sab, 20 aprile 2024

La vittoria sulla Paura

Vampirismo e Paura

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La vittoria sulla Paura

La paura è un'emozione che coinvolge tutto l'organismo, condizionandone i meccanismi e alterandone il funzionamento. E poco importa se il pericolo da cui ci sentiamo minacciati sia reale o meno, perché in ogni caso la reazione a una situazione di paura produce condizioni di tensione somatica e di confusione psicologica. La realtà della paura non è la realtà, ma una sua rappresentazione oscura, minacciosa, maligna, dentro la quale si fatica a organizzare la realtà e si risponde in modo incoerente alle sollecitazioni della vita.

Di fronte alla paura l’opzione psicologica è obbligata, coatta, unica, e corrisponde alla reazione motoria di chi è inseguito da un’ombra mostruosa, di chi è braccato da una bestia affamata, di chi è assediato da un nemico che non farà prigionieri: quell’opzione è la fuga. Ma poiché la fuga è penosa e può danneggiare la nostra immagine, per evitare di provare Paura finiamo per mettere un’enfasi eccessiva su particolari insignificanti, vigilando perché non si creino situazioni ‘scomode’ e mantenendoci in un perenne stato di allarme, come se ogni azione che si svolge al di fuori del nostro controllo potesse essere una minaccia. Questo stato di tensione ci tiene al laccio, indirizza le nostre scelte, ci ricatta, spingendoci a ‘costruire’ la nostra personalità anziché esprimerla.

Ma spesso la Paura, anziché salvare, contribuisce a distruggere, fa scivolare nell’abisso proprio mentre si sta fuggendo. Ai tempi delle grandi epidemie di peste, c’era solo da sperare di evitare il contagio, altrimenti non ci sarebbe stato scampo; ma poteva capitare che anche chi riusciva a salvarsi dal morbo morisse di ansia, di tensione, di angoscia, come riferiscono le cronache dei secoli oscuri delle pestilenze. La paura uccide di per sé.

E come ci insegna ancora la storia, è la Paura la responsabile primaria della maggior parte dei conflitti, che spesso, come scrive lo storico Jean Delumeau parlando delle grandi rivolte del passato, non sono altro che “reazioni difensive motivate dalla paura di un pericolo, sia esso reale, parzialmente immaginario, o totalmente illusorio”. E aggiunge: “Se questa analisi è esatta, ne deriva che diminuire la Paura in una collettività equivale a disinnescare alcune cariche esplosive, e ciò vale anche per il presente”.

Le paure albergano soprattutto dentro di noi, dentro i corridoi poco illuminati dei nostri traumi dell’infanzia, dei nostri laceranti sensi di colpa. Come scrive nel 1621 Robert Burton nella sua Anatomia della malinconia: “È la coscienza che, da sola, si comporta come mille testimoni in grado di accusarci... Un testimone sempre disposto a deporre, a incitare la giuria perché ci interroghi, a tormentarci, come un persecutore pronto ad aggredirci, come un ufficiale giudiziario con mandato di comparizione, come un funzionario di polizia delegato a prelevarci, come un sergente pronto ad arrestarci, come un procuratore incaricato di incolparci, come un carceriere lieto di tormentarci, come un giudice deciso a condannarci, mai cessando di accusare, denunziare, torturare, molestare”.

Nel gennaio del 1941 Franklin Delano Roosevelt tenne un discorso al Congresso degli Stati Uniti in cui disegnava quelli che, al termine di un tremendo conflitto che per l’America era ancora distante cronologicamente (sarebbe entrata in guerra un anno dopo), sarebbero stati i fondamenti della società mondiale e le condizioni necessarie per una pace internazionale durevole. I primi tre erano la libertà di parola, la libertà di religione e la libertà dal bisogno. L’ultimo era la libertà dalla paura, che diventava a pieno diritto un obiettivo politico, civile e umano proiettato verso un’era di pace. La libertà dalla paura era “la vera antitesi all'ordine della tirannia”, la via da seguire per il compimento dell’uomo.

La paura genera ansia, tensione, allarme continuo, ed essi a loro volta generano il bisogno di trovare un nemico da odiare, sul quale scaricare le tendenze aggressive, ai danni del quale ampliare il proprio “spazio vitale”, individuando contemporaneamente un campo di sfogo delle frustrazioni, senza andare a cercarne le cause dentro di noi.

Vivere nella paura ci fa sentire tutte le azioni più belle e più calde come intollerabili. Ci cauterizza i sentimenti.

Ma la peggior nemica della paura è quella parte di noi che continua a cercare, che non si arrende, che ci dice che ovunque andremo, in qualunque modo cercheremo, tutto andrà bene, e anche se non sapremo dove ci porterà la lama tagliente dell’esperienza, in qualche modo una via la troveremo. Nemica della paura è quella voce che ci ricorda che apparteniamo al cosmo, che non esiste maniera di dissociarsi da quell’appartenenza, e che essa, anche da sola, può farci elevare di livello, farci vibrare a una frequenza diversa, farci librare al di sopra dei territori desolati su cui la paura ha stabilito il suo dominio.


Vampirismo e Paura

La specialità del Vampiro è quella di trasmetterci paura. Anzi, per meglio dire, dosi di panico; anche piccole, non importa, l’importante è che il nostro controllo emotivo venga squilibrato. Per il Vampiro, dunque, procurarci un piccolo, anche impercettibile stato di panico è un passaggio fondamentale per aprire una fessura dalla quale esca l’energia. Per compiere quel passaggio, lui deve toccare le corde della nostra attenzione attraverso una "provocazione". Da questo si fa riconoscere. La parola chiave, dunque, è provocazione.

Spesso si tratta di cose quasi insignificanti: piccoli atti di malignità, di maleducazione, o di semplice mancanza di gentilezza, come non rispondere a una domanda o lasciar cadere nel vuoto un’osservazione o non ricambiare un saluto, o un sorriso. Atti che sono pieni di sostanza negativa, ma che, se denunciati, diventano semplici mancanze di forma. Così noi, se ci offendiamo, vuol dire che siamo formali, mentre lui, che è pratico e va al sodo, è una persona di sostanza. È un gioco perfetto: lui ha infranto certe regole in vigore tra gli esseri umani; noi, pur notando il suo comportamento, non ci siamo neanche offesi; ma se parleremo di quella circostanza faremo la figura di chi si offende.

Altre volte il Vampiro, per provocarci, può servirsi di comportamenti "originali", non convenzionali, non conformistici, e in quanto tali in grado di attirare l’attenzione di chi è originale e non conformista "dentro". Ma non bisogna farsi ingannare: il Vampiro è capace solo di "atteggiamenti", mai di sentimenti, e le sue non sono mai testimonianze esterne di profonde scelte interne; la sua è solo una manovra strategica, e dietro la sua originalità si nasconde sempre un fine molto, molto convenzionale: ottenere la nostra energia.

Noi non ci accorgiamo di certi giochi non solo perché cadiamo in una sorta di ipnosi vampirica, ma anche perché sarebbe troppo faticoso gestirli, una volta preso atto che esistono. Il guaio è che ci portano via enormi quantità di energia. Se avessimo la forza di guardare in faccia i nostri Vampiri, vedremmo le loro facce riempirsi di salute mentre applicano le loro tecniche.

Lavorare sulla paura ha come obiettivo il recupero di una dimensione di libertà e, contemporaneamente, la restrizione del campo d’azione dei Vampiri. L’obiettivo non è redimere i Vampiri: quello va considerato come il risultato, assai probabile, di un sistema di antitesi antivampiriche, ma non come un obiettivo morale da raggiungere; se lo fosse, infatti, lo spirito di proselitismo del quale la nostra cultura è intrisa rischierebbe di trasformare l’operazione in una sorta di evangelizzazione, con il risultato di nutrire i Vampiri proprio con la nostra attenzione ‘terapeutica’ e salvifica.

Noi dobbiamo solo liberarci dalla paura e restringere il campo d’azione di chi la produce e ne approfitta. Compiuta questa operazione, il nostro compito è finito. L’importante non è avere la certezza che, da quel momento, nel mondo c’è un Vampiro in meno, ma che quel Vampiro, anche se resta tale, da quel momento ha una vittima in meno.

Scheda dettagli:

Data: 11 settembre 2018Autore: Mario Corte
Profilo Pubblico di:

Mario Corte

Mario Corte è un uomo di lettere che ha scritto, curato, tradotto libri tutta la vita. Tra questi c’è "Vampiri energetici" (Edizioni Il Punto d’Incontro 2002), un saggio sul vampirismo umano che in Italia (nonostante i tanti tentativi di imitazione e i numerosi plagi veri e propri perpetrati nella…

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