Notizie
Afghanistan: Dopo Massacro Volontari, Msf Lascia il Paese
Tra le vittime dell’agguato in cui sono morti 5 operatori dell’organizzazione non governativa internazionale ‘Medici senza frontiere’ non c’era un cittadino svizzero bensì un medico norvegese: lo precisa la stessa ong in un comunicato ufficiale che rende noti i nomi degli uccisi e maggiori dettagli sulla dinamica dei fatti. Helene de Beir, belga, coordinatrice dei progetti di Msf nella provincia di Badghis (nordovest dell’Afghanistan), Willem Kwint, olandese e incaricato dei problemi logistici, Egil Tyanes, coordinatore medico di nazionalità norvegese, Fasil Ahmad, traduttore afgano e Besmillah, autista anch’egli afgano erano partiti ieri pomeriggio alle 15:00 ora locale dalla città di Khairkhana in direzione di Qala-I-Naw. Il primo contatto radio era previsto per 45 minuti dopo e non è mai avvenuto – si legge nel comunicato di Msf – pertanto dalle sedi dell’organizzazione nelle due città sono state inviate due auto in cerca dei colleghi. La jeep con a bordo i 5 operatori è stata individuata circa due ore dopo a non molta distanza da Khairkhana (25 minuti di traggitto): l’auto era crivellata di colpi e c’erano segni di un esplosione di granata al suo interno. Grazie all’aiuto dei locali la macchina con i corpi a bordo è stata riportata nella sede di Msf a Khairkhana. L’organizzazione umanitaria comunica di avere sospeso le attività in tutto il Paese e lo staff presente a Khairkhana (straniero e afgano) verrà trasferito in un luogo più sicuro. “Oggi i nostri pensieri vanno alle famiglie dei cinque operatori uccisi – si legge nella nota – ma anche alla popolazione afgana la cui possibilità di accedere alle cure mediche e all’assistenza umanitaria è sempre più compromessa”. Msf precisa di essere presente a Badghis dal 1999 e in Afghanistan dal 1980, con una rotazione di 80 operatori internazionali e l’assistenza di 1400 collaboratori afgani. I membri dello staff assassinati ieri erano impegnati a Khairkhana dove nel 2001 è stato aperto un ambulatorio, che solo nei primi quattro mesi di quest’anno ha visitato 6500 pazienti e dove attualmente sono ricoverate 48 persone in un progetto per il trattamento della tubercolosi. Dalla caduta del regime talebano nel 2001 ad oggi sono stati uccisi in Afghanistan almeno 26 operatori umanitari e dipendenti di ong (33 secondo altri bilanci), sia stranieri sia afgani: tali attacchi sono stati frequenti nelle regioni meridionali e orientali del Paese, dove è ancora presente la guerriglia talebana, ma sono molto rari nelle zone settentrionali e occidentali dove invece ieri è avvenuto l’agguato, il più grave fino ad oggi nel suo genere.


