ven, 04 luglio 2025

Voci, Pensieri e Poesie

Fiaba: la Rosa e il Gelsomino

C’era una volta un avvenente biondo giovane dagli occhi azzurri che faceva il contadino e c’era al contempo una giovane e bellissima strega dai lunghi capelli neri e dagli occhi verdi che viveva con la madre, anch’ella una strega, in un bosco vicino ad una sorgente.
Nel giardino della giovane strega cresceva una bellissima rosa rampicante nera come mai se ne erano, o se ne sono, viste; mentre nel giardino del contadino cresceva un bianco gelsomino.
Ora la rosa rampicante ed il gelsomino erano incantati e si erano innamorati l’uno dell’altra essendo che per incanto la rosa vedeva l’immagine del gelsomino riflessa nell’acqua della sorgente che gli sgorgava vicino ed il gelsomino vedeva l’immagine della rosa riflessa nell’acqua dell’abbeveratoio degli uccelli che il contadino aveva posto nel giardino essendo che egli amava tali bestioline.
E la rosa ed il gelsomino attraverso lo specchio d’acqua si parlavano e si dicevano dolci parole d’amore, sicché parlando parlando l’una sapeva dove si trovava l’altro e viceversa; ma la lontananza faceva languire il loro amore sicché la rosa si stava seccando ed il gelsomino pure.
Un giorno la giovane strega va alla sorgente per prendere dell’acqua e sente un pianto ma non vede nessuno; ascolta meglio e si rende conto che il pianto viene dalla rosa e senza stupore, perché è avvezza alla magia, le chiede perché piange.
La rosa le dice il perché e la fanciulla si dispiace.
“Vorrei aiutarti!” esprime la giovane e la rosa risponde: “Se realmente ti farebbe piacere di aiutarmi una cosa la potresti fare!”, e la fanciulla: “Dimmi allora!” sicché la rosa continua: “Fuori dal bosco, giù nella valle, si trova un contadino; nel suo giardino cresce il mio amato gelsomino; ecco … io mi sto seccando, prendi dunque prima che sia completamente secca i miei semi che ho prodotto quest’estate e convinci il contadino a piantarli nel suo giardino vicino al gelsomino!”; la fanciulla acconsente e va come la rosa le ha chiesto.
Arrivata alla casa del contadino la fanciulla chiede ristoro ed il contadino l’accoglie ben volentieri perché appena la vede se ne invaghisce sicché non è neanche mal propenso di accogliere la sua richiesta di piantare i suoi semi in giardino e nel frattempo non può fare a meno di chiederle chi è e da dove viene.
La strega accortasi dell’interesse ed affatto dispiaciuta gli e lo dice.
Appena gli dice da dove viene il contadino si ricorda di aver sentito dire che là, nel bosco da dove viene la giovane, vivono le streghe; per cui diventa meno restio a lasciarla ripartir per la sua strada colto dal dubbio di avere a che fare con una strega. Così la strega se ne va e torna a casa sua.
Ma il contadino non riusciva a togliersela dalla testa e si che non gli aveva fatto neanche un incanto e nel frattempo la sera si sedeva sotto il gelsomino tutto pensieroso finché una di queste sere pensando a voce alta esclama: “Mi ha chiesto di piantar la sua rosa nel mio giardino perché dice che nel suo non va più avanti e per l’affetto che vuole alla sua pianta spera che nel mio giardino possa trovare un terreno migliore! Ma posso fidarmi di una strega o non starà tramando qualche diavoleria?”.
Il gelsomino ascolta silenzioso ed il giovane continua: “E perché mai non riesco a togliermela dalla testa? Che mi abbia fatto un incantesimo!”; il gelsomino continua ad ascoltare silenzioso ed il giovane smette di parlare ma ogni sera torna sempre a sedersi li ed a rimuginare e nel frattempo la rosa cresce mentre il gelsomino si rinverdisce finché un giorno la rosa mette boccioli e sbocciano i suoi fiori.
Appena il contadino vede sbocciare queste rose nere si spaventa poiché mai ne ha visti e mai ne ha sentito parlare di fiori neri sicché pensa ad una stregoneria e decide di estirpar la rosa, ma appena va per cercar di estirpar la sua amata il gelsomino si ribella e implora il contadino di non farlo e la rosa ed il gelsomino gli raccontano la loro storia e la gentilezza che gli ha concesso la strega e quindi il contadino si convince di non farlo.
Passa un giorno, passa un altro, il contadino si dice ad un certo punto guardando la rosa in giardino: “Bhe! Se pur nere quelle rose sono bellissime!” e pensa ai bei lunghi capelli neri della sua bella e le piante conoscendo il suo struggimento gli dicono: “Che una cosa sia diversa non vuol dire che sia necessariamente anche cattiva e si può stare insieme e ci si può amare anche nella diversità e poi se pur lei sia una strega è comunque una donna e tu sei comunque un uomo e saprai pur farti rispettare da tua moglie anche se è una strega e saprai pur tenerla a bada ugualmente!”.
Così il contadino un giorno si convince e si addentra nel bosco per cercare la strega, ma non sa la strada e dopo aver girato un poco invano torna indietro.
Il gelsomino che come la rosa conosce il cammino, visto l’accaduto, il giorno dopo chiede aiuto ad un’ape e grazie all’incanto del suo polline le dà la parola; così l’ape va dal contadino e gli dice: “Contadino! Non ti abbattere che ti condurrò io dalla tua bella!”.
Sicché il contadino si avvia dietro l’ape, che cerca di non volar troppo veloce per non perderlo, e giunge dall’amata e le chiede di sposarlo ed ella accetta e si sposano e vanno a vivere insieme e vivono così felici come le piante del loro giardino che un giorno si seccarono per la vecchiaia ma dall’incrocio del loro amore nacque una pianta di edera che si avvinghiò al suo albero e lì rimase attaccata per tutta la vita poiché l’edera, si sa, è come l’amore che dove s’attacca muore!

Angela Contavalle

Scheda dettagli:

Data: 15 febbraio 2010
Fonte/Casa Editrice: Angela Contavalle

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