dom, 14 dicembre 2025

Miracoli Atmosferici?

“Yahwe disse quindi a Mosè: ‘Ecco vi farò piovere pane dai cieli’...”(Esodo, XVI, 4).
Cosa piovve veramente ‘dai cieli’ nel XIII secolo a.C. in terra di Israele ?
Cosa piovve, nel 358 Anno Domini, sugli esterrefatti cittadini che – a oltre mille chilometri di distanza – oziavano sul colle Esquilino in una calda giornata di Agosto, in una Roma del IV secolo ?
Chi annotò in “antiche cronache” i particolari di un così inconsueto...fenomeno atmosferico ?
Particolari che servirono, molti secoli più tardi, a Frà Bartolomeo da Trento per comporre nel 1244 il suo ‘Liber epilogorum in gesta Sanctorum’, in cui descrisse sia il ‘messaggio onirico’ giunto contemporaneamente a Papa Liberio (352 – 366) e all’agiato patrizio romano di nome Giovanni, sia lo stranissimo ‘miracolo atmosferico’ che coprì di una bianca coltre una circoscritta area del colle Esquilino.
E solo quella...
Chi descrisse così minuziosamente le stranissime ‘nuvole’ – quasi in formazione aerea, alcune delle quali con una ancor più strana forma ‘discoidale’ e lenticolare – da cui cadde qualcosa di bianco, di impalpabile, molto simile a neve ?
Ma che neve non era...
Non siamo in grado di dare risposta a queste domande, ma poco importa: ciò che appare di rilevante importanza è, invece, il fatto che in tempi in cui nulla frutto dell’umano ingegno sfrecciava sui cieli di una ‘biblica’ Israele, in tempi in cui su una Roma tardo-imperiale solo dalle nubi – quelle vere! – potevano cadere fiocchi di neve – ma certamente non il 5 Agosto! – in quei tempi ‘qualcosa’ accadde, ‘qualcosa’ attirò, verso l’alto, gli sguardi di quelle ingenue genti, ‘qualcosa’ lasciò una, seppur effimera, tangibile traccia.
‘Traccia’ il cui ricordo si tramandò oralmente per anni, finchè qualcuno non la descrisse definitivamente in “antiche cronache”, a cui attinse sia il già citato Bartolomeo da Trento sia un maturo e valente artista: Masolino da Panicale.
Come già fece il Lippi, o qualcuno della sua ‘Scuola’, con il celeberrimo dipinto “La Madonna e S.Giovannino” (Firenze, Palazzo Vecchio), come più tardi fece l’artista senese Ventura Salimbeni con l’altrettanto conosciuto dipinto “Glorificazione dell’Eucarestia’ (Montalcino, Siena), Masolino lavorò insieme al Masaccio e a Paolo Schiavo alla realizzazione di un ‘Trittico della Neve’ ( terminato nel 1429), di cui due opere sono andate perdute.
Oggi, però, non solo il dipinto di Masolino – conservato al Museo di Capodimonte, Napoli – riporta ai nostri occhi quello stranissimo ‘miracolo atmosferico’, almeno se il ‘miracolo’ viene osservato da parte dello studioso che voglia indagare sulla possibilità che anche in antico siano avvenuti ‘contatti’ tra il nostro pianeta e civiltà ad esso estranee.
Infatti nella Basilica di S.Maria Maggiore – conosciuta anche come “Sancta Maria ad Nives” o ‘Liberiana’, dal nome del Papa che assistette al fenomeno – esistono almeno altre tre raffigurazioni del ‘miracoloso’ evento.
Chi scrive, munito della solita, fedele macchina fotografica, si è aggirato tra turisti giapponesi, inglesi, francesi e tedeschi, attratti dalle altre meraviglie architettoniche e artistiche della Basilica giubilare romana, e ha potuto documentare sia la presenza di un bellissimo mosaico che riveste tutta l’antica facciata fatta realizzare da Papa Eugenio III (1145 – 1152), sia un bassorilievo absidale, nella Cappella Borghese, realizzato nel XV secolo da Mimo del Reame, sia un curioso dipinto rappresentante proprio la caduta dell ‘neve’ in una zona ben delimitata del Colle Esquilino.
Chi scrive sta inoltre conducendo anche una capillare indagine, qua e là tra santuari dedicati alla Madonna della Neve, per documentare l’eventuale presenza di altri simili, inconsueti, estivi ‘miracoli atmosferici’. La ricerca continua...
Ma torniamo agli stranissimi fiocchi di ‘neve’ che fecero gridare al ‘miracolo’ Papa Liberio, il patrizio Giovanni e gli attoniti cittadini dell’antica Roma.
Cos’erano in realtà ?
Certamente non era neve, considerando la data (5 Agosto !) in cui avvenne la... ‘nevicata’.
Chissà? Forse era la stessa sostanza, la ‘Manna’ che alimentò il popolo ebraico per anni, mentre vagavano nel deserto guidati da Mosè ?
Forse era la stessa sostanza che cadde in Francia negli anni ’50 e, in particolare, in Italia nel 1954, a Firenze.
Nella bella città toscana, durante una di queste inconsuete ‘nevicate’, uno studente di ingegneria ebbe la prontezza di spirito di raccoglierne una piccola quantità e di portarla ad analizzare all’Istituto di Chimica dell’Università.
Qui il Prof. Giovanni Canneri e il Prof. Danilo Cozzi eseguirono analisi spettroscopiche mettendo in evidenza la presenza di Boro, Magnesio, Silicio e Calcio, con una composizione ben diversa da quella della ‘fibroina’ (C15H25N5O6), principale costituente di alcuni tipi di... ragnatele che, in alcuni periodi dell’anno, vengono portati qua e là dal vento.
Qualcosa di ben diverso, dunque!
La sostanza biancastra, filamentosa caduta da ‘oggetti’ molto simili a quelli raffigurati nel dipinto di Masolino da Panicale è stata denominata ‘bambagia silicea’ (data l’abbondanza di questo elemento riscontrata durante le analisi) o, più poeticamente, ‘capelli d’angelo’.


Ma proviamo a confrontare i due eventi, i due ‘miracoli atmosferici’, separati da oltre sedici secoli.
Ho prima acccennato alla Manna, cioè alla strana sostanza di colore bianco che sarebbe caduta dal cielo nel deserto di Sin, fra Elim e il Sinai, quando “... la mattina si era formato intorno al campo uno strato di rugiada. A suo tempo lo strato di rugiada evaporò, ed ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine a fiocchi, fine come la brina sulla terra...” (Esodo XVI,13-14).
“...A questa vista meravigliando – si legge in un’altra ottocentesca edizione del Vecchio Testamento – gli Israeliti si dissero l’un l’altro questa parola Man-hu , la qual significa “Che cos’è codesto?”, perchè non sapevano che si fosse...”. Da qui l’uso della parola Manna per designare la sostanza biancastra con cui il popolo ebraico che vagava per il deserto si nutrì, riuscendo così a sopravvivere “... per quarant’anni, finchè giunsero in un paese abitato... finchè giunsero alla frontiera del paese...” (Esodo, XVI, 35).
Un altro ‘Miracolo atmosferico’ ?
Forse no, poichè in questo caso la spiegazione più razionale potrebbe rientrare nel campo delle scienze naturali pur presentando alcuni ‘strani’ aspetti di carattere... ‘esobiologico’.
Già nel 1483 il decano del Duomo di Magonza, Bernhard von Breitenbach, aveva descritto ‘il pane del cielo’ che “...cade di buon mattino e, come la rugiada e la brina, forma tante gocce sull’erba, sulle pietre e sui rami degli alberi...”.
Successivamente, nel 1823, il botanico tedesco Ehrenberg avanzò l’ipotesi che la Manna non fosse altro che la secrezione dei tamarischi, una sorta di acacie molto diffusi in quell’area geografica.
Nel 1925 due botanici dell’Università di Gerusalemme – Friedrich Simon Bodenheimer e Oskar Theodor – dopo lunghe indagini condotte nell’area del Sinai confermarono infatti che la secrezione dell’arbusto Tamarix gallica, quando viene punta dal Coccus manniparus o Fossyparia mannifera – un emittero, una cocciniglia tipica del luogo – presenta le dimensioni e la forma di un ‘seme di coriandolo’ bianco che, dopo un pò cristallizza in granuli bianco-giallastri di sapore dolciastro.
Proprio come ciò che videro gli Israeliti quando...” si voltarono con la faccia verso il deserto, ed ecco, la Gloria di Yahwe apparve nella nuvola...” (Esodo XVI, 10), mentre la mattina dopo”...sulla superficie del deserto, c’era una cosa fine a fiocchi...” (Esodo, XVI 14) , simile a una sostanza “...bianca... e il suo sapore era come quelle di sottili focacce di miele...” (Esodo XVI, 31).
E’ tutto chiaro, quindi ? Non proprio...
Forse da qualche ‘anacronistico’ oggetto – dalla... ‘nuvola’ ? – cadde nel deserto una sostanza bianca simile simile alla ‘bambagia silicea’, ai ‘capelli d’angelo’ e fu da quelle ingenue popolazioni confusa con la sostanza biancastra prodotta dalla Tamarix gallica che avrebbe consentito loro la sopravvivenza nel deserto per lunghi anni ?
Forse i due fenomeni avvennero contemporaneamente, ingenerando una qualche confusione nella tradizione prima orale e poi scritta ?
Cos’era infatti l’onnipresente ‘Gloria di Yahwe’ che apparve “...in una colonna di nuvola per guidarli per la via, e di notte in una colonna di fuoco...” (Esodo, XIII, 21)?
Non lo sappiamo, ma... potremmo immaginarlo!
Ho voluto intitolare “Narrano antiche cronache...” (Edizioni Hera,2002- heramagazine@heramagazine.net) un mio libro, pubblicato di recente, proprio per tentare di dare – anche con l’aiuto dell’onnipresente Personal Computer – una spiegazione in chiave ‘esobiologica’ ad una vastissima serie di eventi, di testimonianze pittoriche e archeologiche, ‘curiosando’ anche tra... ‘antiche cronache’ bibliche alla ricerca di indizi (ce ne sono moltissimi !) – al di là di ogni sospetto – che possano consentirci di interpretare più pragmaticamente una fenomenologia inserita, al solito, in un contesto religioso.
‘Eventi’, ‘testimonianze pittoriche’, ‘testimonianze archeologiche’, ‘cronache bibliche’ – veri e propri ‘ricordi dal... futuro’ ! – che ho preferito annoverare, come recita un qualsiasi vocabolario, tra gli ‘anacronismi’, cioè tra “... errori di cronologia per cui si attribuiscono cose e fatti caratteristici di un’epoca ad un’altra diversa”.
Lo strano oggetto ‘discoidale’ alla spalle della Vergine, visibile nel dipinto attribuito alla ‘Scuola’ di Filippo Lippi, intitolato “La Madonna e S.Giovannino”, le ancor più strane ‘nuvole’ del già citato dipinto di Masolino da Panicale e altre simili raffigurazioni erano inconsueti ‘miracoli atmosferici’ o manifestazioni della presenza su questo nostro pianeta di realtà... ‘esobiologiche’?
La celeberrima ‘Visione di Ezechiele’ – a cui, per inciso, si è ispirato l’ottimo grafico Alberto Forgione per la copertina del citato libro – in cui “... mentre i cieli si aprirono...”e appariva “...una gran massa di nuvole e fuoco guizzante...” mentre “...qualcosa come l’aspetto delle torce si muoveva da una parte all’altra fra le creature viventi e il fuoco era luminoso e dal fuoco usciva il lampo...”, quando “...le creature viventi si alzavano da terra, le ruote si alzavano..”, appartenne ad un altro inconsueto ‘miracolo atmosferico’ o fu anch’essa la testimonianza che ‘qualcosa’ di estremamente ‘anacronistico’ avvenne nei cieli della terra di Israele ?
In un altro continente, in Messico, a Palenque – molti secoli più tardi, nel VII secolo della nostra Era – cosa vide l’ignoto artista maya che scolpì, sul coperchio del sarcofago del principe Pacal, un personaggio che, curiosamente, ‘cavalca’ uno strano ‘meccanismo’ inserito all’interno di una struttura ‘ogivale’ da cui esce...del fumo e del fuoco ?
Forse lo stesso ‘anacronistico’ oggetto che, nell’VIII secolo a.C., un altro sconosciuto artista aveva visto e ricordato scolpendo un’immagine del tutto simile in cui ‘El Rey’, il ‘Signore di Chalcatzingo’, siede all’interno di un’altra struttura ad ogiva da cui – anche qui ! – sembrano uscire fumo e fiamme ?
Cosa avvenne a Medjugorje – come afferma padre Slavko Barbaric, vice parroco del ‘miracoloso’ luogo situato a venti chilometri da Mostar, nell’Erzegovina – quando il Sole, al tramonto, cominciò improvvisamente a ‘ruotare’ e ‘danzare’ nel cielo ?
Cosa avvenne a Fatima il 13 Ottobre 1917, quando il Sole sembrò ‘ruotare’ per almeno dodici minuti ?
Cosa avvenne a Roma, nella località denominata Tre Fontane, il 12 Aprile 1947, quando una folla numerosissima, assistette ad un analogo fenomeno, legato alle ‘apparizioni mariane’ del ‘miscredente convertito’ Bruno Cornacchiola ?
Ma era veramente il Sole o… ‘qualcosa’ di forma circolare ?
Ancora ‘miracoli atmosferici’ ?
Proseguiamo...
“Sole, resta immoto su Gabaon, e luna, sul bassopiano di Aialon !” ordinò Giosuè all’astro intorno a cui gira da sempre il nostro piccolo pianeta (Giosuè, X, 12).
“Pertanto il Sole rimase immoto, e la Luna in effetti si fermò... E il Sole stava fermo in mezzo ai cieli e non si affrettò a tramontare per circa un giorno intero...” (Giosuè, X, 13).
Un altro ‘miracolo’ che farebbe impazzire qualsiasi astronomo o studioso di fisica atmosferica ?
E’ concepibile che la rotazione del globo terrestre si sia arrestata solo per volontà del biblico profeta ?
No di certo! E allora ? Cosa è possibile che sia avvenuto nei cieli della città di Gabaon ?
Prestando fede al testo biblico ma interpretandolo in un’ottica più aperta alla possibilità che la Terra sia stata ‘visitata’ nei secoli, nei millenni passati da ‘qualcuno’ proveniente da qualche ‘altrove’, potremmo ipotizzare l’evento come la presenza nei cieli di Israele di un anacronistico ‘oggetto’...non identificato – anzi, erroneamente identificato nel disco solare !– prima evoluente, poi, per almeno un giorno, in posizione geo-stazionaria, forse a quota talmente bassa da essere confuso con l’astro, ‘oggetto’ che dette a Giosuè e alla sua gente la certezza che un ‘miracolo’ si fosse veramente verificato.
Voli eccessivamente... ‘pindarici’ ?
Può darsi, però ritengo estremamente interessante – come ho avuto più volte modo di mettere in evidenza proprio in queste pagine – analizzare con occhio attento ed estremamente ‘aperto’ ‘antiche cronache’ bibliche, ‘antiche cronache’ pittoriche, ‘antiche cronache’ archeologiche’ al fine di accumulare ‘indizi’ su ‘indizi’ fino all’inevitabile ‘prova’ finale: non siamo soli nell’infinito Universo.

Scheda dettagli:

Data: 25 marzo 2003Autore: Roberto Volterri

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