ven, 26 aprile 2024

Dall'illusione alla realizzazione di Sé

illusione
Ogni io individuale è una componente, un aspetto, della massa psichica che contiene tutte le tendenze mentali vissute o vivibili durante l’esistenza da tutti gli esseri senzienti. La scintilla singola si definisce incarnazione. Alla morte della persona l’energia individuale si fonde con l’universale. Ma le tendenze innate incompiute si aggregano in un grumo (programma) che attira la coscienza verso nuove incarnazioni.

Insomma non è la stessa anima individuale che si reincarna ma l'insieme delle pulsioni psichiche che cercano nuove soluzioni evolutive. Il problema è che durante la vita l’anima, intendendo la coscienza individuale, si identifica con il corpo mente e di conseguenza ritiene che il processo evolutivo vissuto le appartenga, al contrario tale processo di apparizione nel manifesto è del tutto automatico (conseguenziale). I cosiddetti “altri” sono solo sembianze di noi stessi riflesse nel nostro specchio mentale.

In ogni caso tali “elucubrazioni” non hanno valore dal punto di vista della consapevolezza non duale assoluta, ma disquisendo nell’ambito relativo possono aiutarci a distaccare la nostra coscienza dall'identificarsi con il processo del divenire…

Il sé individuale (anima) è il riflesso cosciente nella mente di quella consapevolezza. E qui ci si chiede cosa è la mente o anima individuale? E’ l'espressione di quel potere di riflessione che consente al Sé di manifestarsi nelle infinite forme (Tempo spazio energia). Siccome il riflesso delle immagini manifestate ha come substrato il Sé (l'assoluta consapevolezza), si può dire che il mondo è irreale se visto come separato dal Sé, ma diviene reale se visto come il Sé. Come un qualsiasi personaggio del sogno al momento del risveglio smette di esistere in quanto “individuo del sogno” e si risveglia come il soggetto sognatore.

Come è nella visione buddista e taoista, si presume che l'anima -meglio definita mente- non abbia esistenza propria ma sia un semplice aggregato di pensieri in cui la coscienza s'identifica ... quindi la reincarnazione non appartiene all'anima individuale ma pertiene alle tendenze incompiute (desideri e repulsioni)... che appunto attirano la coscienza in una nuova incarnazione. Esistono miriadi di infinite forme autoprodotte ed intersecantesi nella coscienza, non c'è inizio non c'è fine. Se si esamina il singolo fotogramma (la singola incarnazione) sembra che ci sia un inizio ed una fine ma ciò è dovuto alla fissità della mente. Infatti la capacità della mente sta nel suo dare inizio e fine all'esperienza vissuta. Un "allucinante" potere, chiamato "maya". Altrimenti come farebbe l'assoluto a diventare relativo? Questo è il Gioco della Coscienza.

Il problema è che durante la sua manifestazione fisica l’anima, intendendo la coscienza individuale, si identifica con il corpo mente e di conseguenza ritiene che il processo evolutivo vissuto le appartenga, al contrario tale processo di apparizione nel manifesto è del tutto automatico (causa effetto). I cosiddetti “altri” sono solo sembianze di noi stessi riflesse nel nostro specchio mentale. In ogni caso tali “elucubrazioni” non hanno valore dal punto di vista della consapevolezza non duale assoluta, ma disquisendo nell’ambito relativo possono aiutarci a distaccare la nostra coscienza dal processo del divenire…

Il sé individuale (anima) è il riflesso nella mente di quella consapevolezza. E qui si chiede cosa è la mente o anima individuale? E’ quel potere di riflessione che consente al Sé di manifestarsi nelle infinite forme (Tempo spazio energia). Siccome il riflesso delle immagini manifestate ha come substrato il Sé (l'assoluta consapevolezza), si può dire che il mondo è irreale se visto come separato dal Sé, ma diviene reale se visto come il Sé. Come un qualsiasi personaggio del sogno al momento del risveglio smette di esistere in quanto “individuo del sogno” e si risveglia come il soggetto sognatore...

Paolo D'Arpini - spiritolaico@gmail.com
Comitato per la spiritualità laica

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Data: 20 novembre 2019Autore: Paolo D'Arpini
Fonte/Casa Editrice: Paolo D'Arpini
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Paolo D’Arpini - Circolo vegetariano VV.TT.

Nella mia vita non ho mai avuto un dono spiccato per la modestia, ho sempre considerato me stesso e la mia opera come un degno percorso evolutivo. Abitando a Verona avevo già collaborato, nel 1967-68, ad una rivista locale che si chiamava Verona Beat, un cult tipico di quegli anni, ebbi la fortuna…

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