ven, 09 maggio 2025

Glossario de La Dottrina Segreta

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Glossario de “La Dottrina Segreta”

FABRE D'OLIVET Antoine

(Fr.) - Ganges 1767, Parigi 1825. Scrittore, mistico, filosofo ed erudito francese, discendente da una famiglia protestante, fece carriera in quella religione e si diede al commercio. Ma durante il suo primo soggiorno a Parigi si accorse di essere portato più per la musica e la poesia che per il commercio. Viaggiò in Germania ed in Svizzera svolgendo una qualche attività politica ed aggiunse al cognome del padre, Fabre, quello della madre, D'Olivet. Scrisse due opere rivoluzionarie per il teatro (Il genio della Nazione, 14 Luglio 1789) che ebbero un buon successo. Per un certo periodo si schierò con i Giacobini, ma nel 1791 rinunciò all'attività politica. Visse a Parigi durante il Terrore e scrisse qualche altra piccola opera. La sua famiglia fu economicamente rovinata dalla catastrofe finanziaria del 1796 e, per vivere, non gli rimase che affidarsi alla sua penna. Tentò per due volte di pubblicare giornali che ebbero breve vita, dopo di che si impiegò al Ministero della Guerra. Pubblicò una novella e collaborò al "Giornale degli Uomini Liberi". Compromesso nello affare della "macchina infernale", ebbe salva la vita per intercessione di Lenoir-Laroche; entrò quindi in un periodo di buona produzione letteraria, durante il quale pubblicò poemi, ma anche pezzi musicali. Fra il 1800 ed il 1805 ebbe una profonda crisi religiosa ed intellettuale, durante la quale scoprì la sua vera vocazione di filologo e si dedicò allo studio di opere mistiche ed occulte. Grande importanza ebbe nella sua crisi un personaggio di cui non si conosce il vero nome, ma che Fabre chiamerà più tardi Egerie Teofania; in questo periodo, forse, si sposò. Fra il 1805 ed il 1810 lavorò alla sua opera più importante : "La lingua ebraica restituita ed il vero significato delle parole ebree dimostrato attraverso la loro analisi radicale", che tentò di far pubblicare a spese dello Stato. Nel 1810 si ritirò dal suo impiego e, avvalendosi di un certo potere magnetico, guarì alcuni sordomuti, finchè il Governo non lo invitò a sospendere tale attività. Nel 1813 pubblicò "I versi d'oro" di Pitagora, ed il ritorno al potere dei Borboni gli permise di pubblicare "La lingua ebraica", in cui egli dimostra che ciascuna lettera dell'alfabeto ebraico rappresenta simbolicamente un'idea. Nel 1816-17 lavorò ad un'opera sulla Lingua d'Oc e poco tempo dopo, dopo tanti anni di matrimonio turbolento, divorziò. Scrisse la "Storia filosofica del genere umano", lo "Stato sociale dell'uomo", la "Interpretazione ermeneutica dell'Origine dello Stato Sociale dell'Uomo". Fece qualche tentativo per reinserirsi in politica, ma tornò ben presto alla sua attività letteraria.