Nei villaggi dell’Afghanistan orientale e meridionale sono comparsi manifesti con la firma del mullah Mohammed Omar che invitano la popolazione al ‘jihad’ contro gli americani e gli afgani che li aiutano. I poster, scritti in lingua pashtu, contengono un misto tra considerazioni politiche e spiegazioni di versetti del Corano dedicati alla ‘guerra santa’. Autore del testo sarebbe il leader spirituale dei talebani, scampato alle forze americane e ora ‘latitante’, alla cui firma si sono unite quelle di 600 altri capi religiosi islamici. “Quando un non-musulmano invade la terra di un musulmano è dovere di quest’ultimo sollevarsi contro l’aggressore” riportano i manifesti, aggiungendo: “Hanno dato a noi la colpa perché dicevano che proteggevamo Osama bin Laden e che era un terrorista. Ma qual è la colpa dell’Iraq? Osama bin Laden non è in Iraq”. Dal via dell’attacco angloamericano al paese del Golfo Persico in Afghanistan la situazione si è fatta più incandescente, specie nella zona meridionale del Paese, roccaforte dei talebani. Nei giorni scorsi, un operatore della Croce Rossa è stato assassinato, un’unità delle forze speciali Usa è caduta in un imboscata riportando due morti, il quartier generale delle truppe peacekeeping a Kabul è stato colpito da una granata e si sono registrati molti attacchi contro pattuglie internazionali e loro alleati afgani. L’Associated press ha raggiunto alcuni fedeli talebani nascosti in Pakistan i quali hanno rivelato all’agenzia di stampa internazionale che nella zona meridionale dell’Afganistan si sarebbe ormai completata l’opera di riorganizzazione dei gruppi talebani sotto la guida del capo ribelle Gulbuddin Hekmatyar.
Hekmatyar è un ex comandante mujahideen nella guerra contro l’invasione sovietica ed oggi è il leader di un gruppo di ribelli – con forte presenza talebana - che si oppongono al presidente Hamid Karzai e combattono contro la permanenza dei circa 8mila soldati americani stanziati in Afghanistan.