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Africa: Bisogna Fermare il Macello di Elefanti
“Quando incontro un europeo quasi sempre mi chiede quanti elefanti vivono vicino al mio villaggio. Ma chi l’ha mai visto un elefante vivo?”. Non è una barzelletta. È un’amara considerazione di un ragazzo keniano. L’Africa sta vivendo insieme a grandi drammi umanitari una catastrofe ambientale. Flora e fauna sono distrutti per necessità o per incuria. Il risultato è la scomparsa di specie animali e vegetali. Esempio tipico è quello dell’elefante africano. Nel 1980 in tutto il continente ne erano presenti un milione e 300mila. Nel 2002 ne erano rimasti solo 400mila.Responsabili del drastico calo della popolazione sono la progressiva scomparsa degli habitat naturali. Ma, soprattutto, il commercio dell’avorio tratto dalle zanne. Un affare che produce guadagni inferiori solo al traffico di droga e di armi. Tra il 2000 e il 2002, secondo l’organizzazione The Human Society, sarebbero stati confiscati 54.828 frammenti di avorio, 3.099 zanne e 6,2 tonnellate di avorio grezzo. E questo nonostante dal 1975 sia bandito il traffico di «prodotti» di elefante asiatico e dal 1990 di quello africano. Per calmierare il prezzo dell’avorio, nel 2002 l’Onu aveva autorizzato Botswana, Namibia e Sudafrica a vendere stock di avorio ‘legale’ ricavato da animali morti naturalmente o uccisi per contenere il sovrappopolamento. Il provvedimento scatenò la protesta degli ambientalisti i quali temevano che, attraverso questo canale, potessero essere smerciate partite illegali. Per far fronte a questo rischio, molti Stati hanno rafforzato i controlli anti-bracconieri. Una lotta cruenta: i cacciatori di frodo sono abitanti di aree povere che, per sbarcare il lunario, accettano paghe modeste per abbattere gli elefanti. Molti di loro non si fanno scrupoli a sparare e uccidere i ranger. Una lotta che non si potrà dire conclusa se non si combatterà anche la corruzione dei governi locali che spesso chiudono gli occhi di fronte a questa mattanza.