Sono carcerati del penitenziario Lansing Correctional Facility del Kansas. Uomini tatuati, in divisa carceraria, escono in cortile. L'aria improvvisamente risuona di guaiti. E i cuccioli ospitati nel settore apposito si agitano, felici di rivedere i padroni.
Sono cani abbandonati, cuccioli sbandati, bastardini dispersi. Raccolti da un'associazione e dati al carcere perché i detenuti se ne occupino con una doppia azione combinata: raccolta fuori del carcere e cure e affetto dentro. Il progetto si chiama Safe Harbour, Porto Sicuro. Ecco come un carcere può diventare il suo stesso contrario nella prospettiva di una bestiola abbandonata
Funziona, e bene. Nel chiuso della tua cella, con una prospettiva certo non rosea di quello che ti aspetta fuori una volta che la tua fedina penale è irrimediabilmente sporca, quello tra uomo e animale randagio è un sodalizio che scatta con facilità. E la direzione del carcere, che ha sottoscritto l'esperimento, vede risultati straordinariamente positivi sia per gli uni che per gli altri. Gli uomini si affezionano ai loro protetti, se ne sentono responsabili e li curano con dedizione. L'associazione per gli animali ha trovato una casa per i cani che raccoglie per le strade.
"Lavorare coi cani aiuta me ad aiutare loro. Fantastico. Sai, è una tale felicità. Alcuni arrivano feriti gravemente, dopo aver sofferto crudeltà orribili. Cerco di farli riprendere e insegno loro a fidarsi di nuovo delle persone. E' incredibile vedere come cambiano" racconta un detenuto. E forse cambiano anche gli uomini.