Anche alberi e animali sono esseri umani
A partire dalla fine degli anni '80 del secolo scorso, quando ancora il circolo vegetariano VVTT aveva sede a Calcata, abbiamo raccolto migliaia di firme affinché lo status di "esseri umani" venisse riconosciuto a tutti gli animali.
Ovviamente se ciò avvenisse comporterebbe immediatamente la chiusura di tutti gli allevamenti e di tutti i mattatoi. Ricordo che inviai agli allora governanti quella richiesta, cercando di sensibilizzare anche l'allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, il quale ci rispose dicendo che non era nelle sue prerogative intervenire in tal senso. Beh, successivamente, anche per tacitare l'opinione pubblica, passò almeno la legge contro il maltrattamento degli animali da compagnia, che oramai sono diventati a tutti gli effetti "compagni di vita" e sostituti affettivi per molti umani.
Purtroppo la stessa considerazione non è rivolta verso gli altri animali che ancora sono torturati e vivisezionati, maltrattati in tutti i modi, uccisi per scopi culinari o per gioco e divertimento. Qui rilevo che anche la chiesa cattolica non considera la “pietas” verso i nostri consimili come una necessità etico-filosofica (per non dire religiosa e morale).
La stessa mancanza di rispetto è rivolta verso il mondo vegetale: gli alberi. Le piante -come disse il botanico Stefano Mancuso- sono le prime forme di vita, dotate di intelligenza e coscienza, apparse sul pianeta e sono esse che consentono l'esistenza di tutte le specie viventi sul pianeta, uomo compreso. Le piante costituiscono la nervatura, la base, sulla quale è costruito l'intero mondo in cui viviamo. Credere di essere aldisopra della Natura è uno dei pericoli più gravi per la sopravvivenza della nostra specie.
Paolo D’Arpini
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Data: 15 luglio 2021Autore: Paolo D'Arpini
Fonte/Casa Editrice: Paolo D'Arpini
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Paolo D’Arpini - Circolo vegetariano VV.TT.
Nella mia vita non ho mai avuto un dono spiccato per la modestia, ho sempre considerato me stesso e la mia opera come un degno percorso evolutivo. Abitando a Verona avevo già collaborato, nel 1967-68, ad una rivista locale che si chiamava Verona Beat, un cult tipico di quegli anni, ebbi la fortuna…