gio, 01 maggio 2025

Glossario de La Dottrina Segreta

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Glossario de “La Dottrina Segreta”

TEURGIA

(Gr.) - Dal greco Theos (dio) e Oyrgia (Opera), operazione divina, magia sacra, ma anche comunicazione con gli spiriti o con gli angeli planetari - gli "dei della Luce" - in modo di attirarli verso terra. È un termine della tarda età ellenistica, all'interno della spiritualità e della filosofia greca, che designa la opera divina che l'uomo può compiere se è capace di stabilire particolari rapporti con la divinità. Esso assume il suo più ampio sviluppo nel tardo neoplatonismo, con Giamblico, che la descrive sia sul piano teorico che su quello pratico nella sua opera "De Mysteriis". Giamblico presenta la Teurgia come un complesso di operazioni sacre che permettono, attraverso i rapporti simpatetici e simbolici con gli Dei, di renderli a noi vicini e propizi, non piegando la loro volontà, ma interpretando rettamente i simboli attraverso cui dette volontà si manifestano. La Teurgia può essere intesa come sinonimo di mistagogia, di pratica sacerdotale, di teosofia e di teologia. Conoscenza dei significati interiori e delle loro gerarchie, nonché purezza di vita, sono le virtù che possono portare alla acquisizione dei poteri necessari per comunicare con le divinità. Per raggiungere un così esaltante risultato l'aspirante dev'essere assolutamente meritevole ed altruista. Secondo alcuni studiosi di gnosi, la teurgia si fondava non tanto sulla divinità, quanto sul suo vero nome: esso, infatti, racchiude in sè l'essenza di ciò che denomina e consente a chi lo conosce di avere influssi sull'essere denominato. Addirittura, qualcuno pretende che alcuni teurghi riuscissero a fare incarnare la divinità in un oggetto determinato, ad esempio una statua. Il primo autore a definirsi teurgo fu Giuliano il Caldeo, l'autore degli Oracoli Caldaici, ma quelli che la resero famosa furono Giamblico, prima citato, Porfirio, Proclo, ed altri. La prima scuola di Teurgia pratica nel periodo Cristiano, fu fondata da Giamblico nell'ambito della Scuola Neo-Platonica Alessandrina. Anche i sacerdoti che erano assegnati ai templi dello Egitto, Assiria, Babilonia e Grecia, ed il cui compito era quello di evocare gli dei durante la celebrazione dei Misteri, erano conosciuti sotto questo nome, o con il suo equivalente in altre lingue, fin dai tempi più arcaici. Gli Spiriti (ma non quelli dei morti, la cui evocazione fu chiamata Necromanzia) erano resi visibili agli occhi dei mortali. Per questo un teurgista doveva essere uno jerofante ed un esperto nell'insegnamento esoterico presso i Santuari di tutti i paesi. I Neoplatonici della scuola di Giamblico erano chiamati teurgi, perchè compivano la cosiddetta "magia cerimoniale", ed evocavano i simulacri o immagini, degli antichi eroi, "dei" e daimonia (entità divine spirituali). Nei rari casi in cui si richiedeva la presenza di uno "spirito" visibile e tangibile, il teurgo doveva fornire all'apparizione soprannaturale una porzione della propria carne e del proprio sangue - doveva compiere la theopaea o la "creazione degli dei" con un misterioso processo noto solo agli antichi, e forse a qualcuno dei moderni Tantrici e Brahmani iniziati dell'India. Così è detto nel "Libro delle Evocazioni" delle pagode. Esso mostra la perfetta identicità dei riti e delle cerimonie fra la più antica teurgia Brahmanica e quella dei Neo-Platonici Alessandrini. Il passo che segue è tratto da Iside Svelata: "Il Brahmano Grihasta (l'evocatore) dev'essere in uno stato di completa purezza prima di avventurarsi a chiamare i Pitri. Dopo aver preparato una lampada, dell'incenso di sandalo, ecc., e dopo aver tracciato i cerchi magici, nel modo a lui insegnato dal Guru superiore, per tenere lontani gli spiriti cattivi, egli cessa di respirare e chiama in suo aiuto il fuoco (Kundalini) per disperdere il proprio corpo". Egli pronuncia un certo numero di volte la parola sacra, e "la sua anima (il corpo astrale) svanisce dalla sua prigione, il suo corpo sparisce, e l'anima (l'immagine) dello spirito evocato discende nel corpo doppio e lo anima". Allora "la sua (del teurgo) anima (astrale) rientra nel suo corpo, le cui particelle sottili si sono nuovamente riunite (per i sensi oggettivi), dopo aver formato da sè un corpo aereo per il deva (dio o spirito) che egli ha evocato" ... E poi, l'operatore propone a costui delle domande "sui misteri dell'essere e sulla trasformazione di ciò che non perisce". L'idea popolare prevalente è che i teurgi, come pure i maghi, operino prodigi, quali evocare le anime o le ombre degli eroi e degli dei, ed altre opere taumaturgiche, tramite poteri soprannaturali. Ma questo non è mai stato vero. Essi facevano ciò semplicemente per mezzo della liberazione del proprio corpo astrale che, assumendo la forma di un dio o di un eroe, serviva da medium o da veicolo, attraverso il quale poteva essere raggiunta e manifestata la speciale corrente che conserva le idee e la conoscenza di quell'eroe e di quel dio.