sab, 19 luglio 2025

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Unicef: la Grave Minaccia delle Mine Antiuomo per i Bambini

Nel mondo sono presenti milioni di mine antiuomo e altri ordigni inesplosi che mettono a repentaglio le vite di molti bambini: le terribili armi, sottolinea l’UNICEF, colpendo anche a guerre terminate, li uccidono, li feriscono o li lasciano orfani.

“Le mine costituiscono un’attrazione mortale per i bambini, i quali per la loro innata curiosità e per il loro bisogno di giocare, incappano in situazioni pericolose”, ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Carol Bellamy al primo Vertice mondiale per “Un mondo libero dalle mine”, che si sta svolgendo a Nairobi in questi giorni. “Gli Stati”, ha sottolineato Carol Bellamy, “hanno il dovere morale di ratificare il Trattato sulla messa al bando delle mine e fare in modo che il mondo venga liberato da queste armi devastanti”.

Stando a quanto è emerso dalla Campagna internazionale per la messa la bando delle mine (ICBL), oltre l’80% delle 15.000/20.000 vittime causate ogni anno dalle mine sono civili; di queste, almeno una su 5 è un bambino. La terribile eredità delle mine sopravvive alle guerre che hanno determinato la loro diffusione: i paesi che ne sono più infestati sono l’Iraq, la Cambogia, l’Afghanistan, la Colombia e l’Angola; in Asia vi sono alcuni tra i paesi più minati del mondo.

Mine e ordigni inesplosi (UXO, Unexploded ordnance) - ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF - costituiscono un grave pericolo per i bambini in quasi la metà dei villaggi della Cambogia e in circa un quarto dei villaggi del Laos. Fino a 800.000 tonnellate di ordigni inesplosi e 3,5 milioni di mine sono ancora presenti in Vietnam, paese in cui, dal 1975, a causa dei micidiali ordigni, sono morte o sono rimaste ferite più di 100.000 persone.

I bambini sono particolarmente esposti al rischio di essere feriti o uccisi dalle mine o da altri residuati bellici perché queste armi, piccole, colorate e di forma strana vengono spesso scambiate dai piccoli per giocattoli. In Somalia, ad esempio, come ha rilevato un’indagine del 2003 sull’impatto delle mine, il 55% delle vittime degli ordigni è costituito da bambini.

I bambini rifugiati e sfollati che ritornano a casa dopo una guerra - ha sottolineato Bellamy - sono ancora più a rischio, in quanto ignari dei pericoli ai quali vanno incontro giocando lungo aree e sentieri pericolosi. “Giocare troppo vicini a una mina ha esiti terribili”, ha affermato Carol Bellamy, spiegando che i bambini spesso si ritrovano privi di arti, della vista, dell’udito e con ferite alle zone genitali a causa dell’esplosione delle mine.

Essendo fisicamente più piccoli degli adulti, i bambini corrono maggiori rischi di restare uccisi dalle mine. L’85% di bambini feriti dalle mine muore prima di raggiungere l’ospedale – ha sottolineato il Direttore generale dell’UNICEF - e,in molti casi, i ferimenti avvengono molto lontano da casa, senza che né i genitori né parenti ne siano a conoscenza.

Nei casi in cui è possibile un trattamento medico, il costo può risultare proibitivo per le famiglie povere, specialmente perché i bambini necessitano di maggiori cure degli adulti. Durante la crescita, inoltre, devono essere adattate loro continuamente nuove protesi, e un bambino sopravvissuto a una mina potrebbe essere costretto a subire numerose amputazioni.

Senza trattamenti medici adeguati, i bambini che vengono colpiti dalle mine non possono tornare a scuola e perdono così la possibilità di ricevere un’istruzione e di socializzare, e, in prospettiva futura, di trovare un lavoro e di potersi sposare; ciò fa sì che in molti casi essi vengano considerati un peso per le loro famiglie.

“Le mine rendono i bambini orfani” - ha dichiarato Carol Bellamy. “Quando le madri rimangono mutilate o vengono uccise, ai bambini vengono a mancare un’adeguata nutrizione, la possibilità d’essere vaccinati e la protezione dal pericolo di sfruttamento. Quando, invece,sono i padri a cadere vittime degli esplosivi, i bambini vengono tolti dalle scuole e obbligati a lavorare per contribuire al reddito familiare”.

Da quando è entrato in vigore 5 anni fa, il Trattato sulla messa albando delle mine - che proibisce l’uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento delle mine - è stato ratificato da 143 paesi. Secondo la Campagna per la messa la bando delle mine, produrre una mina costa 3 dollari, mentre, una volta interrata, può costare oltre 1000 dollari trovarla e distruggerla.

Malgrado i progressi, alcuni dei maggioriproduttori di mine - Russia, Cina, India e Stati Uniti – devono ancora impegnarsi verso il Trattato sulla messa al bando delle mine. Il Direttore generale dell’UNICEF ha chiesto a questi paesi di aderire al Trattato, di interrompere immediatamente la produzione e d’impegnarsi maggiormente per l’assistenza alle persone la cui vita sono è stata sconvolta dalle mine.

“Le mine, destinate ad essere usate in guerra contro i soldati, stanno devastando le vite dei bambini nei periodi di pace“, ha sottolineato Carol Bellamy.

Scheda dettagli:

Data: 3 dicembre 2004
Fonte/Casa Editrice: Unicef
Categoria:
Sottocategoria:
Fisica e Medicina

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