Guarire o curare? Comunicazione ed empatia in medicina
C’è una differenza abissale tra la medicina che guarisce e quella che cura. La svolta passa in maniera sottile ma sostanziale dalla relazione che medico e paziente costruiscono. Vale a dire da quanto e come comunicano.
Di Maura Anfossi, Maria Luisa Verlato e Alberto Zucconi è un libro che si prende cura della medicina. Salute, malattia, cura e benessere non possono prescindere dalla dimensione relazionale, nella quale l’informazione e la presa in carico efficaci del malato sono radicati in un incontro tra esseri umani. Si cura un corpo abitato e non un insieme di organi malati. Curante e paziente non possono non interagire. Sembra ovvio, ma l’esperienza comune racconta interazioni fugaci, negate, disfunzionali, atteggiamenti freddi, distanti, altre volte eccessivamente rassicuranti o invischiati. Per guarire, dicono in maniera chiara gli autori del libro, bisogna curare. Nella medicina, anzi per la medicina che funziona, è una questione vitale, quanto il funzionamento dei suoi conti. Allora queste pagine offrono a tutti gli operatori della salute strumenti per conoscere le regole e i principi della comunicazione efficace, riflettere sulle emozioni che circolano tra paziente e curante, riconoscere gli stili relazionali del malato e ri-pensare al proprio modo di essere operatori della salute.
Non è un libro astratto, ma estremamente concreto. Entra nella corsia di un ospedale, in un ambulatorio medico, nelle code d’attesa delle persone e dei loro familiari che aspettano una diagnosi. Si occupa non solo del malato ma anche della sua famiglia (pensate ad esempio ai bambini di genitori malati o a genitori di bambini gravemente malati) e prova, prendendosi tempo, a suggerire le parole, gli atteggiamenti, le azioni per curare le persone.
Tra l’altro un paziente, con malattie terminali o complicate dal punto di vista diagnostico, che si sente preso in cura, partecipa di più. E questo non credete sia assai vantaggioso per un medico e per la medicina in generale? Noi pensiamo di sì.
I farmaci possono guarire. Le parole invece possono curare.
Di Maura Anfossi, Maria Luisa Verlato e Alberto Zucconi è un libro che si prende cura della medicina. Salute, malattia, cura e benessere non possono prescindere dalla dimensione relazionale, nella quale l’informazione e la presa in carico efficaci del malato sono radicati in un incontro tra esseri umani. Si cura un corpo abitato e non un insieme di organi malati. Curante e paziente non possono non interagire. Sembra ovvio, ma l’esperienza comune racconta interazioni fugaci, negate, disfunzionali, atteggiamenti freddi, distanti, altre volte eccessivamente rassicuranti o invischiati. Per guarire, dicono in maniera chiara gli autori del libro, bisogna curare. Nella medicina, anzi per la medicina che funziona, è una questione vitale, quanto il funzionamento dei suoi conti. Allora queste pagine offrono a tutti gli operatori della salute strumenti per conoscere le regole e i principi della comunicazione efficace, riflettere sulle emozioni che circolano tra paziente e curante, riconoscere gli stili relazionali del malato e ri-pensare al proprio modo di essere operatori della salute.
Non è un libro astratto, ma estremamente concreto. Entra nella corsia di un ospedale, in un ambulatorio medico, nelle code d’attesa delle persone e dei loro familiari che aspettano una diagnosi. Si occupa non solo del malato ma anche della sua famiglia (pensate ad esempio ai bambini di genitori malati o a genitori di bambini gravemente malati) e prova, prendendosi tempo, a suggerire le parole, gli atteggiamenti, le azioni per curare le persone.
Tra l’altro un paziente, con malattie terminali o complicate dal punto di vista diagnostico, che si sente preso in cura, partecipa di più. E questo non credete sia assai vantaggioso per un medico e per la medicina in generale? Noi pensiamo di sì.
I farmaci possono guarire. Le parole invece possono curare.