Descrizione:

Ho incontrato la Danza del Ventre nel 1991. L'ho cercata come reazione alla danza di tradizione occidentale e alla sua concezione così tromentata del corpo. Sono tante le persone dalle quali ho imparato. Famose o sconosciute, tutte con qualcosa da dirmi. Inutile elencarle come trofei di guerra o figurine di una raccolta, ma penso con gratitudine ad Amel Tafsout, Jamila Zaki, Suraya Hilal, Jillina, Vayu Naidu, così diverse, così ricche e generose. Ripenso con nostalgia ad Auni Krim, mio percussionista per due anni, tornato nella sua Palestina dopo avermi insegnato canzoni marocchine e la poesia del silenzio. Continuo a scoprire la danza attraverso le persone a cui insegno, in un curioso ribaltamento di prospettiva. A volte sono proprio le mie "ragazze" a darmi gli squarci di verità più brillanti in quei ricettacoli di vita vissuta, racconti, battute e ironie amare e risate aperte, sudori e ricompense che sono le nostre lezioni. Un campionario di sentimenti condivisi senza parole.

Dal 2004 faccio sperimentazione perché credo nella trasversalità culturale di questa danza, che è evidente patrimonio femminile e non esclusivo della cultura araba. Le donne arabe hanno avuto il grande merito di preservarla, mentre in altre culture essa è stata repressa e cancellata. Ciò non significa che per danzarla si debba assumere tutto un contorno di significati e usi che sono tipici del contesto arabo. Anzi, il tentativo di "arabizzarsi" non porta verità nella nostra vita. Solo un'ennesima maschera dietro cui celare una nostra vera identità.

Oltre a studiare le tradizioni delle diverse zone di cultura araba mi interessano molto le "tradizioni nuove" che si sono innestate con nuova vitalità in Occidente. L'American Tribal Style è il punto di partenza per un'innovazione in chiave mediterranea, "nostra", di una danza che ci appartiene per diritto in quanto donne. Con la Danza del Ventre reinterpretata alla luce di quel che siamo possiamo finalmente esprimerci con tutta la ricchezza delle nostre vite di donne d'Occidente.

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