il feto distrugge, ‘butta via’ il 25-30% dei neuroni cresciuti sino a quel momento. Questo perché dopo la giunzione del tubo neurale, che avviene al secondo mese di gestazione, il cervello entra in una fase di sovraproduzione di cellule nervose. Ne produce in grande quantità e il ‘pruning’ non è altro che un meccanismo regolatore in cui il cervello elimina ciò che ha prodotto in eccesso. A due anni di età” continua Bressa “avviene un fenomeno analogo, non più sulle singole cellule nervose, bensì sui collegamenti tra esse, le cosiddette ‘sinapsi’. Il cervello quindi effettua una seconda selezione, i collegamenti non utilizzati vengono eliminati e parte da lì un processo di accrescimento funzionale che durerà sino all'adolescenza. Ora, se l'uso eccessivo di sostanze dannose per i neuroni ne distrugge una parte il neonato arriva alla vita con un bilancio in passivo o comunque svantaggiato dal momento che il ‘pruning’ avviene inevitabilmente e automaticamente”.
Il cervello durante la gestazione costituisce 250mila nuovi neuroni al minuto per la strabiliante cifra di 10 alla 47ma potenza. E sia quello dei topi che quello degli esseri umani è particolarmente sensibile alla ‘sinaptogenesi’ ossia al suicidio cellulare dei neuroni che non riescono a creare connessioni utili. Alcol e anestetici interferiscono con questo delicato processo in quanto cellule danneggiate non riescono a fare sinapsi. È noto inoltre che grandi quantitativi di alcol durante la gestazione sono in grado di determinare finanche una riduzione permanente del volume del cervello. Una condizione nota come ‘sindrome feto-alcolica’. Altri studi hanno poi evidenziato che il 90% delle donne che bevono in maniera cronica hanno figli che sviluppano problemi di salute mentale come ‘attention deficit disorder’, episodi psicotici e tentativi di suicidio. Problemi che non sempre si evidenziano durante l’infanzia ma che fanno la loro comparsa all'inizio dell'adolescenza, spesso a livello dell'ippocampo, una struttura importante per l'apprendimento e la memoria.
La prova è stata fatta anche somministrando farmaci anestetici ed è stato osservato come una anestesia lieve in un topo neonato per circa 1 ora è una dose sufficiente per far scattare la morte delle cellule nervose. Da anni le ricerche di Olney avevano suggerito come l'esposizione precoce all'alcol e agli anestetici potesse essere causa di suicidio cellulare dei neuroni, quel processo noto agli specialisti noto con il nome di ‘apoptosi’. Sinora la correlazione era però stata provata solo con quantitativi elevati di sostanze. Più recentemente l'alcol somministrato a topi neonati è stato dosato ad un livello tale da determinare un aumento nel sangue dello 0.07% (inferiore al limite minimo per il divieto della guida che è tra 0.08 e 0.10%). Nonostante il livello fosse inferiore a quello consentito per guidare negli umani, era comunque sufficiente per determinare la morte delle cellule nervose.
Un dato da interpretare alla luce dei meccanismi fisiologici del cervello. Ce lo spiega il professor Giorgio Maria Bressa, psichiatra a Roma e Docente di Psicobiologia del Comportamento Umano all'Istituto Progetto Uomo di Viterbo: “La morte di un certo numero di neuroni è normale durante lo sviluppo, ciononostante l'assunzione di alcol sembra almeno raddoppiarne il numero. Al settimo mese di gravidanza nel cervello del neonato si verifica un fenomeno chiamato ‘pruning’ in cui il feto distrugge, ‘butta via’ il 25-30% dei neuroni cresciuti sino a quel momento. Questo perché dopo la giunzione del tubo neurale, che avviene al secondo mese di gestazione, il cervello entra in una fase di sovraproduzione di cellule nervose. Ne produce in grande quantità e il ‘pruning’ non è altro che un meccanismo regolatore in cui il cervello elimina ciò che ha prodotto in eccesso. A due anni di età” continua Bressa “avviene un fenomeno analogo, non più sulle singole cellule nervose, bensì sui collegamenti tra esse, le cosiddette ‘sinapsi’. Il cervello quindi effettua una seconda selezione, i collegamenti non utilizzati vengono eliminati e parte da lì un processo di accrescimento funzionale che durerà sino all'adolescenza. Ora, se l'uso eccessivo di sostanze dannose per i neuroni ne distrugge una parte il neonato arriva alla vita con un bilancio in passivo o comunque svantaggiato dal momento che il ‘pruning’ avviene inevitabilmente e automaticamente”.
Il cervello durante la gestazione costituisce 250mila nuovi neuroni al minuto per la strabiliante cifra di 10 alla 47ma potenza. E sia quello dei topi che quello degli esseri umani è particolarmente sensibile alla ‘sinaptogenesi’ ossia al suicidio cellulare dei neuroni che non riescono a creare connessioni utili. Alcol e anestetici interferiscono con questo delicato processo in quanto cellule danneggiate non riescono a fare sinapsi. È noto inoltre che grandi quantitativi di alcol durante la gestazione sono in grado di determinare finanche una riduzione permanente del volume del cervello. Una condizione nota come ‘sindrome feto-alcolica’. Altri studi hanno poi evidenziato che il 90% delle donne che bevono in maniera cronica hanno figli che sviluppano problemi di salute mentale come ‘attention deficit disorder’, episodi psicotici e tentativi di suicidio. Problemi che non sempre si evidenziano durante l’infanzia ma che fanno la loro comparsa all'inizio dell'adolescenza, spesso a livello dell'ippocampo, una struttura importante per l'apprendimento e la memoria.