gio, 28 marzo 2024

Apprendere lo Zen lavorando in cucina... - Il caso di Hui Neng

Zen
Hui Neng quand’era ancora giovane si recò dal suo guru, che era a capo di un grande monastero, e gli chiese di ricevere l’iniziazione. Il maestro gli chiese”A quale scopo sei venuto qui? Non c’è nessun bisogno che tu venga da me”. Hui Neng non riuscì a capire, pensò di non essere ancora pronto per essere accettato ma il guru vedeva qualcosa d’altro, vedeva la sua aura che cresceva e diceva “Anche se non vieni da me la “cosa” succederà inevitabilmente presto o tardi, comunque. Ci sei già dentro perciò non è necessario che tu venga da me”.

Ma Hui Neng disse: “Non mi rifiutare”. Così il guru lo accetto e gli chiese solo di andare nel retro, nella cucina del monastero. Era un grande monastero di cinquecento monaci. Il guru gli disse: “Va in cucina e dai una mano a cucinare e non venire più da me. Quando sarà necessario verrò io da te”.

A Hui Neng non venne prescritta alcuna meditazione, alcun testo sacro da leggere o su cui riflettere. Non gli venne insegnato nulla, fu semplicemente mandato in cucina. L’intero monastero lavorava, c’erano studiosi e c’erano meditatori e c’erano yogin e l’intero monastero era in uno stato di grande attività. Ognuno svolgeva qualche pratica spirituale e Hui Neng non faceva altro che pulire il riso e svolgere lavori di cucina. Trascorsero così dodici anni, Hui Neng non andò più dal guru perché non gli era consentito, aspettò, aspettò ed aspettò…. Aspettò semplicemente. Era considerato dagli altri monaci alla stregua di un servo.

Un giorno infine il maestro dichiarò che la sua morte era vicina ed era perciò tempo che egli nominasse qualcuno che gli succedesse, così disse. “Coloro che ritengono di essere illuminati dovrebbero comporre una breve poesia di quattro versi ed inserirvi tutto quel che hanno compreso. E se approvo delle poesie in questo modo sceglierò il mio successore”.

Nel monastero c’era un grande studioso e nessuno si provò a comporre i versi perché tutti pensavano che sarebbe stato lui a vincere. Ed in effetti egli compose i quattro versi il cui senso era: “La mente è come uno specchio e su di esso si raccoglie la polvere, puliscilo dalla polvere e sei illuminato”. Ma anche questo grande studioso aveva timore, poiché sapeva che il maestro avrebbe saputo… egli sa chi è illuminato e chi non lo è, sebbene ciò che ha scritto sia apparentemente l’essenza di tutte le scritture. Egli perciò non si recò direttamente da maestro ma di notte si spinse sino alla sua capanna e lì fuori depositò i quattro versi senza apporvi la sua firma.

L’indomani mattina il maestro uscì dalla porta lesse i versi e dichiarò: “Va bene, va bene, evidentemente chi ha scritto questi versi è un illuminato. Di conseguenza tutto il monastero iniziò a parlarne, tutti seppero chi li aveva scritti ed erano pieni di elogi per lo studioso e soddisfatti. Ad un certo punto alcuni monaci andarono in cucina per bere una tazza di thè e mentre parlavano Hui Neng li ascoltava. Appena udì i quattro versi si mise a ridere ed i monaci gli chiesero: “Perché ridi stupido? Tu non sai nulla, hai solo servito in cucina per tutti questi anni, perché ridi?”.

Nessuno l’aveva mai udito ridere prima di allora, veniva considerato una specie di idiota che non sapeva nemmeno parlare. Ma egli disse: ”Non so scrivere e non sono neppure un illuminato, ma questi versi sono sbagliati. Se qualcuno vuole scrivere per me io gli detterò quattro versi”. Quasi per gioco un monaco lo accompagnò al muro del monastero e lì con un pennello trascrisse quanto gli veniva dettato: “Non c’è mente e non c’è specchio, perciò dove può la polvere raccogliersi? Uno che sa questo è illuminato”.

In quel mentre sopraggiunse il maestro, lo guardò negli occhi e gli disse “No, hai torto”. Al che Hui Neng semplicemente gli toccò i piedi e se ne tornò in cucina. Più tardi quando tutti dormivano il maestro si recò nascostamente da Hui Neng e gli disse: “Hai ragione tu ma non potevo dirlo davanti a quegli idioti.. e se avessi detto che ti nominavo mio successore ti avrebbero ucciso. Perciò vattene da qui. Tu sei il mio vero successore ma non dirlo a nessuno. Ho saputo che sarebbe accaduto sin dal primo momento che ti incontrai, vedevo infatti la tua aura che stava crescendo, per questa ragione non ti avevo prescritto alcuna meditazione, non ce ne’era bisogno, eri già in meditazione. Ed in questi dodici anni di silenzio hai svuotato completamente la mente e la tua aura ora è piena. Sei diventato un “luna piena”.. ma ora vattene altrimenti ti uccideranno”.

Hui Neng se ne andò come il suo guru gli aveva ordinato ed in seguito fu riconosciuto come uno dei più grandi maestri della tradizione zen.

Narrazione di Paolo D’Arpini

Scheda dettagli:

Data: 4 settembre 2020Autore: Paolo D'Arpini
Fonte/Casa Editrice: Paolo D'Arpini - http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2015/08/hui-neng-e-lo-zen-della-luna-piena.html
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Nella mia vita non ho mai avuto un dono spiccato per la modestia, ho sempre considerato me stesso e la mia opera come un degno percorso evolutivo. Abitando a Verona avevo già collaborato, nel 1967-68, ad una rivista locale che si chiamava Verona Beat, un cult tipico di quegli anni, ebbi la fortuna…

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